L’invito di Anna Salvini.
Innesto
Questo inabissarsi delle cose
– improvviso ai nostri occhi –
vedi come ha nuove forme
nella curva lucida dell’acqua
sfianca corridoi di buio
si riprende millimetri di luce
e non ricorda i passi frettolosi
sui tombini, il vuoto delle scale.
L’assedio della città si sgonfia
dell’afa accelerata che la abita
l’urto della fretta è ora un cerchio
di fuoco immobile e profondo
lacera il buco del respiro
mentre leggiamo nei nostri sguardi
la nervatura pronta per l’innesto.
***
Come vento leggero
Spogliami
con gesto leggero di vento
che scioglie le nuvole
e il tepore impigliato
nella curva della gola
nella convivenza delle sillabe
sfilami l’abito di polvere
delle parole
poi lascia
che l’urlo del tuono
spezzi quest’aria di parentesi
prima di ricadere a terra.
***
Veleno
Il freddo spia
l’eco di una foglia
accartocciata
il peso del focolaio che generò
l’arsura della mente
se fosse neve a ricoprire
la desolazione dell’assenza
la fragilità
di un tassello fuori posto
basterebbero due occhi
a dimenticare l’evasione
il pianto nudo
– silenzioso –
del veleno
che ci dissangua.
***
Vertigine
Rosso – brillante –
il suono della voce, dei polsi
colpevoli d’impronte
uno stato di grazia la fioritura
giallosilenzio del domani
il corpo espanso nella notte
carica di verde plenilunio
divampa
nei nostri sguardi acquosi
l’indaco del respiro
il crepitare lento della spiaggia
e attende l’estasi del grano
il precipizio blu dell’eloquenza.
Amare
sulla vertigine del nero.
***
L’invito
Ho sempre dato le spalle al mare, sentivo
senza dare forma all’onda. Il blu
– improvviso –
ha invaso la mia casa. Dentro il molo
tutta una città di luci trema sull’acqua.
***
Il menù
Per un bicchiere di rosso, nuovi posti
a tavola. Non servo carne da molto tempo
ma il vino scorre in abbondanza
come questo caldo anomalo
di maggio.
Nel piatto solo qualche accenno.
Un piede nudo vorrebbe dare
forma al pane, raccogliere il desiderio
sotto il tovagliolo.
Scopriamo cavità dove riposare
ma io vorrei sognarti
dentro.
***
I resti
Un libro di poesia sbircia dal tavolo
e le candele hanno racchiuso
la sera nella fiamma.
Dai fondi di caffè, nessuna notizia.
Piano raduno gli oggetti toccati
dalle tue brevi mani, tutti raccolti
in un grande buco nero.
Eppure qualcosa resta.
Una resistenza, una macchia
sulla tovaglia. Sulla mia bocca.
Tutte bellissime ma le ultime tre : l’invito, il menù, i resti (che immagino in un unico contesto) sono superbe
brava Anna
grazie Marilena, in effetti le ultime tre sono un unico corpo dal titolo “Cena – trilogia” ma è stata una mia svista quando ho preparato il file.
in ” Vertigine ” rilevo un uso dei colori degno di un bravo pittore di parole.
tutte di alto livello, complimenti
Meraviglia.