Le stazioni dei poeti: Lucianna Argentino, Leopoldo Attolico, Cristina Bove, Roberto Marzano, Mara Sabia.
Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto:
di Lucianna Argentino:
Scese dal treno senza sapere dove andava. S’affidava all’intelligenza dei suoi passi che legati alla terra ne conoscevano le parole sotterranee da trasformare in zuccheri nella fase oscura del pensiero – fotosintesi tra il torrente circolatorio e il campo elettromagnetico del cuore per il nutrimento dell’anima tornata alla luce. Che il peso del corpo, tuttavia, gravasse sulle ginocchia lo sentiva quando genuflessa stava al cospetto del roveto ardente che erano loro due vissuti in tempi dispari e ora in relazione di equivalenza con una divinità che si plasma a loro immagine e somiglianza. Scese dal treno e perse tutte le stazioni.
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di Leopoldo Attolico:
SAGGEZZA DI UN SETTEMBRE
Forse ritornerà un Settembre come questo
d’oro fuso nel grano
e di parole come colpi in canna.
Attesa una vita
ma senza riguardi disattesa
sarà in stazione la tarda età
a premerti il grilletto.
La stazioncina sperduta non se ne dorrà
lei che è caduta dal cielo per troppa curiosità
di tutto ciò che non è parola
ma solo tono gesto sguardo
Cogitazione solitaria -nell’assenza-
contro eloquenza di polvere da sparo,
sorridente da una panchina ergonomica
da Piccolo spacciatore, 1964-1967, Editrice Il Ventaglio, 1987
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di Cristina Bove:
STAZIONE AL CONFINE
sulle panche di legno
uomini scesi prima d’arrivare
nomi lasciati lungo i marciapiedi
battesimi d’addio
al di qua della riva dei binari
_un fiume di pietrisco tra le sponde_
dai treni fuggitivi
appaiono per subito sparire
inconsistenti
viaggiatori affacciati ai finestrini
pioggia negli occhi di chi va
chi resta ha ombrelli a rete
smagliature
sulle traverse delle sole andate
sale d’attesa
ripostigli per anime smarrite
ciascuno il proprio ingombro di bagagli
il passaporto in vista
con il permesso di sostare a vita
_il tempo necessario a ripartire_
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di Roberto Marzano:
TONINO PORTA UOVA
“ToNino Porta uova”
s’era fatto anche l’insegna
semplicemente spostando la “N” sulla “r”
nel cartello blu notte al binario 9.
Immancabile tutte le mattine
in groppa alla sua “Ape 50” cigolante
ne portava a dozzine ai clienti affezionati
di quelle buone-fresche di gallina
che si danno soprattutto ai bambini.
Sporca era qualcuna ancora
di paglia e di cacca come la giacca
a quadri bianchi e rossi di Tonino
che ritornava a casa la sera
col suo bel gruzzoletto
e il pieno di barbera.
Poi qualcuno, stufo di quel terrone che rubava
pane e lavoro a loro Pura Razza Gianduia
un brutto giorno lo aspettò nell’atrio buio
per farne un’orrida frittata
di sberle, sputi e bastonate!
Al nono binario, ora
hanno rimesso il cartello a posto
“Torino Porta Nuova”
come si conviene…
chi doveva imparare, ha imparato
ciò che c’era da imparare!
Infatti ora si può incontrarlo
al mercato di Porta Palazzo
razzolare tra i banchi del pollame
dove fa coccodè dimenando le braccia…
non riesce più a fare le uova
ma ci prova, ci prova, ci prova…
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di Mara Sabia:
ULISSE
Gli arrivi nelle stazioni
Son tutti uguali
Ma riappropriarmi delle tue labbra in fuga,
Stanotte, ha un altro peso.
Lascia la valigia
Lascia che piova,
Amore,
Dal tuo viso una lacrima.
Sai di buono e ritorno
Sai di me, sai di casa.
GRATO
Un caro saluto !
leopoldo –