Rubrica Le motivazioni del poeta: Ilaria Pamio

Le motivazioni del poeta: Ilaria Pamio.

                           

   

Sorrido, quando mi danno della poetessa. Non mi sono mai reputata tale. Non sono una di quelle che da ragazzina divorava libri di poesia, e non lo faccio tutt’ora. Posso sembrare arrogante, ma credo sinceramente che il mio modo di scrivere che, da una decina d’anni, ho etichettato come “poesia”, non sia stato ispirato (purtroppo, ignoranza mia!) da nessuno dei grandi, dei maestri, di quelli che, a ritroso, leggo e apprezzo ora.

pamioLa mia poesia nasce da un’esigenza interiore. È un atto egoistico. Non ho iniziato a scrivere per farmi dire “guarda come sono brava”. Ho iniziato a scrivere perché ne avevo bisogno, per non star male. Per buttare fuori dei macigni che avevo (che ho ancora) dentro e per sentirmi più leggera. Ho iniziato scrivendo dei pensieri nei margini dei libri di economia aziendale, dei testi d’inglese. Non ho mai fatto leggere a nessuno quelle cose, erano cattive, me ne vergognavo. Sono sempre stata una che voleva dimostrarsi forte e ammettere di scrivere “quelle cose” avrebbe mostrato a tutti la mia reale fragilità.

Se a ventiquattro anni ho aperto un blog e mi sono lasciata andare, mi sono aperta, iniziando a farmi leggere da sconosciuti (che così era più facile) è stato grazie alla mia analista. Ero andata da lei per i continui sbalzi d’umore che avevo, e che non riuscivo più a fronteggiare, da sola. Ho impiegato “solo” sette anni per ammettere a me stessa che non potevo sopportare tutto quel peso. A quattordici anni mi è stata diagnosticata una malattia rara, incurabile, progressiva. La vita mi è crollata addosso e i momenti di sconforto dovuti alla progressione al non più riuscire a fare, al dover chiedere aiuto. Tramite la poesia sono riuscita a tirar fuori il male che sentivo dentro, a scagliarlo contro un foglio, liberarmene.

Prevalentemente è per questo che scrivo. Ma scrivo di qualsiasi cosa che mi faccia male: relazioni chiuse, relazioni difficili, perdite di persone a cui tenevo, difficoltà mie personali, in genere.

Credo che il mio modo di scrivere sia piuttosto ermetico. Uso delle immagini. Mi piace visualizzare le emozioni, dar loro una forma, lasciare libera interpretazione a chi mi legge. So benissimo di non poter essere letta da tutti e che, la maggior parte delle persone che mi leggono, possono non vedere nulla, nelle mie parole. Io scrivo per gli altri, ora: scrivo per chi mi ha letta, per caso, su una rivista e mi si è presentato dicendomi “sei tu che scrivi quelle cose?”. Scrivo per chi ricollega il mio dolore a un suo proprio dolore. Scrivo per chi leggendomi “si sente meglio”. Ho scritto pochi testi allegri, positivi. Forse solo quelli destinati al mio nipotino Vinicio.

Sono dieci anni che scrivo poesie. Ho scritto oltre cento testi. Tutti inediti. Ho momenti più o meno produttivi. L’ispirazione cerco anche di trovarla da alcune fotografie, da film, da libri che leggo.

Sto cercando di colmare il mio vuoto intellettivo, leggendo alcuni testi. Al momento, sulla scrivania, ho Sylvia Plath, Nazim Hikmet, Alda Merini,  Anne Sexton, Artaud ed Emily Dickinson.

I testi che vi propongo, sono contenuti in “Diario”, la mia raccolta poetica con testi scritti nel 2014. È forse la mia raccolta più sincera, perché ho scritto fregandomene di qualsiasi giudizio. Per voi ho scelto: “Brutta troia”, “Venerdì santo”, “Zen”, “Cinque agosto 2014”, “Aforisma numero 3”. Buona lettura!

Lila Ria (Ilaria Pamio)
blog: infondoagliocchi.blogspot.com

***

BRUTTA TROIA

(21 Marzo 2014, in occasione della giornata mondiale della poesia)

“brutta Troia
ancora il bacio che mi desti, ricordo
il giorno in cui ci lasciò la nonna
e solo loro
seppero il vuoto che sempre lasciò.

brutta Troia,
che lasci i tuoi gatti sparsi
per il cortile, e lo sai,
che tra gli altri cazzi
io potrei soffocare,
ma tu non badarci
fingi
io non te lo abbia mai detto.

brutta Troia,
voltati pure dall’altra parte
quando mi vedi arrivare
che dei tuoi occhi
non me ne faccio chissacchè.

Si chiama solo educazione
semplice, il saluto.
Ma, del resto,
non a tutti venne insegnata
a due anni.”

***

VENERDI’ SANTO

“La mia corona di spine
È stretta attorno alla coscia
E, oggi, dei vostri commenti puri
(lo ammetto) me ne stra-f-otto.
Che non son’altro che miele per le orecchie
E urla di ghiaccio negli occhi.

Io sono sempre quella
Delle poesie scritte a mano sulla lingerie
Che ha la sabbia del mare sui piedi
E i fiocchi rosa sulla pelle.
E voi? Voi non siete altro che un silenzio
Accecante di nulla”

***

ZEN

Ginevra M.
dal 28/05/14 al 16/07/14 senza scrivere, poi
lo sblocco.

“Disillusa
Con lo sguardo nel lavandino
E bolle zen negli occhi.

Ho capelli orrendi il mercoledì
E pensieri
Sempre gli stessi.

Che sono sospesa da vent’anni
, o forse in attesa,
di un fottuto concorso (non so)
o di una mano
che mi plachi.”

     

(16 Luglio 2014, h 20.24, poesia 22 “DIARIO”)

***

CINQUE AGOSTO DUEMILAQUATTORDICI

“Vorrei che il mio cuore, per un attimo,
smettesse di respirare
e il fiato si facesse limpido
la testa smettesse di urlare.
ho morse di piombo
attorno allo stomaco
e occhi privi di luce.
vorrei un lunghissimo sonno
l’erba sullo sfondo
il rumore del vento, il sapore del mare.”

    

(5 Agosto 2014, poesia 25 “DIARIO”)

***

AFORISMA NUMERO TRE

“lei crollò in lacrime parlandomi di mio padre: in quel momento capii quanto lo amava.”

    

(24 Agosto 2014, poesia 26 “DIARIO”)

                           

Jeanne Moreau in Jules et Jim di François Truffaut
Jeanne Moreau in Jules et Jim di François Truffaut

 

 

3 thoughts on “Rubrica Le motivazioni del poeta: Ilaria Pamio”

  1. Arturo Martinelli ha scritto su questo numero di Versante: “Il vento della poesia è alimentato da tanti sbuffi, da tanti
    aliti diversi e contrastanti, da soffi provenienti
    da opposte rive, correnti ascensionali, poi sono pochi, è vero,
    i poeti grandi, quelli che salgono sul podio, i famosi.
    Nelle loro vele si è concentrato il soffio dei piccoli poeti”. Ecco tu sei un soffio 🙂

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