L’ironia è una cosa seria, rubrica di Natalia Bondarenko: lo “zoo” di Lucianna Argentino.
Benvenuti nella rubrica che parla di cose serie: parla d’ironia. Perciò, benvenuti nell’ironia. Entrate dentro senza diffidenza e senza pregiudizi. Sorseggiate la leggerezza utile a nascondere (magari, per pudore) la profondità della vita, usate la vostra immaginazione e cercate di non prendervi troppo sul serio perché in questo spazio c’è posto per qualsiasi espressione ironica e anche quella, ancor più rara, autoironica: esagerata, colta, improvvisa, spumeggiante o docile e lirica. Niente satira però. Quest’ultima avrebbe bisogno di una rubrica a parte.
Benvenuti nello spazio dove non troverete mai le poesie di Sanguineti, Szymborska o Bukowski. «Vabbè», direte voi, «non sarebbe mica male?» Ma di loro è già stato detto/scritto tutto e anche di più. Infatti, non c’è niente di nuovo, nessuna novità sconvolgente, nessun miracolo letterario, niente di codificato come 2.0, perché la poesia ironica esiste da sempre. Ma c’è una percentuale minima di poeti che la scrivono. Perciò, benvenuti nello spazio di pochi, scelti… e viventi!
(Come vedete, la battuta vale non solo per i pittori…) N.B.
L’ospite di questo mese è Lucianna Argentino.
Le poesie di Lucianna Argentino c’entrano poco con il tema di questo mese, che è dedicato agli animali dei poeti, perché i temi preferiti dalla poetessa spaziano su tutt’altra galassia emotiva. Anche se, a pensarci, una piccola analogia (conoscendo bene il suo ultimo libro “Le stanze inquiete”) potrebbe insinuarsi spontaneamente e, sperando di non offendere il pubblico profano, mi chiedo, ma dopo undici anni passati alla cassa di un supermercato, non c’è qualcosa che fa pensare allo ‘zoo’ umano con il quale l’autrice ha avuto a che fare? E quindi alla varietà degli animali conosciuti? Naturalmente, lo dico prendendo a prestito lo stesso sguardo che verso di essi aveva un poeta come Umberto Saba.
So anche che Lucianna non userebbe mai una parola del genere per definire le persone. Il suo sguardo rivolto agli altri è “d’amore e di pietas latina esistenziale, che ci porta a volte ad una lucidità rivolta più a noi stessi che agli altri”.
“Come può una persona veramente buona avere il senso dell’umorismo?” direbbe a questo punto la scrittrice britannica Ivy Compton-Burnett.
Invece, è proprio per questa forza che la sua poesia riesce ancora ad essere: né sarcastica, né beffarda, né ostica. Per quanto riguarda l’ironia, quella di Luciana Argentino è ancora minorenne. È addirittura in età dolce, quasi pappante, con il latte sulla bocca, un po’ ingenua, un po’ innocua, poco pericolosa, ma ‘acida’ e ‘pepata’ al punto giusto… e quindi, pur sempre ironia, e con grandi possibilità di evolversi in modo giusto e gentile, senza esagerazioni e con il forte equilibrio che è un po’ la cifra di tutta la sua poetica.
Poesie
Va via carica di buste piene la ragazza, bella, mora, formosa
(lavora in un’agenzia matrimoniale mi ha detto).
Potevi portarti un carrello per la spesa,
avresti faticato meno, le suggerisco
e lei sgranando i begli occhi scuri,
no, mi risponde, non è sexy!
Rimango muta e penso che nessun uomo
per la strada avrebbe notato il carrello,
mentre lei si allontana ancheggiando sui tacchi alti.
da Le stanze inquiete, La vita felice ed. 2016
*
Mimetizzata nelle quattro sillabe del mio nome
– oscurata la luce, sospesa la grazia –
tento una strenua difesa dal suo sguardo manicheo
e imito me stessa, ma senza ironia
piuttosto come un insetto imita una foglia.
da Diario inverso, Manni ed. 2006
*
Si è scollato un lembo
della carta da parati
– quella fiorata un po’ ingiallita –
e ora lascia che si veda il muro
di un bianco insospettabile.
Ma vedrai basterà una mano di colla
perché tutto torni come prima.
da Biografia a Margine, Fermenti ed. 1994
*
Che importa ormai sapere
se c’è o non c’è più tempo
per placare l’impazienza di Orfeo
se sono io – Euridice – a voltargli le spalle
a non volerlo seguire?
da Biografia a Margine, Fermenti ed. 1994
*
È settembre a rinfrancare
l’immota attesa
a reclinare lo sguardo
verso retrovie di perché
sorpresa della mia immagine
opaca sulle vetrine – sovrapposta
ai saldi di fine stagione –
mi pensavo altrove.
da Biografia a Margine, Fermenti ed. 1994
*
Alla fermata dell’autobus in Piazza San Giovanni, anno 1980, il poeta Rumi fu scambiato per Roma. In quale lingua? – le chiese il ragazzo. Una scusa, un pretesto o vera curiosità? Ma no, Rumi è un poeta persiano – rispose lei divertita. Poi tutti e tre presero l’autobus.