Landai, rubrica di Marco Ribani: Silvana Sonno.
Continua il ciclo dedicato alle poetesse che hanno fatto del Landay una forma di espressione di alto livello continuativa.
Silvana Sonno vive a Perugia, dove ha insegnato per molti anni nella scuola superiore. Ha vissuto a lungo a Torino dove si è occupata di educazione degli adulti nei corsi per lavoratori (“150 ore”) e per conto della Regione Piemonte.
Ha pubblicato due romanzi (“Colpo di stecca”, Nuove Scritture, Milano 2004; “Il gioco delle nuvole”, Graphe.it, Perugia 2007) e una raccolta di storie di donne (“Femminile e singolare”, Il Filo, Roma 2007). Nel 2009 è uscito il volume “Andar per fiabe” e il saggio “L’in/differenza del potere. Ragionamenti d’altro genere”, entrambi per la casa editrice Graphe.it.
Per la Cittadella Editrice (Assisi) ha pubblicato nel 2010 “F come felicità”, e nel 2011 “N come nostalgia”, all’interno della collana Alfabeti per le emozioni.
Nel 2012 per la casa editrice Era Nuova di Perugia ha pubblicato “Le madri della patria. Donne e Risorgimento” e nel 2013 “Le parole per dirsi. L’altra metà della lingua” e “Menopausa blues”.
Per Galassia Arte edizioni,ancora nel 2013, è uscita la silloge poetica “In forma di haiku”.
E’ gestalt counsellor e si occupa di formazione per conto dell’associazione perugina “Rete delle donne AntiViolenza – onlus”, nata per contrastare la violenza di genere, di cui è socia fondatrice.
Partecipa con testi diversi a raccolte antologiche, blog e riviste.
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Un’ape e un cespuglio di rose
sorgi mia primavera, alza il tuo canto e danza
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contro i tuoi muri ho sollevato
l’anima mia ribelle e la parola
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Sarò felice?Alla domanda
pronti rispondete “se non sai stare, muori”
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Sono forte e tenace e gaia
vivo nel deserto e coltivo i miei fiori
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Nel paradiso d’ogni Iddio
le donne arpeggiano mute
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Nei giardini della Dea
da ogni donna si leva un canto libero
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Donna, io conosco il mio nome
e quando tacerà il Simun forte lo griderò
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Danzo sulle note del rebab
il mio corpo accarezza l’ amore che ho per te
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Filtra la luce e languida
accende i confini esteriori dell’harim
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Toccami e fammi vibrare
ma la rosa sul mio petto mai dovrà appassire
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Roxane, fiore del deserto
il profumo di te è il sogno di Alessandro
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Solo l’Amore mi avrà
soccombere alla vita non è cosa per me
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Aspide avvelenato
possa la mia poesia punire il tuo delitto
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Padre padrone dei miei giorni
il pianto di tua figlia ti sia compagno, sempre
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Madre, per amore di me
apri adesso la porta di questa gabbia buia
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Aspetto un aquilone per fuggire
leggera sopra i tetti di Kabul-Italia