La rubrica di Arturo Martinelli: tentativi per una pseudo pedagogia poetica del cavolo.
Arturo Martinelli si congeda dai lettori di VR con un’amara riflessione intorno all’illusorietà del linguaggio e pertanto anche della poesia.
Auguriamo ad Arturo un felice viaggio con i suoi cavoli, e chissà, un arrivederci nei futuri raccolti!
Vediamo di che si tratta.
Una questione di metropolitane
Leggo, gentile poetessa, che per lei
la poesia è verità e che se scritta
a tavolino è orribile menzogna.
Mi verrebbe da dirle che la Divina
commedia è la tipica opera nata
a tavolino, ma voglio entrare nel discorso
con cautela, del resto è un ingrediente,
la poesia, fondamentale nel mio orizzonte
nutrizionale e va trattata con rispetto.
Mi servirò di alcuni esempi.
METROPOLITANA DI MILANO: guardi, vede le scale?
C’è anche il passamano, persino un suonatore
di fisarmonica, e poi li vede i passeggeri ? sente
il tonfo del treno ? scelga un altro vagone,
quello di prima ormai è andato, e stavolta scendiamo
alla stazione di Bisceglie. Che tempo fa
alla stazione di Bisceglie, piove ?
Adesso le faccio un altro esempio: lei sogna ?
Certo, lei sogna come tutti. Bene. Lo sa
che in sogno, soprattutto in passato, ho fatto molto sesso ?
con orgasmi reali, davvero, accade, chieda pure
in giro. Lei pensa che un giorno dovrò mettermi
alla ricerca dei bambini generati in sogno ?
Siamo arrivati alla parolina magica: sogno.
La Divina Commedia è un sogno. Ma certamente anche
Silvia rimembri ancor, e anche Esterina
i vent’anni ti minacciano. Lei pensa che in sogno
si possano generare dei bambini ? Lo sa
che ho avuto tanta paura l’altra notte, per via
di un brutto sogno ? una paura vera, reale, lo chieda
alla mia signora, come l’orgasmo, sa, tutto concreto.
Eccoci al dunque: secondo lei un sogno
è la verità ? D’accordo, mettiamoci d’accordo
sul significato della parola verità. E’ un bel problema,
se dico cane lei pensa allo stesso cane
a cui sto pensando io ? sicuramente no,
ed è questo l’aspetto illusorio del linguaggio
che mina alla base qualsiasi discorso sulla verità.
Perché le parole stesse sono un sogno, sono
uno specchio opaco che restituisce la nostra deformata
immagine. E qui sta il punto: la realtà
è fatta di atomi, di elettricità, di velocità
inimmaginabili, e nessun linguaggio la potrà mai
tradurre. Ecco perché la poesia
non sarà mai la verità, ma solo una deformata
immagine del nostro personale sentimento.
Mi creda, gentile poetessa, nei nostri versi
verseremo lacrime, e a volte gioiremo, e sarà
gioia vera, ma la stessa gioia del sogno, lo stesso
orgasmo da cui non nasceranno mai bambini.
spero proprio che questo autore non smetta di argomentare così sapientemente attorno alla poetica del cavolo.
c’è veramente bisogno di persone come questo spssore di ironia !
arrivederci Arturo
Penso le stesse cose anch’io…
Arturo ringrazia per i commenti e ringrazia tutti coloro che hanno seguito la sua rubrica. Si trova al momento all’estero e non riesce a farlo personalmente. Speriamo tutti che al suo rientro riprenda la rubrica o intraprenda nuove forme di collaborazione con Versante Ripido. CZ