L’ESTUARIO DEL DEE: LA RIVINCITA DELLA NATURA SULL’INSEDIAMENTO UMANO, DI SERENA PICCOLI

L’estuario del Dee:
la rivincita della natura sull’insediamento umano,
di SERENA PICCOLI

    

   

La mia maestra delle elementari ripeteva sempre che spesso fiumi, montagne, mari hanno svolto la funzione di frontiere tra paesi. Il fiume Dee ne è un esempio, da secoli, infatti, forma parte del confine tra Inghilterra e Galles.

Dee ha ispirato il nome della fortezza romana Deva Victrix, attuale Chester, dove il fiume tuttora passa per sfociare a pochi chilometri nella baia di Liverpool.

Perché vi cito Chester, città ricca di edifici storici inglesi e romani?

Poiché fin dai tempi antichi l’estuario del Dee ha avuto un ruolo fondamentale come via commerciale e militare da e per Chester, con traffici verso Irlanda, Spagna e Germania. Erano maree e venti favorevoli che aiutavano i flussi navali.

Proprio la potenza di questi fattori climatici e ambientali è stata la chiave contro l’insediamento umano: dal 18° secolo, infatti, il Dee inizia ad insabbiarsi.

E con l’insabbiamento del fiume la funzione commerciale di Chester declina, anche se rimane un importante porto di imbarco passeggeri per l’Irlanda fino all’inizio del XIX secolo.

La Seconda Guerra Mondiale dà un freno alle navi turistiche e un impulso maggiore a fauna e flora per riprendersi i loro spazi. Da luogo massicciamente sfruttato dalla presenza umana – considerate che l’estuario del Dee è stato industrializzato fin dall’inizio della Rivoluzione Industriale e alcune industrie rimangono ancora oggi – è tornato ad essere una preziosa area faunistica e uno degli estuari più importanti d’Europa per le sue popolazioni di oche, trampolieri e uccelli selvatici, sia locali che migratori.

 

Gheppio
Oche Canada in fila

 

Le foto, che ho scattato lungo la parte inglese dell’estuario, mirano a rappresentare la varietà di colori e specie. Noterete che, per via dell’insabbiamento, l’estuario si presenta alquanto insolito, poiché relativamente poca acqua occupa un bacino così grande.

I paesi di Parkgate, West Kirby, Caldy, Thurstasthon, Burton, un tempo bagnati dal fiume, dalla seconda metà del secolo scorso si affacciano sulla palude (che vedete nelle foto), la quale copre un’enorme parte dell’estuario, conseguenza dell’insabbiamento.

Sulla palude vivono e si cibano: Oche Canada, Oche Zampa Rosa (migrano verso la Gran Bretagna in settembre da Islanda e Groenlandia e ripartono ad aprile), Barbagianni, Gufo delle paludi (migra in inverno da Scandinavia e Russia), tanti tipi di rapace – tra cui l’Albanella Reale e il Falco delle paludi – Garzette, Spatole, greggi di pecore e tanti altri.

Negli ultimi anni parte dell’estuario sta all’interno di una riserva naturale protetta (RSPB).

 

Airone bianco tra le ombre
Pecore a Burton
Parkgate
Nebbia
Thurstaston

 

Skyfall
Tramonto

   

Testo e foto di Serena Piccoli

 

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