La peggio gioventù, poesie di Carla De Falco

La peggio gioventù, poesie di Carla De Falco.

    

    

Carla De Falco, dopo una decennale esperienza come Manager delle Risorse Umane, ha scelto di andare ad insegnare Materie Letterarie e Latino nei Licei. 
Membro dell’Associazione degli Italianisti e di varie giurie letterarie, ha vinto varie competizioni poetiche, ottenendo premi e riconoscimenti numerosi.
Più di duecento sono le pubblicazioni antologiche che riportano sue poesie. Tra esse Italian Poetry Review, anno 2014, rivista ufficiale della Columbia University di New York e Breviario Poetico, anno II, rivista curata da Paolo Valesio ( Columbia University ) ed Amerigo Fabbri (Yale University)-
Ha pubblicato Il soffio delle radici, Laura Capone Editore (vincitore di Premio Hombres e Premio Contemporanea d’autore); la voce delle cose, Montag (vincitore del Premio Solaris); Il momento che separa, Montag, (vincitore del Felix Festival) e Rime d’amore e di frontiera, (Temperino Rosso edizioni). 

Vi proponiamo alcune poesie scelte dall’autrice da “Il momento che separa”:

       

abracadabra

ABRACADABRA
regalami un libro, un libro di fiaba…
che racconti di terre violate all’alba
da dita in piena oltre argini maldestri
e poi la nera rabbia degli onesti
e la mesta arroganza degli scaltri.

ABRACADABRA
sia per me valigia degli appunti
con dentro la fiaba nera su un destino
che si decise in stanze assai lontane
e quella onirica su un assassino
che ascoltava nel vento il suo rimpianto
e il duro morso di un vasto mare in pianto.
vorrei che raccontasse poi l’orrore
di uccellini catturati e fatti ciechi
per ottenerne un canto più sensuale
e delle principesse di stagnola
incatenate e perse nel fluire
del vizio abituale della strada.
una pagina vorrei che raccontasse
della mia emigrazione provvisoria
sempre legata al remo di un ulisse
che vive nelle mie fottute ansie
e poi la chiusa, la favola finale
che narrasse una storia assai comune
di pinocchi, addormentate e pollicini
tutti in cammino sul passo del mio tempo
che è golgota di giusti e burattini.

*

la gabbia

ciascuno alla sua gabbia.
che forse perché la nebbia sta diradando …
ma a me pare di vedere:
è una scintillante gabbia blu cobalto
con percettibili striature grigio-nere.
            inserire codice prego carta valida orario ingresso 7.42.
il carminio del led esaurisce la sua missione. 

oggi solo dodici minuti.
poco recupero da fare
meno male.

*

il tonfo

pausa pranzo come ogni settimana.
ma oggi sul mio piatto penzolava
un uomo con i suoi piedoni grandi.
urlava, minacciava di buttarsi.
si sosteneva fingesse apertamente,
ma io non so, non saprei proprio dire.
ho sentito quelle gambe penzolare
sulla faccia della mia coscienza,
ho visto le ginocchia sulle bocche,
ho temuto per tutto il tempo muto
di udire crudo e sordo un tonfo buio,
uno di quelli che ti porta via
per sempre ogni giovinezza.
ho capito che non avevo fame
che non volevo, né potevo averne.
e ho capito che dovevo andare.
ho gettato uno sguardo mentre andavo:
urlava e non so dire se fingesse.
io fingevo indifferenza, senza grazia
tra la folla vociante e solidale
tutta presa a fotografare
la morte col proprio cellulare.
ho pensato ad una tela di guttuso:
un cristo crocifisso al cornicione
e la folla che acclama il sacrificio
scattando foto nella pausa-ufficio.

click.

*

la peggio gioventù

In verità io vi dico:
a questa generazione non sarà dato alcun segno
Mc 8,11-13

     

miopi di speranza
e muti di futuro
stretti nei gessati dritti
e nelle cravatte rispolverate a secco
solo per i colloqui di lavoro.
che poi sono quasi tutti uguali:
quando va bene, spezzano le ali.
e ti dicono
a tuo carico, a tue spese,
a tempo perso, a tuo rischio,
a tuo pericolo, sommerso …  

siamo gioventù di resistenza,
ai call center,
ad una nuova ignoranza,
all’analfabetismo degli affetti,
all’assenza di ogni principio primordiale,
come ad esempio il diritto di star male.

immobili
con fin troppa indolenza
di fronte all’urgenza della fuga
espiazione di colpe non commesse
sulle quali paghiamo anche le tasse.
orbite fuori da ogni ellisse
fradici, malconci, mal pagati
stiamo peggio di nonni, padri e zii
e ci tocca vivere di addii.

*

         

Ivo Mosele, Tracce nascoste
Ivo Mosele, Tracce nascoste

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