Milano: una poesia di Giulia Niccolai con introduzione di Paolo Polvani.
Ho letto di recente un delizioso libro di Giulia Niccolai, Cos’è poesia, edito dalle edizioni del Verri di Milano. Come in tutti i suoi libri la prima cosa che appare è il suo largo e coinvolgente sorriso. La leggerezza della scrittura rende il libro avvincente come un romanzo; si avverte subito che c’è qualcosa di profondo nelle argomentazioni, le citazioni sono colte e illuminanti, come questa per esempio, di Max Jacob:
“essere all’avanguardia vuol dire stare seduti su una sedia scomoda e aspettare gli altri”;
infine affascinante la sua visione della vita che è un misto di misticismo e di divertimento:
“…il misto di humour e misticismo è per me meravigliosamente liberatorio, mi permette di citare lui quale esempio (anche se Jacob è poco noto) quando certuni tendono a considerare la mia scrittura (un pò mistica e umoristica) come una sorta di irrispettosa e deprecabile combinazione.
Per me è vero l’esatto contrario. Per arrivare al misticismo è indispensabile l’umorismo, altrimenti ci si ferma prima, feriti a morte dalla vita. Depressi cronici.”
Visto che l’argomento di questo mese è la città, volevo chiedere a Giulia alcune delle sue poesie formate da nomi di città, che negli anni ’70 erano già famose, per esempio Como è trieste Venezia:
Igea travagliato
trento treviso e trieste
di disgrazia in disgrazia
fino pomezia.
Como è trieste Venezia…
ma quando ho sentito che ne aveva una recente su Milano mi si è accesa la curiosità di conoscere la sua visione di questa città.
Ed eccola questa poesia, accompagnata da una sua breve nota.
“Questo testo è il risultato di uno stato abbastanza insolito di benessere che trova rispondenza nella fluidità di un’auto in movimento della quale si è passeggeri. Condizione che, nel suo insieme, aiuta a vedere tutto ciò che appare al finestrino con uno sguardo felice e grato. Come se tutto fosse terso e nuovo, privo di polvere e noia. Insolito e promettente, come lo è la nostra mente in quel momento.” (G.N.)
2010 MILANO
a Fabrizio Melocchi
Come la penso la mia città?
Come la vedo?
Come me la sento?
A che velocità mi ci muovo dentro
col pensiero?
Mi è nota, molto nota
ma noia per fortuna poca, non c’è monotonia.
Può risultare anche sorprendente,
protettiva e solo un po’ scostante,
snob e compiaciuta, povera e scalcagnata,
ma a tratti addirittura epica e grandiosa
per brevi attimi felici – come avvolta e sublimata
da una sinfonia – quando il sole basso
della sera illumina solo le cime alte delle case
sotto un cielo terso di primavera. E io,
passeggera di un mezzo, scivolo tra i pieni
e i vuoti delle costruzioni e dal finestrino ne vaglio
– con sempre rinnovata meraviglia – ogni fregio
del passato, annotando ogni dettaglio
per una mia personale partitura.
*
Giulia Niccolai, nata a Milano nel 1934. Giovane fotografa, esordisce col romanzo Il grande angolo, 1966. Tra le raccolte di poesia Greenwich (1971); Poema e oggetto (1974); Facsimile (1976), Russky Salad Ballads (1977); Harrys bar e altre poesie (antologia Feltrinelli 1981); Frisbees. Poesie da lanciare (1994); Frisbees della vecchiaia (2012); Meditazioni. Recente la raccolta di tutte le poesie Poemi & Oggetti. Narrativa e saggistica in Esoterico biliardo(2001) e Le due sponde (2008).
Per approfondimenti su Giulia Niccolai vi rimandiamo ai nostri blog:
http://vistadautore.blogspot.it/search/label/Giulia%20Niccolai
http://intervistadautore.blogspot.it/search/label/Giulia%20Niccolai
Cultura e scrittura a braccetto: se ne vedono poche. Complimenti Giulia.
una scrittura di quelle che ti scivolano dentro e non ti pesano sullo stomaco perchè le senti consone al tuo mondo.
è proprio vero che per essere veramente giovani bisogna maturare molto.
grazie