L’ozio dei poeti: Leopoldo Attolico, Cristina Bove, Luca Bresciani, Elena Latini, Roberto Marzano, Marina Mazzolani, Mara Sabia.
Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto:
Leopoldo Attolico
La poesia ha bisogno di queste pause per esorcizzare malesseri e veleni; quantomeno per dare del “tu”alla solitudine della poesia e al suo antico fuoco di stella. LA
IN FIERI
Tarda a passare l’impeto dell’aria
chiara di viti ed ulivi .
Non scrivo più.
Sto sulla pietraia, alta, tiepida di sole
e mi lascio saccheggiare dai pensieri
come una vigna dai passeri
( ho votato per i Verdi
quindi non metto lingua, ci mancherebbe altro).
Dovizioso, per fortuna
mi riaccende un fuoco che non si vede,
che brucia soltanto col suo canto
e non consuma: è l’ignis ardens
che rifonde alla natura
il rigoglio rubacchiato dalla mente.
Resto nel sole ad annusare il vento
come un cane pastore
che nel cuore ha una coda tesa
e negli occhi i placidi modi dell’attesa.
1990
da “Il parolaio”, Campanotto Editore, 1994
Leopoldo Attolico (Roma,5-3-1946), è autore di sei titoli di poesia e di quattro plaquettes in edizione d’Arte. Presso il blog www.larecherche.it è presente l’inedito Piccola preistoria, poesie 1964-1967.
Il suo ultimo libro, La realtà sofferta del comico, Aìsara, 2009, è prefato da Giorgio Patrizi, con postfazione di Gio Ferri.
Il suo sito: www.attolico.it
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Cristina Bove
Nella pluralità d’interazioni
sapersi insieme
nella forma umana
equidistanti e ricorrenti
_in apparenza sensi, abbracci, voci_
nel ciclo d’ogni giorno l’esistenza
avvincono espressioni materiali
l’ammiccare degli occhi, una risata
il tu per tu dei corpi
nell’avvicendamento della mente
_la fantasia di realtà asintotiche _
in singolarità specchiate
corpo e mente
la bellezza è sapersi raccontare
nell’invenzione d’altri mondi
_elfi e morgane_
nel rottamare tutti gli orologi
confortare le rette parallele
del non poter convergere
e tuttavia sperare nel miracolo
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Luca Bresciani
“Tra uomo e ombra” è una poesia che identifica l’ozio creativo come un tutto che sbrana se stesso, qualcosa che senza dolore porta verso un nuovo inizio, una nuova forma di sé. Come dopo un lampo, nell’attesa del proprio tuono, gli occhi si chiudono in un esercizio di divinazione e il corpo diventa il mezzo che permette all’arte di donarci un uomo che rinnega le sue ombre. LB
Tra uomo e ombra
Una tregua dove ogni inizio
è il cannibale di se stesso
ma non esce sangue dal rumore
che circonda la sua fame.
Adesso gli occhi
piegano a metà gli sguardi
costruendo il punto
in cui avverrà lo scoppio
mentre il corpo si flette
sotto un peso che non esiste
per covare la distanza
che c’è tra uomo e ombra.
Luca Bresciani è nato a Pietrasanta (LU) nel 1978. E’ presidente dell’associazione culturale Vita alla Vita e fondatore del concorso di poesia under30 “Vita alla Vita”. Nel corso degli anni ha pubblicato le seguenti raccolte di versi: Graffi di luce (2007), La mia notte (2007), 6256 Canova (2011), Colibrì, la vita alla vita (2013), Modigliani (2015). Nel 2016 la silloge inedita L’elaborazione del tutto è risultata finalista del Premio di Poesia Casa Museo Alda Merini. Le sue poesie sono ospitate sui siti letterari Pioggia Obliqua, Interno Poesia, Altritaliani.net, Word Social Forum e Farapoesia.
L’elaborazione del tutto (2017) edito da Interno Poesia con la prefazione di Davide Rondoni, è il suo ultimo libro.
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Elena Latini
Penombre
ore come ombre
momenti abbozzati
macchie nell’oscurità
le nostre fotografie
sopra superfici opache
intanto qualcosa, qualcuno fuori
quasi un’attesa
Elena Latini (1980), nata e cresciuta nelle Marche, è artista visiva e autrice, docente e vive e lavora a Bologna.
Sue opere sono state esposte in mostre personali a Bologna e a Milano e in diverse collettive, pubblicate in Edizioni d’Arte (L’Obliquo, Il Ragazzo Innocuo) e presenti in Collezioni Pubbliche di Disegno Contemporaneo.
Sue poesie sono apparse in alcune riviste, fanzine e antologie (Nostro Lunedì, Argo, Illustrati, Versante Ripido, Carte Sensibili, Tapirulan) e in altri progetti di arte contemporanea.
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Roberto Marzano
AMO L’ESTATE
Amo l’estate quando le nubi son lunghe da arrivare
i panni lasciati sulla corda a seccare per pigrizia
amo l’orologio abbandonato chissà dove
tanto il treno dopo va benissimo lo stesso
amo il sesso, che si snoda al ritmo tranquillo del solstizio
amo delle rane il gracidare che deride il mio vino
amo il destino, che l’autunno al posto suo spingerà lo stesso…
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Marina Mazzolani
“In attesa” esprime la condizione precedente alla creazione. Come un acchiappare qualcosa che sta fuori di me. Sgombrare il campo da ogni disturbo, per essere pronti a captare. Predisporsi ad accogliere. Qualcosa che si condensa in idea, in parola, in immagine. Materiali che si condensano: arrivano dal profondo di me stessa, ma anche da un altro profondo, dove i limiti di “me stessa” si dileguano in un fluire cosmico, direi. Lo direi se dovessi proprio dirlo, ma tendenzialmente lo terrei per me. MM
In attesa
Che sia far niente
questo semplicemente restare
Questo nulla pieno di me
dove il corpo è
corpo pieno
largo
è tutto
E tutto è silenzio
E tutto è fermo
Non perché lo sia
ma perché io lo fermo
E tutto sono io
Che sia far niente
questo stare al mondo come il mondo sta a me
tutt’e due compresi confusi sospesi
e al tempo stesso stipati nel profondo
E qual è il tempo?
Quale quello vero
E cosa è la verità?
Cosa è più vero di questo fluire
di questo lasciarsi andare
come una caduta oltre me
se per me s’intende questa precisione
di un corpo soltanto
Ma la verità si sente
profondamente si sente
nell’evanescenza del corpo
Quelle stelle vicine
quel toccare l’essenza
infinita e per sempre
Quel girare la testa
per perderla
In questo nulla pieno del tutto
scoccherà la scintilla
Ci sarà
come un piccolo fumo
dapprima
Marina Mazzolani si occupa di teatro da quarant’anni e ha sempre scritto, principalmente per il teatro.
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Mara Sabia
Il giardino è metafora della bellezza effimera e varia che alimenta l’attività gioiosa del poeta che siede in un tempo solo apparentemente vuoto, dimentica i troppi petali sparsi invano, e gode della propria creatività. MS
Vorrei invitarti nel mio giardino
Tra i tulipani e il profumo del tè,
Nella carezza di un giorno di sole.
Siedi tranquillo e incrocia i pensieri,
Bellezza sostiene chi l’alimenta,
Siedi e godi delle tue parole in fiore.
Troppi petali furono persi nel vento.
Ora vieni, siedi e abita il mio giardino
Ché è solo per te che io lo sognai.
A Emilio
Mara Sabia, docente, poetessa e attrice lucana. È laureata in Lettere Moderne con uno studio monografico sull’opera di Alda Merini e specializzata in Filologia Linguistica e Letteratura dell’età moderna. Ha all’attivo la pubblicazione delle sillogi Giorni diVersi (Potenza, 2001) e Diario di un amore (L’Autore Libri Firenze, 2011) florilegio di poesie erotiche. Vincitrice del Premio Internazionale di Letteratura Alda Merini 2015 con il saggio “La letteratura manicomiale nella letteratura manicomiale del Novecento italiano”, pubblicato nel 2017 per l’editore Lietocollelibri di Como. Portare il teatro e la poesia, in commistione con altre arti, anche in luoghi non convenzionali, è l’attuale frontiera della sua ricerca artistica.
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