Maldimare, poesie di Silvia Secco.
Tredici
Dove il mare arriva stiamo in tredici
fradici a guardare tredici paia
di piedi nel fuoriuscire dai sacchi
sacchi di sogni e di sale
sabbia nei tredici sacchi
sabbia e sale e l’acqua in luogo dell’aria
a riempire i polmoni. E i piedi
tredici paia:
tratti somatici adatti alla platea
dei telegiornali. Tredici paia
uguali in tutto e per tutto al mio paio
da lontano da dove li guardiamo
scordarsi dei passi, annerire.
Degli ultimi tredici passi
chi ci verrà a dire? E dei nomi?
Tredici nomi nominati, pianti
pensati, gridati nomi affidati
a un dio in tutto e per tutto uguale
al mio: come lui sordo, dove il mare
giunge e aggiunge altri tredici al totale.
***
C.P.T.
Neve, se allevi il male, se alleviare
sai il gonfiore, il pulsare delle labbra
cucite, di braccia sfinite a stare
alzate a invocare al cielo e a te. Neve,
se sai, vieni. Se sei capace, lieve
posati. Silenziosa. Fai tacere
le urla a bocca chiusa. Lenisci, smussa
spine di rosa, di filo spinato.
Appiana, muta: una galera in culla.
Fai soffi, delle offese. Fai carezze,
se sai, degli schiaffi. Delle mura fai
polvere. Poi sollevala: fanne ali.
***
L’Orsa dei fondali
Ormai il barattolo si è rovesciato
e non si pianga sul nero versato
di una notte protratta di naufragio
ne’ per il commiato delle rondini:
loro a far ritorno in inverso viaggio.
Ma si desidera perchè ci è vuoto
il cielo. Pieno è il buio dei fondali:
di almeno sette volte sette stelle…
L’Orsa precipitata a inabissarsi
nello sgomento muto d’alghe e pesci
e d’onda (che mai esaurisce e mai approda).
Non restituisce il mare fatto tomba
le costellazioni di sole prede.
E il Settentrione attiene ai predatori.
***
Maldimare
Non lo vedi un mare irrompe sovrasta
costa spiaggia duna respingimenti
diga-frangiflutto capitaneria
strada: non lo vedi? Ti entra nella casa
viene a morirci è un diluvio acquaesale
non lo vedi? Ti allaga il primo piano
t’arriva all’ombelico e non lo vedi
ti limiti ai piedi e la sabbia sporca
i pavimenti: i piedi dei morti no,
sai che non sporcano niente. Ora lava
col mare la colpa
col mare le mani
mani sulle bocche
bocche senza fiati
mani a spingere giù
l’una l’altra lava
Non lo vedi non è Dio a fare morte
del mare, mare-d’uomini al fondale
le orbite vuotate, tane di pesci
e uomini-d’onde non li vedi? A ondate
anomale e così ben calcolate…
Riesci a non vederle e cambi canale
eppure un mare irrompe di annegati
scuro Maldimare a riempirne i sacchi
altro invano male buono alla conta
di bare, dell’oblio da non guardare.
Le ho apprezzate particolarmente, oltre per il versificare elegante che ben conosco, anche e soprattutto per l’assoluta mancanza di retorica. Brava come sempre