Le ROGAZIONI: Cronaca e storia, a cura di Anna Magnavacca

Le ROGAZIONI: Cronaca e storia, a cura di Anna Magnavacca.

  

   

Le Rogazioni ( dal latino “rogare- chiedere) hanno origini antichissime. Le ragioni fondamentali della loro nascita e della loro plurisecolare durata – praticamente fino ai nostri giorni – sono da attribuirsi all’intenzione dei partecipanti che, rivolgendosi a Dio con suppliche, ne invocano la protezione da calamità naturali sulla famiglia, sui luoghi e sui raccolti.

Le Rogazioni maggiori si svolgevano per San Marco ( 25 aprile ). Venivano fatte a primavera e questa usanza era già in uso presso i Romani; anche nella nostra terra – la Lunigiana – si celebravano questi riti destinati ad avere una lunga durata.

“ Dopo la festa dell’Ascensione , il popolo, cantando percorre un lungo tratto del territorio, poi si raccoglie davanti alla chiesa del Monte,ossia del camposanto, dove termina la funzione religiosa, ed ivi da tutti i fedeli si consuma il pasto.”

   

 Ad Aulla – mi racconta un’anziana signora che aveva partecipato più volte alle Rogazioni –  “…… la processione aveva inizio la mattina, “ di buonora”, dalla chiesa, sul cui sagrato avveniva la prima Rogazione. La processione poi si snodava, cantando le litanie dei Santi, lungo un determinato percorso, in modo che tutto il territorio della parrocchia fosse compreso nella supplica.

Alla testa del folto gruppo procedeva il parroco con i chierichetti, dietro le donne e i bambini, in fondo gli uomini.

Il parroco intonava le litanie dei santi e, appena si giungeva nei punti stabiliti,la processione si fermava, il chierico alzava la croce e l’officiante, rivolgendosi ai”quattro venti”, recitava invocazioni “ A folgore et tempestate “ “ A peste, fame et bello”, “ Ut fructus terrae dare et conservare digneris”…Ut pacem nobis dones…Te rogamus, audi nos!

Infine, il sacerdote proclamava una serie di Oremus….

Si ritornava alla Chiesa per la celebrazione della S. Messa”

In altre località della Lunigiana – mi viene riferito – che ancora oggi vengono impartite benedizioni ricordando l’antico rito penitenziale.

A Olivola, ad esempio, il giovedì che precede l’Ascensione, il parroco, dal sagrato della Chiesa, benedice i campi e i boschi secondo l’ antica liturgia.

Anche scrittori ricordano le Rogazioni e Tito Casini nel romanzo “  I giorni del ciliegio”, così si esprime “…….si finisce di abbottonarsi la giubba fuori casa, si manda via l’ultimo avanzo di sonno…..eccoci alla Chiesa. E’ già pronto il pievano….la stola del pievano è viola, il colore della Quaresima, delle Quattro tempora e dell’Avvento….”Exsurge, Domine, adiuva nos, et libera nos propter nomen tuum……”

Renato Fucini, nel racconto “ Il matto delle giuncaie”, ricorda le Rogazioni.

“… la prima fu lei, che me la trovai quanto di qui a lì per la processione delle Rogazioni….. inciampò due o tre volte e “gli” cascò la candela di mano….”

   

Alla fine degli anni cinquanta, le Rogazioni perdono la loro importanza. Ciò è dovuto – in parte –ai grandi cambiamenti in atto nella nostra società che, da rurale, si stava progressivamente trasformando in società industrializzata con le conseguenze che tutti conosciamo. Inoltre, dalla nostra Lunigiana, molte erano le persone – addirittura intere famiglie –  che emigravano in Francia, Inghilterra e America. Emigrazione già iniziata ai primi del ‘900 da pochi avventurosi e spesso trasformatasi  in emigrazione “definitiva” con la successiva partenza dei famigliari.

   

Don Edoardo Mori, parroco di Gragnola, mi riferisce che il 25 aprile 2008, festa di San Marco, per la prima volta, dopo molti anni di assenza, presso la maestà della “Madonna dell’uva”  (Castello dell’Aquila ) ha impartito la santa benedizione al sottostante paese di Gragnola, ai boschi e ai campi circostanti ricordando ai fedeli il significato delle Rogazioni.

Riporto anche uno stralcio della preghiera di benedizione che si trova nel   “Benedionale” ultimo che riguarda  la benedizione della campagna.

“…….Guarda benigno, o Padre, le nostre campagne ( gli oliveti…… i boschi…); dona alle zolle assetate il refrigerio della pioggia, alle nostre famiglie l’armonia e la pace; allontana il flagello delle tempeste e fa’ che nel tranquillo svolgersi delle stagioni sia fecondato e remunerato l’impegno quotidiano per il benessere della nostra gente……..

……..e la tua benedizione ci accompagni nel tempo della semina e del raccolto, della mietitura e della vendemmia………………”

     

È un gran sollievo e in un certo senso, anche una fortuna incontrare ancora oggi, lungo le stradine di campagna conosciute nell’infanzia e sempre portate nel cuore, una maestà con l’immagine della Madonna o di un Santo. Si ha l’impressione che da lì in avanti la strada sia più agevole, più protetta, dopo aver recitato una preghiera. Ho appena detto “una fortuna”, perché molte maestà, purtroppo, sono scomparse o per l’usura del tempo o per incuria o per furti.

    

Da “ Pietra e memoria “ 2001 Poesia dedicata alla “Madonna della neve”, la cui immagine si può ammirare nel “ Santuario del Gaggio “ in Podenzana.

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MADRE

   

Parole, madre,

per portare fino a te

il mio cuore.

Sbocciate all’improvviso,

segrete come rose di bosco,

nell’austero silenzio

che odora di pietra,

di legno levigato dagli anni,

d’incenso, di palpiti accesi,

di sommessi bisbigli

del quotidiano dolore.

Alle porte del cielo

con passi di cristallo e voce sottile

schiuderanno un bianco varco

fra l’eternità degli angeli

per giungere fino a Te, Madre.

E fresche brezze di mattini diversi

sciabordio di chiare acque

riempiranno il mio deserto

con oasi di pace.

Ai tuoi piedi, Madre,

che trovi dimora con la tua effigie

nell’annoso benedetto tronco (1),

segnerò con nude lacrime

il cammino del perdono.

E poi sarà sorriso di vento

e alto nell’azzurro

il canto dell’allodola.

  

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(1) “annoso benedetto tronco”  Albero di castagno, i cui resti ancora si conservano nel Santuario per ricordare l’apparizione della Vergine

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3 thoughts on “Le ROGAZIONI: Cronaca e storia, a cura di Anna Magnavacca”

  1. le rogazioni: un tuffo nella mia infanzia, quando questi riti, allora incomprensibili, si caricavano di magia e misticismo. Dimenticavo, mi riferisco alla terra veneta, dove si facevano le rogazioni anche per invocare la pioggia.

  2. Ciao! Vorrei solo dire un grazie enorme per le informazioni che avete condiviso in questo blog! Di sicuro’ diverro’ un vostro fa accanito!

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