Le donne del Gruppo77 contro la violenza: Rachele Bertelli, Piera Anna Masia, Anna Rizzardi, Silvia Secco.
Il 25 novembre si è celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Vi proponiamo alcuni testi del Gruppo 77 che sono stati presentati per l’occasione nell’evento di Forlì OR-DITE! presso La materia dei sogni e al convegno “La violenza di genere tra crimine ed emergenza sociosanitaria” presso l’Ordine dei medici di Roma. Gli stessi sono pubblicati in una plaquette antologica curata da Serena Piccoli e edita da Exosphere di Reggio Emilia.
di Rachele Bertelli:
1.
Qualche anfratto luminoso
dev’esserci,
oltre questo muro
decomposto
dal sale delle mie lacrime.
Possano i venti assolati
udire la mia voce,
scostare i lividi sul volto
e sul cuore,
possa io volare
oltre questa fitta atroce
verso uno specchio d’acqua
che carezzandomi
mi spieghi perché.
2.
Con il dolore, il silenzio.
Lei non sa
cosa sia quella cosa
che le riduce a brandelli
l’esistenza.
Quando è notte
lei apre gli occhi.
Apre gli occhi sul buio.
Ma fa freddo,
e buio,
anche al mattino.
***
di Piera Anna Masia:
1
Scrivi ché il pensiero scivola
in una farra e non vedi nulla,
solo corpi senza gambe
di donne storcersi addosso,
di donne sprofondarsi in croce.
Fluttuano capelli di spine
sorretti dalla schiena del vento,
il letto della mattanza ancora caldo,
ancora aperto.
Nessun argine, la vita deflagra
disseminata in mappe di bestia.
Scempio di uomo
scempio di dio
femminicidio.
2
Di questo colore a mezza sfera
umido di terra e mare,
sbavato ai lati del divano
e nel centro il solito fosso,
sono pieni i palazzi, gli stivali
e la mia stessa pancia.
Quel viso dietro sporchi occhiali,
il naso puntato sulla strada
a fiutare corpi
a metà cinto, a metà cravatta,
a metà camicia sbottonata .
Sindrome emotiva, panico,
viscida materia a tutto si attacca,
riempie la gola, la stringe,
maledetta fobia…
maledetta fobia…
maledetta fobia…
Era mare in principio,
era gioco in principio,
era l’amico di tuo padre
in principio.
***
di Anna Rizzardi:
La tua violenza
evita di
soffiarmi il tempo
tra le nocche
è impresa vana
c’è una cenere di lava
caparbia
che restaura leggende
congeda scacchi
quest’anno nevica
con scaglie lucenti
nella breccia
(si porta dietro
l’implicazione di labbra e denti)
al diavolo
la mezzanotte
se sono nuvola
accatastata
nel grembo di un dio
dalle labbra esulcerate
non temo più
muscoli nè coltelli
in sovrapposizione perfetta
resto aggettivo
dal cuore-parola
(la tua violenza è ora cuore, acqua, acqua e cuore,
e lo sai, la donna è fiore)
Bambola di tela rotta
se solo
sapessi mordere (bambola di tela rotta)
-univoca-
quello spazio di carità
senza cadere
in mille specchi
dove le dita
fanno male
e la bellezza
incide
la carne
(ricordare
i turbini
non è confessione
è vita….
e duole
stringerla)
leggero il mondo
sopra le mani
a strofinarsi
tra sottili
fili di luce scuciti e morsi
dal tempo
______in mezzo labbra
di sole, ora le voglio
quel varco di mura slabbrate
è rifiorito e io sono rosa dalle mille spine
(senza di te, carne bianca che respira
contro il diavolo dalle mille ossa)
***
di Silvia Secco:
Filastrocca della santa distanza
Santa distanza. Salvifica strada
il salto, la di-men-ti-can-za. Falsa
speranza finalmente denudata
riapparsa. Verità ora cruda e Santa.
Santa bambina. Scabrosa rovina
rimossa, tolta, mai stata, negata.
Compostamente spostata (murata)
al sicuro (ma ne fiorisce il muro,
il salso. Ammuffisce, riaffiora, macchia,
piaga, spiga, spina, ostia, rosa). Santa
muta omertà che nessuno indovina
santamente. Santa l’altrui cecità.
Santa altalena. Conchiglia di pena,
luogo, cancrena, sgomento, impurità.
Santo-Santissimo comandamento.
Undicesimo: tacere. Far finta
di niente. Santo il tormento presente.
Ora. Consapevolmente: “Solo lei?
E altri mai? Prima? Dopo? Accadrà? Sarà
accaduto?” Santa furia. Impotenza.
Santa pazienza. Perduto perdono.
La Violainfanzia (non colta, violata)
eppure sbocciata. Sopravvivenza.
Santa la sorte che l’Orco coglierà.
Al letto di morte. Santa coscienza.
Il malenorme
Nove anni. Piedini nei sandali.
E i malleoli vicini, uniti. E dondoli
nel male piccolo d’ossicine…
Quasi piangi, un poco. Nove anni e spingi
pianto e groppo. E giù: ginocchio contro
ginocchio. E giù- più forte – un malenorme
giù: dal bruciore dell’occhio…
Giù: nel cavo della pancia…
Che e’ un tondo
liquido mondo bambino
limbo/pancino/toccato/rotto.
Nove anni e stringi che non si spanda
sopra un cesto di bucato dove
siedi (neanche tocchi terra con i piedi)
Nove anni e fingi farfalle… A ridere
dentro ragnatele. E mani senza
dolo. Da tenere magari solo
per attraversare.
Queste poesie sono molto intense, diverse tra loro e mostrano parti dell’ampio spettro della violenza sulle donne che è domestica, che colpisce anche l’infanzia, dove la vittima urla e attorno la folla tace. Il Gruppo77,anche in questa occasione, dimostra la varietà di stili e la potenza delle sue poesie.