Landai, rubrica di Marco Ribani: Filomena Canu.
Continua il ciclo dedicato a poeti e poete che hanno fatto del Landay una forma di espressione di alto livello. In questo numero ospitiamo i landais di Filomena Canu. Filomena ci parla di sè:
Sono nata in un’isola di silenzio nel 1954 e qui vivo. Nella mia Sardegna.
Ho studiato Scienze Politiche ed ho ottenuto vari masters inerenti il mio lavoro nel campo del turismo. Quindi una vita spesa a confezionare sogni, viaggi e avventure.Incontro la poesia a 6 anni sulle ginocchia di mio nonno. Lui mi recita “A Silvia” e io rimango affascinata dalle parole. Così, timidamente, scrivo i miei primi versi, tutti gelosamente nascosti in un cassetto, in attesa che maturino in poesia.
Non ho pubblicazioni da elencare, né premi da esibire. Semplicemente : Leggo, scrivo, dipingo.
Mi sono avvicinata ai “Landays” perchè credo vi sia una profonda ingiustizia verso le donne, ed è quindi necessario lottare per una effettiva parità. Quelli che seguono sono una scelta fra quelli che ho composto.
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Mi covo dentro una speranza
Seme di donna in un isola di poesia
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Era il tempo dei boccioli
padre
Prima che mi aprissi rosa mi hai recisa
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Mi dice il cuore ..vai ora
In questa vita hai fiori da innaffiare
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Al nero che abbaia la notte ,
Sappilo io all’alba ricresco più forte
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Sii pronto all’ alba che si apre
Sentirai della donna tuonare la rabbia
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Avrai gli occhi di domani figlio
Ti allatterò con il lievito della pace
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L inferno semina ferite
Ma Volerai ancora , perché avrò cura di te
*
Accoglimi madre non farmi sola ,
Nega il consenso a scipparmi la vita
*
La pioggia che buca dal cielo
apre il coraggio ad esistere ..nonostante
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Qui fra le macerie aspetto padre
Vola fino a Dio e parlane con lui
*
Ti sarò madre fratello mio
Io che appena sfogliavo degli anni la rosa
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Chiudi gli occhi non guardare
Nere ombre ubriache sparano dal cielo
*
Cosa guardi e vedi figlia?
Nel battere d’ali il futuro madre mia
*
Spiegherò le ali del sapere
a voi giu’ che non sapete , rimando la pietra
*
Rimani lievito madre mia
Io vado lassu a dire ,quello che di noi non sanno
*
di questa striscia sono una donna
scolpito porto lo strazio dei figli alla vita rubati
*
scrivo da lontano madre mia
sono il nome rotto che non sai piu’ dire
*
Guarda i miei occhi padre
Tu conosci la mano che mi estirperà
*
Non mi cancelli con una pietra
Rosso e’ il sangue che disseta la speranza
*
E’ lunga di doglie la notte
Io tuono disprezzo al vecchio che offende
*
Se lui già mi ha venduta
Ti chiedo madre non partorirmi