Metamorfosi spettacolari, poesie di Paolo Gera.
Paolo Gera nasce a Novi Ligure il 4/01/1959. Si laurea in Lettere Moderne all’Università di Genova con Edoardo Sanguineti. E’ insegnante, scrittore, autore e regista teatrale. Con sue opere ha partecipato a importanti eventi come il Festival di Santarcangelo e il Festival Filosofia. Nel 2016 pubblica la raccolta di poesie “L’ora prima” (ed.Rossopietra, Modena) e diventa collaboratore on line della rivista letteraria Cartesensibili e della fanzine Versante Ripido.
Nel 2017 è incluso nell’antologia poetica “Il segreto delle fragole” ( Lietocolle), diventa collaboratore de “L’Indice dei libri del mese”, vince con il suo gruppo Teatro della Pozzanghera il premio europeo Tragos per il Teatro e la Drammaturgia ( XIII edizione) ed è tra i vincitori per la sezione Poesia del concorso “Il sapore della ciliegia”, organizzato dal blog letterario “Le stanze di carta”.
METAMORFOSI SPETTACOLARI
1.ECO
ha mostrato un taglio verticale
canone inverso di un acuto
dall’ugola alle viscere
le grandi labbra dell’artista
nascosto esposto diramato rettificato a reti unificato
la fessa mostrava segni di stanchezza
la voce troppo rapida diffusa
si dichiarava innocente
ha mostrato un taglio verticale
tutto d’un pezzo come un uomo
come un dildo titanico
di fronte alla bocca spalancata
un fallo un errore un espediente stupido
ha mostrato un taglio verticale neppure netto
c’era la prova immagine c’era il tubo
la galleria di specchi
e milioni di occhi a scavarlo ad inciderlo
fino a cancellarlo sulla superficie lucida
a ritornare casta diva e solo voce tra le docce
2.ARACNE
immortalàti sul rosso tappeto
la consegna delle mele d’oro
‘fanculo
la concordia i sorrisi l’olimpica posa del cast
lei li fa scivolare in un fango di lotta
cadere ogni volta a provare il rialzo
rendiamoci conto che è lei la migliore
una posa ufficiale ne ricama la gloria
la statura la stazza i piedi piantati le mani in trionfo
accanto a una banda allegrotta
di ostriche in nero e Armand de Brignac
lei li mostra con le smorfie e i sudori
e le mani premute sui contorcimenti del sacco
o già dopo col trucco di merda che cola
accovacciati sulla ceramica del primo lurido cesso
rendiamoci conto che è la più brava
nessuno la batte nella sua professione
ha il tocco magico e tesse trame d’oro
là sopra si scambiano baci sulla punta degli alluci
lei li infoia in tradimenti e posizioni bestiali
scopate in piedi nella latrina degli handicappati
lei li cattura lei ci cattura
non si discutono ingaggi altissimi ed una sana ammirazione
come stai cosa succede
svegliata dalla luce dell’alba
da un ritorno di moda all’austero
lei vuole uccidersi cancellarsi scomparire
lei vive nel mondo del salva o cancella
della moneta tirata delle tele spezzate dei ragni schiacciati
non puoi trasformarti ora
accettare la bassa redenzione dietro una porta tarlata
o appesa ai vetri infangati di un lucernario
o in un equilibrio di fili lucenti dal lampadario alla fila dei libri mai letti
chiuso il libro
finita la storia col ragno
finita
schiacciato
salvato come insetto o per sempre cancellato
3.LICAONE
si trasforma in lupo per avere contatti
e cadere ululante nella rete visualizzato un milione di volte
ha mangiato carne umana a più riprese
a chi lo riprendeva ha mostrato il lato fotogenico
un selfie coi denti insanguinati
ora i commenti si dividono come l’acqua del mar Rosso
se debba astenersi otto anni
per riprendere il suo volto da uomo di successo
se rendere più razionali e raffinati quei morsi inferti a caso
in un sistema di tubi dove scorrano liberi
i cloruri il curaro il pentobarbithal
addomesticare la morte del lupo in una fine da cani
comunque seguitissima
il re era convinto lo riprendessero in giro
lo mettessero in mezzo con una candid camera
ho sempre vissuto sul chi vive
ho ballato il limbo come una bestia tremula e aggressiva
nutrito dalla diffidenza ho svolto un training pesante
di sollevamento maschere
ho ideato brillanti controscherzi per smerdare il regista
e palette giganti per schiacciare le papere
ora ululo solitario nella sala del trono
I like Licaone
che cucinasti carne di bambino
per smascherare un dio
*
Suggestivo questo palcoscenico dove mito e attualità si scambiano in-felicemente le parti. Davvero degne di nota, queste Metamorfosi Spettacolari di Paolo Gera. Messe in scena semi-mitiche dove l’Eco è una concreta resa della deflagrazione del corpo del performer nell’immagine spettacolare. Dove Aracne è un ragno metafisico che tesse e dissolve la storia nell’arabesco delle pose e dei gesti. E dove Licaone che si trasforma in un lupo e si fa selfies con i denti insanguinati di carne di bambino per ottenere contatti e per smascherare un Dio (dello spettacolo?), merita infine, credo, il nostro “Like”. E’ riuscito (meglio di altri in questo numero) in una critica mimetica, interna, esplosiva della società dello spettacolo. E’ forse il pezzo più pertinente, economico e compiuto, in questo numero di Versante Ripido, sul tema proposto. E ci offre anche uno spunto teorico non disprezzabile: l’uso della categoria del grottesco, appunto, come elemento demistificante dell’onnipotenza dell’immagine che annichilisce il corpo (del mondo). Il grottesco (di cui si accenna anche nelle considerazioni a latere di Anna Zoli), che è l’osceno presente a se stesso con un pizzico di ironia (condito di sale e pepe al punto giusto), cucinato a fuoco lento nella fucina delle carni ardenti e degli sguardi obliqui, può innescare la miccia che faccia saltare (alla lunga e per vie traverse) l’onnipotente solido-fluido spettacolo del “nostro” mondo.