L’ironia è una cosa seria, rubrica di N. Bondarenko: Francesca Gironi.
Danzatrice, performer, poetessa.
Poetessa, performer, danzatrice.
Performer, poetessa, danzatrice.
Una che esplora il confine tra parola e gesto partecipando a numerosi Poetry Slam, performance via webcam (Camille, progetto di residenze creative presso DanceHaus Milano promosso da ArtedanzaE20). Ospite in vari festival di arti performative. Performer in installazioni video e video danza a cura del collettivo QuatermassX. Con LOVE TALK è finalista al premio GAME per giovani artisti marchigiani. Modella per la fotografa Francesca Tilio nei progetti fotografici BAMBOLE URBANE, VOODOO, HOLIDAY. È laureata in Lingue e Letterature straniere e ha un Master in Germanistica conseguito presso l’Università di Halifax (Canada). Francesca Gironi fa parte di “Matilde. Piattaforma regionale per la nuova scena marchigiana”, un progetto di Regione Marche/Assessorato alla Cultura e Amat.
Ha un sito bellissimo, performante, poetico e movimentato com’è la danza che le appartiene e la smuove. ( http://matilde.nuovascenamarche.it )
Di lei si potrebbero scrivere trattati all’infinito, se solo si potesse descrivere l’infinito in un articolo che non è neanche un articolo, che non è neanche una recensione e neanche una vera intervista ma sono soltanto alcuni spunti di curiosità, la ricerca di un’autenticità tutta sua e la mia osservazione di una personalità che attira molto, che generosamente incuriosisce e ti lascia assolutamente partecipe di quello che scrive e fa.
Leggendo alcune sue poesie qualcuno potrebbe dire che si tratta di poesie civili (a proposito di poesia civile: ritengo la capacità di esprimersi in poesia civile una dote straordinariamente rara, per pochi, perché il rischio di ‘inzupparsi ‘ di banalità espressive è in agguato). Perciò, mi piacerebbe dare un altro nome alle sue poesie: invece di “civili” le chiamerei “attuali”:
“Io scrivo per lo più poesie d’amore, un amore che abita il mondo e non esula da notizie di catastrofi,muri, incombenze, burocrazie, segreterie telefoniche. La poesia ambisce a portare tutto il mondo nel testo. Le cose accadono nello stesso secondo, inaudite e quotidiane, monetizzate e incalcolabili, senza soluzione di continuità.
[… ] guarda come
sono agghindate alla guerra le forze
speciali tunisine dopo l’attentato
un nuovo muro erige Israele
al confine giordano, neanche il Cairo
è sicuro amore hai sentito dell’ultima
esplosione?
Dove ci rivedremo io e te
dici che ci sarà spazio
per me e per te e per la parola
in sé, credi che ci sia un luogo
dove poterti incontrare
e pronunciarla intera
dall’inizio alla fine
[… ]
(da Francesca Gironi, Abbattere i costi)
Io adoro i Poetry Slam. Lo slam è un modo relativamente nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre la poesia ai giovani e non solo; una maniera inedita e rivoluzionaria di ristrutturare i rapporti tra il poeta e il ‘pubblico della poesia’, a volte anche con il ‘pubblico che è poco interessato alla poesia’. E la sensazione che mi rimane dopo aver letto Francesca è che per lei la poesia è un’urgenza imprescindibile. Lo spazio tra il cassetto e la scena però è fatto di incontri, ascolti, teatro, ossessioni creative, versi che si sedimentano nella memoria, immaginari performativi. Per chi scrive Francesca? Per il pubblico, per se stessa, per lasciare la propria traccia nella ‘giungla poetica’ cercando di essere ricordata?
“Quello che mi muove è restare viva, e incontrare un pubblico altrettanto vivo. La performance è per me il filtro che permette la messa a nudo, una specie di resa di fronte al pubblico e tutto il lavoro che si fa è alimentare questo filtro. L’incontro con il pubblico è per me paragonabile a un incontro amoroso: arrivo con la tachicardia e me ne vado esausta”, risponde l’autrice,“ lasciare una traccia indelebile non è mai stata la mia motivazione”.
Per questo alcune sue poesie le scrive appositamente per il palco, alcune invece – no.
E a questo punto che vorrei chiedere a Francesca se, secondo lei, il poetry slammer deve per forza essere ironico (simpatico, accattivante) per risultare vincente?
“Per me lo slam è uno spettacolo coinvolgente” dice lei, “quando convoglia diversi registri e linguaggi performativi, e la conduzione è una parte fondamentale della performance. Parlo di performance proprio perché lo slam ha in comune con la performance art l’interdisciplinarità, il coinvolgimento del pubblico, e l’imprevedibilità, fermo restando certi limiti di tempo, spazio e regole che possono comunque essere violate. Chi vince e con quale tipologia di testo sono fatti appunto imprevedibili e tutto sommato non centrali. Quello che m’interessa è che esista una scena, libera e accessibile, in cui sia possibile sperimentare, una scena svincolata sia dalle logiche del mercato che dalle burocrazie teatrali. Il poeta/perfomer può decidere di giocare a ribasso per vincere, o essere autentico e restare fedele al proprio progetto. Quindi se l’ironia è parte del suo progetto, benvenuta l’ironia! Che vinca o meno lo decide il pubblico della serata.”
Infatti, il Poetry Slam è spettacolare e coinvolgente, molto meno coinvolgenti invece risultano alcuni reading poetici (non tutti chiaramente).
Ma sono ancora utili?
“Utile è per me un bene strumentale: lo schiacciapatate è utile a fare il purè! Amo la poesia perché non serve a fare qualcos’altro. Il reading è un’occasione per creare un’opera viva. Rispetto allo slam nel reading posso portare la musica, l’hula hoop, il megafono, danzare, se c’è spazio. Il pubblico entra nel vivo della poetica perché ha più tempo a disposizione. Lo spettacolo ha una complessità in più rispetto al reading perché contempla la visione, e a quella contribuisce tutto: la luce, le quinte, l’inclinazione del palco, il ritmo del passo con cui si calpesta la scena, il battere o il levare della prima parola pronunciata. Per tornare alla tua domanda, in occasione dei reading è più frequente vendere i libri di poesia rispetto allo slam, almeno così dalla mia esperienza. Sempre che ci sia pubblico!”
Ma tornando al discorso della mia rubrica che deve trattare la poesia ironica, e immaginando come potrebbe risultare la performance di Francesca, vi lascio alla lettura dei suoi versi che reputo di un livello (letterario) eccellente, soprattutto perchè intrisi di una potente ironia, quella estrema e sincera che si cela dietro i probemi quotidiani, dietro le nostre preoccupazioni più stupide, in poche parole dietro la vita che – uno sguardo intelligente e poetico – non può fare a meno di notare.
ALCUNE POESIE DI FRANCESCA GIRONI
Abbattere i costi
Abbattere i costi mi distrae.
L’Enel richiede una lettura appassionata
di frasi scritte in piccolo, molto piccolo,
telefonate a numeri, letture di numeri
e in mezzo a tanti numeri neppure
una lettera cara, una f per esempio.
Se rinuncio al caffè al bar la mattina
do prova di coraggio.
Potrei rinunciare al caffè
e alla ricerca di te
in caratteri tipografici
su qualche testata giornalistica.
Vero è che il cambio delle utenze
mi richiede un livello di attenzione
alto quanto lo sforzo nel decifrare
i tuoi messaggi.
La fatica estenuante di ritrovarli
per me – per me soltanto – tra tutti gli altri indizi.
A volte li nascondi così bene
che solo alla seconda o terza lettura
e quasi sono grata
al contatore dell’Enel
che è più scoperto
si legge senza strategie
richiede meno sforzo.
Io mi stupisco e sono grata
alle utenze e alle scadenze
perché a volte i numeri
mi distraggono dalla complessità
delle belle lettere tue.
E così facendo
varco un’era biologica
con l’incomprensione di te
e i bollettini in mano.
*
Non rispondo al telefono per paura
che uno sconosciuto
con voce sconosciuta
mi domandi qualcosa.
Alessandro cerca di convincermi
della bontà della fibra.
Elisa aspetta il mio rientro
delle otto per offrirmi
un cambio di gestione radicale.
A domande complesse
è concessa una manciata di secondi.
Sono impreparata
all’esercizio del rifiuto.
La linea che disdico
è una fila di numeri
riconducibili al nome
di mia nonna
– Parlo con la Signora Clara?
vorrei chiederle
perdono
per aver tradito
la sua fedeltà ai cavi
al canone al telefono grigio della Sip
agli auguri di Natale
o all’annunciarsi della sciagura.
Non mi troveranno
questa volta non mi troveranno.
*
L’età adulta
Mia sorella non abita più qui.
L’ha deciso così da un giorno
all’altro di allungare la strada
verso casa di quindici minuti
se non piove. Io sono rimasta
a commentare sola le lettere
dell’amministratore.
*
A posto
In effetti è strano
porto il cognome
di mio padre, l’ho letto
nella cassetta delle lettere.
È strano vivo sola
senza coinquilini amici fidanzati famigliari
neppure un gatto
da accarezzare o fotografare
per essere normale.
Senza relazione a persone
o cose si fa fatica ad avere
punti di riferimento
ma la città mi riconosce
un ruolo di sorella figlia ex amica.
Io sono una che consuma
i miei consumi la banca li conosce
dalle ricerche su google
sono rintracciabile e sui social
con foto in cui sorrido
quindi meglio stare tranquilli
seppure con qualche anomalia
una fissità nello sguardo
sono a posto
chiedetelo alla banca
rientro con esattezza
in qualche standard.
*
Francesca Gironi è nata ad Ancona. Danzatrice e performer, attiva nella scena dei poetry slam, esplora il confine tra parola e gesto. Finalista ai campionati nazionali Lega Italiana Poetry Slam negli anni 2015, 2016, 2017. Il suo primo libro dal titolo Abbattere i costi è edito da Miraggi. È stata ospite di festival di poesia, di videodanza, di arti performative e residenze creative. Ha collaborato con coreografi, video maker, fotografi e musicisti. Si è formata in danza contemporanea in Italia e all’estero. Nel 2017 è ospite del festival Spoken Word Madrid. Con la performance CTRL ZETA vince insieme a Sergio Garau il premio di produzione CROSSaward 2017. Nel 2018 fonda insieme a Manuela Dago, Francesca Genti, Roberta Durante e Silvia Salvagnini il collettivo SUPERNOVE, con cui pubblica SUPERNOVE – POESIE PER GLI ANNI 2000 (Sartoria Utopia 2019 & VandA ePublishing). Nel 2019 vince il premio di poesia Europa in versi per la sezione Spoken Word. www.diadi.org/news
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