L’ecologia in due tempi: Modica e Lissandrello

L’ecologia in due tempi: le poetesse Gabriella Modica e Aurora Lissandrello a confronto.

 

Ssshhhie! (scie).
di Gabriella Modica

Tutti rivoltano gli occhi in direzione dell’incidente
e al miracolo portano i voti alla montagna incensata di netturbe.
Guardo tutto, sbuccio arance da un barcone, voglio frantumare l’asciutto
di un vetro celeste e di cose che già sapevo.

Si
finalmente,
finalmente a casa.

È l’ora che tutto abbassa e può anche uccidere, la terza,
che quando si rimane svegli il sentire non giunge agli occhi nonostante l’equipaggio.
Sotto alla Grande Ala
narra leggenda metropolitana:
si dimise per patologia da  ipercatastrofismo.
Incerta la diagnosi
più che altro un firmamento lineare, accentato, graduale di notizie:

Interdetto un tavolo di maltrattative
dai giovani del Movimento Boomerang.
I sintomi esterni, fissati, glassati
a un cielo assuolato di scorie.

La paziente lamenta
stati d’alterazione cellulare
non può  più  telefonare.

(Guarda il blu
che pare un bimbo coi sacchetti in fuga dal vento).

Guardami, come me l’azzurro sei,
guardami ( in quella sospensione orale)
 il tempo si astiene dalla corsa
carburata a gas patriottico (produzione oltrelunare).

La dinamizzazione respiratoria
pesa
come un metallo.
l’epitelio ferroso color guancia pizzicata
da tensioni assecondate s’allarga come i polpastrelli in Thailandia.

L’utenza senza timbro ha esposto
un rossore verginale
poco credibile, la chimica è un documento.

E infatti
Il Presidente del Consiglio dei Sinistri
Il Ministro della Difesa del Podere
Il Ministro dei Trasporti Fuori Radar
Il Ministro dell’Ambiente Sterile
Il Ministro del Lavoro Una Tantum
Il Ministro della Salute
e del Buon anno

svistano di sollazzo e gincana
tutti gli inviti postumi. A Palazzo Chiacchiera
Il tema assai cool
Chemtrails
lo senti il sound?
Richiamati a compostarsi più che al silenzio
rimandati ad arte dieci lustri
causale pulizie di palazzo

Sarà la timidezza?
per quindici volte in dieci anni
s’è udito un coro di vermi stipati
e antenne elettro(po)polari.
Magari le leggessero, le
commesse.
Ma alla voce il programma impone l’e(vocazione) di
amene, tonde, accoglienti

niente da fare

uniche formazioni di mistero resistono
le curve delle ragazze. Non femmine, non escort, non donne.
Curve in codice
(e la squadra oscura del Palermo).

Insomma un Babelaire continuo.
L’aggravante ambascia l’European
tanto parlare da venir sete
la rete inquiete malanimo e ad oggi il medicamento esterno si è disuso.

Dalle alpi alla baia corre voce che
le scie svanivano in un tempo soffiato (saltato) al collo
di un bacio.
Oggi graffiano poco sotto, ma a lungo
il cielo dell’estremo possesso.

La nuova veste della musa
affascina i letterati
più d’un cantico
più di uno struggimento cavalleresco

andare a far la spesa su un puledro
e ritrovarselo in scatola avvolto
da materne paste. Per tutti
gusti e stagioni nebulizzati
senza dolori, menomale
che i soldi stanno finendo.

L’origine del malanno parrebbe una volontà esterna di influenzare la pioggia.
Faremo più danze.
Modificare il clima
la terra ha messo la sveglia.

Qualcuno mi manipola le mappe del tempo e non lo so?
L’ammaliata si scusa e ringrazia ma non ha più tempo.
(Duemilaeotto anni  dopo aver trasformato il grande danzatore in un’opera pop)
Il ministro della difesa del Podere comunica che non ci sono prove e chiuso l’argomento.
Non resta che decidere a chi credere.

La firmataria del documentale archivia l’immaginato alla voce rotture:
Come prima svanivano, adesso rimangono e domani
saranno dita libere di bambini d’Africa
disegnare la libertà e le note di Wagner.
Ravvivando le spallucce del Sinistro si richiede in convalescenza
anni uno di ritiro in meditazione
o, senza impegno, la produzione delle prove di inesistenza delle scie chimiche.


scie chimiche serali


***


L’OMBRA DELL’UOMO
di Aurora Lissandrello

Va senza vita il fiume
al mare agonizzante
nero della tua incuria,
uccide la lussuria
travolge l’innocente l’arroganza
sotto il cemento che avanza
nell’ultima foresta.
Muore la mia speranza
azzurra e verde
nel cuore che si perde
in questa sfera oscura
senza pace nè amore.

Ma questa sera
una barca di luna m’attende:
per il varco che la tua follia
ha scavato nell’ozono,
fuggirò da questa Terra mia
che amo, ovunque non ci sia
la tua ombra, uomo.
E chiederò per te perdono
a Dio.


disboscamento-amazzonia-1005

 

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