Luciano Tallone.
Buongiorno Luciano, benvenuto su Versante Ripido.
Vorresti raccontarci qualcosa di te per i nostri lettori?
Sono Luciano Tallone, nato a Centallo nel 1958, vivo a Manta (Cn), di professione operaio tornitore, forse da qui la mania di sgrossare oltre ai metalli anche le parole… Ho iniziato nel 1998
a scrivere i primi versi. Nel 2005 ho pubblicato la raccolta “Tracce di vento” ed. Libroitaliano. Da alcuni anni faccio parte del circolo culturale Riveder le stelle di Fossano, mi appassiona anche scrivere testi per canzone.
Quanto di autobiografico c’è nei tuoi versi ?
Probabilmente molto di ciò che ho scritto, soprattutto nei primi anni, ha una forte connotazione autobiografica: la mia scrittura attinge spesso all’ambiente in cui ho vissuto, alle esperienze che mi hanno formato affidandosi ad un linguaggio di immagini che spesso altro non è che specchio deformato della mia interiorità. Penso infatti che la poesia risponda anche all’esigenza di raccontarsi per diventare una forma di dialogo con se stessi. Dopo la pubblicazione di Tracce di vento è emersa una maggiore attrattiva rispetto alla natura e a quanto accade intorno a me, grazie soprattutto alla conoscenza e la lettura di ottimi poeti del gruppo Poesia di Autorieditori.com.
Quali sono secondo te i motivi che tengono lontano il pubblico dalla poesia ?
La poesia è da sempre la terra meno esplorata della letteratura, perché esprime la sintesi di un linguaggio emotivo, metaforico, evocativo dal quale il pubblico prende le distanze: per la difficoltà di coglierne il messaggio o la paura di specchiare in esso il proprio “io” personale rivelatore, anche, di fragilità interiori che si vorrebbe disconoscere. A volte la si identifica come un giardino bellissimo quanto inaccessibile; la responsabilità è anche di chi produce poesia, la quale forse non è per tutti ma è in grado di raggiungere molti quando riesce a stupire con la forza e la potenza delle immagini a dispetto di virtuosismi letterari o forzature stilistiche per sopperire, talvolta, alla povertà di ispirazione.
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La guerra è finita
Si rialza il sole
un faro sulla notte
denuda le ferite,
filari di lacrime ad asciugare
brandelli di carne
bandiere sfilacciate,
secca la polvere nell’aria.
***
Fili d’arcobaleno
Fuori della finestra
l’aria mattinale di novembre
rattrappisce le foglie della vite
sotto un cielo grave di nubi
la cifra dell’inverno si approssima,
ma in questa stanza
fiorisce una primavera
di voci cristalline
i miei piccoli diamanti
armati di sogni e pastelli
infiammano fogli bianchi,
tracciano linee e ghirigori
fili d’arcobaleno
indecifrabili come la vita,
appena fuori la finestra
così lontano l’inverno.
***
Bruciano ancora
i libri lasciati a metà
per troppo vento o incuria
Sull’asfalto bagnato
schiuma la rabbia
che non ha nome o radice
La prossima auto
mi potrebbe schivare
o infilarmi al cuore
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L’ora verticale
Con graffi alle mani
e quella ruga sull’anima
mi piego a quest’ora verticale
non dica il sangue
quanta polvere lo intossica,
e quanto vento ai piedi.
la fatica di vivere con quei “graffi alle mani” , quella “ruga sull’anima”, le ” ferite denudate”…Ma quella fatica viene alleggerita da sogni e pastelli lasciati su fogli bianchi che riescono ad allontanare l’inverno. Nelle tue poesie, Luciano, leggo un consapevole ritratto della vita nella sua complessità….e rifletto. Grazie!
Hai letto bene Loredana, la vita è fatta di chiaroscuri ma la parte più scura tocca prima le note della sensibilità, per questo artisticamente è più facileevidenziare le criticità della vita… ma la vita con me è generosa e spero che la frequentazione di spazi come questo mi permetta di crescere le mie capacità ed arrivare a far emergere megliolaparte solare della vita. Grazie!