Miscellanea nostalgica: Fiorito, Latini, Marzano, Massa, Nasr, Pamio

Miscellanea nostalgica: Renato Fiorito, Elena Latini,  Roberto Marzano, Savina Dolores Massa, Meeten Nasr, Ilaria Pamio.

   

    

Negozio di pianoforti
di Renato Fiorito

Ecco cosa ricordo,
un negozio
gonfio di note e di parole
e la noia di bambino senza giochi
che batte a caso
sopra un pianoforte
perché nessuno
gli insegna l’armonia.
Torna a casa mia madre
quando è sera.
Le vado incontro
quando so ch’è l’ora
per accorciar l’attesa.
Mi piace tenerle la mano sotto il braccio
per sentirne il calore.
Nessuno mi ha parlato tutto il giorno.
Solo lei ora mi chiede com’è andata.
Rispondo bene
e butto giù il dolore.
Ci sarà tempo per piangere stanotte
nel segreto del letto.
Mangeremo in sei
su una tavola azzurra
parlando degli affari
che non vanno.
A sera sentiremo alla radio
qualche canzone
o una commedia che non mi piace tanto.
La domenica si ascolta la partita
anche se il Napoli perde quasi sempre.

***

di Elena Latini

timidi orizzonti
interrotti
da una linea bianca

foglie rosse
accartocciate
ai margini

***

STRACCI
di Roberto Marzano

Non so se esistono gli emerodonti
o le flanodispepsie che prendono
gli inguini indifesi distesi in controluce
e nemmeno dove mai possa aver sbocco
la strada parallela al mio senso dell’assurdo
fantastico rimedio alla ragione gobba, fredda
corda ottusa e penzolante
dalla forca comune del buonsenso…

Ma si sa, eh sì che lo si sa, che il sole
in combutta col vento asciuga
i panni stesi sempre più ondeggianti
bianchi e innocenti, pronti
a farsi liberare dalla mollettea gogna
da mani soddisfatte che poco prima
li hanno sfrugugnati curiose
e poi buttati nel buio della cesta
a perpetrare il solito giro lava-asciuga
e stira (solo se è proprio il caso)
una ruota ininterrompibile
se non dall’ultima estrema consunzione
quando si decide di non farlo più
degradandoli a stracci per la polvere
con un non so che di nostalgico rimorso
per quella camicia che si amava tanto…

***

Burlesco
di Savina Dolores Massa

Mi sedussero un cappello e un sottofondo estivo,
anche un burlesco accento da commedia.
Ci si fece compagnia girandolandoci le insonnie.
Poi fu inverno.

Fu difficile riascoltare il merlo,
sbalconarsi sulla violacciocca,
rinnescare sulla lingua la parola.

Sommare i giorni
per chi rifiuta l’arte del contare
disarticola il cammino
e il respirare.
La memoria è animale sofferente
se infami sono gli acidi corrotti
con pistolettata sparata da un saluto
a tradimento.
Non c’è saggezza nel conservare
in salamoia alcun ricordo
o sotto sale.

Neppure sotto litri di spirito
macera lo sbaglio del collezionare.
O imbalsamare.

***

FUKUGAWA
di Meeten Nasr

                           

Fra due ponti, il doppio azzurro e il giallo,
il Sumìda oleoso fa una curva,
anzi un inchino. Allora questo groppo
di rocce levigate dalle piene, il ruscello,
la congerie dei pini e delle felci
era il corredo che Basho abbandonò
quando mosse al suo zen peregrinare.
Di lui, del capanno nulla resta. Immagini,
apparenze. Il mu ci attende sulla cima
della scala di pietra. Un tempo senza tempo
contrasta il permanere dei suoi versi.

***

Agés
di Ilaria Pamio

(ai miei nonni, Ciano e Teresina
e a Chucky…)

“Loro erano in salotto
con la neve sottile sopra la fronte
e quel vetro enorme
alle loro spalle.

E noi due laggiù in giardino
su quella tiepida panchina di marmo
a fumare erba e
i cerchi bucati levarsi alla finestra.”

                                     

Alberto Cini, tecnica mista
Alberto Cini, tecnica mista

 

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