Vòre (giochi intorno alla morte), di Matteo Maria Orlando.
Matteo Maria Orlando nasce, nel 1988, nel profondo sud Salento. Vive a Roma, dove studia Giurisprudenza. Ha pubblicato Mi fa male una donna in tutto il corpo (La Vita Felice – 2012), e sue poesie sono state pubblicate in varie antologie.
Che sia livella, sia pialla, che spoglia
la mammella tumefatta di terra;
sia pala la lingua
che scava la lingua che scova
questa morte che dite vita.
***
Ricordi? Giocavamo a indovinare
le morti dietro ai marmi
della cripta al cimitero del paese.
Era allora morire un infiammare
la sera, secca di strame – era una
festa di alfabeti fissati sulle
pietre, gialle di lume.
***
La cancrena ti prese pure gli occhi
così azzurri, così
freddi.
Rimanemmo il ventisei dicembre
a mirare sul muro
le ombre.
***
Quando venne il turno di Lucia –
la vicina di nonna che volò
dal terrazzo ai gerani del cortile –
avevo poco più di dieci anni.
Allora via Mazzini si voltò
in un mesto e chiuso chiacchiericcio:
<<A che ora è avvenuto lo schianto?
Avrà perso l’equilibrio sul muschio>>.
Nel trantràn generale
mia madre volle insistere a dire:
<<Figlio mio, non andare,
tu non devi vedere
che vuol dire morire>>.
***
Cosa vuoi che ti dica,
in fondo dire di morte è dire
di vita – è come parlare
dei limoni sulle vesti di nonna,
oppure dei muri che saltavamo
da bimbi, nei campi.