L’artista è sempre anonimo, poesie e opere di Alberto Cini con una nota dell’autore.
Le quattro poesie qui riportate sono scelte da un’opera inedita, (come quasi tutte le mie opere), dal nome POESIE DA VOCE DIPINTA
L’opera si è creata da sola, come contenitore di poesie legate alla pittura, che è un’altra delle mie passioni. Dico “creata da sola” perché notai tempo fa, che in varie raccolte da me prodotte, vi erano alcune poesie che viravano verso il mondo della pittura. Quindi decisi di estrapolare quelle tre o quattro di ogni raccolta ed accumularle in una sola cartella. Alla fine ho notato che il contenitore cresceva, tanto da farne un volumetto a se. Il problema attualmente è che questo spazio non arriva mai a conclusione e continua ad ospitare poesie pittoriche, che giungono da ogni parte della mia scrittura, ho come l’impressione, che dandogli una vita propria e facendole conoscere l’una all’altra, stiano richiamando da lontano, amiche e compagne che nemmeno io potevo prevedere.
Nel mio caso, nel mio stile espressivo, pittura e poesia si fondono, nel senso che mi astengo dal presentarmi come Poeta o Pittore, ho pochissime competenza in materia, io sono semplicemente un visionario uditivo, sento parole e vedo immagini, cerco di fermarle come posso, scrivendo o scarabocchiando, congelando lo stupore, portando il sogno allo stato di veglia. Da questo esercizio escono forme d’arte, che sono un’insieme di parole, un’insieme di colori e forme, e tutte queste cose insieme. La mia arte è ciò che mi accade in forma, parola, colore… dipingo parole, parlo di colori, scrivo segni, testimonio quello che sento e che vedo, la chiamano arte! a me non interessa sinceramente, ma non le vorrei perdere quelle immagini che danno sensazioni grandi, oltre alla mio corpo e oltre alla mia mente, così le fermo in qualsiasi modo, come posso… AC
L’artista è sempre anonimo
Come si può essere visibili al mondo
se non con l’inganno,
viviamo come nei films d’animazione,
pellicole voluminose ci accolgono,
siamo fissi nelle stampe delle foto istantanee,
poi cambiamo appena,
sui palchi inconsci di immagini a stelo.
Il poeta delle tinte soffuse soccombe,
sui veli delle pagine e della lingua,
dato che ogni disegno espanso,
in tela o legno o in annotazioni
e vocaboli della penna,
o nella tecnica ad olio o pastello,
matita, china, sostanze
e tutti i documenti mescolati si fondono.
Inizialmente logge inanimate,
spente nelle custodie,
poi dando vita al tocco umano tutto divampa
sulla soglia dell’abisso,
ogni soggetto ed ogni immagine
sono il secchio del pozzo da cui,
nel fondo buio si attinge l’acqua,
che è limpida, e si espande e diviene cosa.
L’acqua è il medium
che dona ciò che fa la mano,
liquido amniotico della mente,
liquido dell’anima che alimenta e disseta
e ci si affoga negli occhi e nelle dita nude,
ogni dipinto è solo una soglia d’illusione
come ogni poesia è un evento testimoniato.
Si tinge il soffio di un vento mai macchiato
e a te vicino, la tela e la pagina,
chi ne fa citazione vede un pomo opaco,
nel giudizio estetico la sua maniglia è lucidata,
così nell’opinione, una chiave solida si è ossidata,
non mettiamo lucchetti al senso.
Poi qualcuno,
dà con violenza una spinta all’uscio chiuso,
amici sulla voce animata e piena che canta:
“Trallallallà trallallallà…
Affondiamo insieme, o fuggiamo, giù di là
ma non salviamoci da questa falsa luce,
non facciamoci pubblicità…
tanto il talento e la fantasia sono intimità
facili che alla fine si sa… Trallallallero lallà “
Tanto alla fine questa dote immane,
questa tecnica lacunosa,
questo stile individuale,
è dato in dono a chi è capace di oblio infinito,
Colui che dipinge come il poeta medesimo
nasce a se stesso se dimenticato nell’istante,
è la sfida, è il cancello svelato,
ed è questa la qualità che lo esalta infine,
come influenza magica sul mondo,
quando sale nel suo cosmo
passeggiando senza meta
inizialmente cupo poi immenso,
quando non teme ne il buio,
ne il silenzio dell’anonimato,
ne il guado enigmatico
della sua raffinata autenticità.
*
Dipingo paesaggio
Mi colpisce la luce e mi colpisce nella mia timidezza
l’occhio si fa uomo in divisa
un agente cauto che ti conduce deciso
e poi chiede la tassa doganale
l’obolo di un mondo gettato in quella bellezza
che ti toglie la voce
Mi stupisce quanto magenta contiene il blu del cielo
L’amico anziano che dipinge da molti anni mi svela ogni luce
Il molo si fa palco di stupore e la gente passa e pubblico casuale
Mi colpisce questa luce che batte sugli intonaci lesi delle case
su queste cose umane fatte da uomini e sciolte nel tempo passato
adesso si fanno cascata di un lumeggiamento calmo
anche il pennello chiede pietà a questo sole invisibile
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Mani palomitas
Ho spalancato le mie mani palomitas
come vessilli antichi sugli spalti di legno
anche se sono solo bianche e vuote
come colombe picassiane
Sono loro anche tumultuose
e volutamente non violente
Esse si muovevano da sole
piene di un passato inconsapevole
inclinazione che non segue i venti.
Le mani fanno e incidono sulle opinioni
Intessono i fili sottili dell’inutile
come potenza e dell’utile come affetto
sono nel luogo dove il contatto umano
diviene comunque dominante
Solo una volta almeno sull’offesa
ad una edificazione costante
Si innova il senso comune
in una bellezza non stipendiata
non edita come bene aggiunto
e non schiava del tempo.
*
Chagall
È un uomo che lievita leviticamente in modo lieve
Un uomo che gioca con la sintassi del segno e dell’immagine
Un uomo che non ha pazienza, fatica nella tecnica,
la lezione di disegno è soffocante
Il sogno incombe, la filosofia della vita,
la sua bibbia sciolta nella simulazione sulla tela bianca
Il D-o lo chiama col suo nome naturale Moishe Segal
Moishe salvato dalle acque della tecnica incestuosa
in una nascita quasi inutile nel mezzo sentimento di zolla e di cielo
e di gente che aveva umanità e conoscenza di antica lingua
mancante di mezzi economici ha tenacia nel disegno
quel disegno che da sostanza all’anima
Così nel tempo è andato in volo nella società colta
con ali di fantasia accesa,
come i figli di nessuno, come indica il mito egizio
come il fiume dell’esistenza che si bilancia nel giusto
A novantasette anni è deceduto, nel 1985.
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