L’amour fou di Alessandro Assiri.
cos’è la passione se non l’incontro tra la luce dell’oggetto e quello dello sguardo e cos’altro è l’amour fou se non ciò che succede già prima di mostrarsi
questo esistere soltanto se si è accesi, questa cultura che si forma nel qualunque sa inconsapevolmente che amour fou è estetica della dipendenza
chissà in quale vena adesso giri, chissà che cuore mi prepari, mi chiedevo chi è che confonde ancora l’impeto dei sensi con l’impero dei segni, a volte lo penso come soggetto, ma senza un movente, come mi sento tutte le volte ormai rade che mi capita di parlare d’amore
cado molto più di quanto sono capace, cado e mi sveglio sudato, il tutto che ho di te sta dalla mano alla parete, mi rimetto al caso che non è altro che il tentativo di liberarmi da una tirannia è il capitale simbolico della musa che è andato a farsi fottere, perchè amarsi è liberare i sogni che si provocano, non incaponirsi in quattro coincidenze che fan bene solo a chi le usa
l’amore non conosce la luce della rimozione, amore è una dipendenza che si nutre, è l’avanguardia di una schiena… amour fou è il mio popolo di buchi, è l’immaginarmi colpevole quando sono stato solo responsabile
non ti saprei mica dire da che parte son passato o quando è finito il mio riposo
e poi ci siamo vestiti di nomi alla rinfusa nella fretta che sta male con i tacchi
se tutte le lingue fossero insicure saremmo in meno a scrivere ma molti più a leccare
calpestare dove son già passati gli anni la parola che si usura se solo non fa danni
resto in piedi nei difetti di ogni forma maschia una voce arrogante un uccello che raschia
e qualche madre che diventa nervosa la pagina che mi sembra una persona distesa
ricalcolare la grandezza del secondo dei tuoi figli quello da coniugi felici
quello con più colpe di quante riuscirà a portare sulle spalle come croci
e bugie come gambe corte di legno e di carbone di ore per pensarti
tra monti e aggettivi che servono in aprile quando ci sarà luce sulle scale
ma sempre andando adagio i poeti sono sassi mi dicevi fanno poco movimento
e io non ti credevo
“mi chiedevo chi è che confonde ancora l’impeto dei sensi con l’impero dei segni…amarsi è liberare i sogni che si provocano, non incaponirsi in quattro coincidenze che fan bene solo a chi le usa”. Le coincidenze, manciate d’aria ai ciechi, saturazione d’ossigeno al limite, lieve ripresa momentanea all’affanno. L’amore è altro, riconoscere i segni, adagio, a tratti con brio.