Modalità visionaria: L’esperienza del Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, sezione “Ozio degli attivi”, reportage di Carla Villagrossi.
Il Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio ha una sezione denominata Ozio degli attivi, riservata alle persone che vivono in strutture protette. Tali soggetti, tali autori, vivono in ambiti che intrattengono riflessioni con la psicologia dell’arte e con l’arte-terapia; luoghi ove si mettono in atto e si frequentano attività riparative e riabilitative. L’espressione “L’ozio degli attivi” è tratta dall’evocazione del poeta, Alessio Carra, autore che vive negli ambiti dell’irregolarità sia nella vita che nell’arte.
“Senza irregolarità, indefinizione, sorpresa, non c’è bellezza. Così nell’arte e così nella vita psichica inconscia dove tutto è paradossale, imprevedibile, inaspettato. Avvicinarsi al mondo delle nostre ombre, prendere un po’ di confidenza con il pesante bagaglio delle nostre contraddizioni più nascoste, ci permette, come affermava Jung, di non attribuire al destino la responsabilità delle nostre azioni. Lì sotto tutto è simbolico e, anche se apparentemente non sembra, ci guida, attraverso immaginazione e intuizione, dal mondo inferiore-duale a quello superiore-spirituale, purché il percorso sia sostenuto dall’umiltà”. Così scrive Giancarlo Madella nel proprio contributo all’Antologia del Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, terza edizione 2017.
Ozio. Nell’antica cultura greca tale vocabolo era inteso ed esaltato come evocativo del lavoro culturale e intellettuale, che si differenziava dal lavoro manuale restando tuttavia attivo, operoso, produttivo. Non si tratta di immobilismo, ma di libertà di fare ciò che si desidera in ambito creativo. Dentro i margini utopici dell’arte salvifica e beneficamente trasformatrice si colloca l’utilizzo del mezzo artistico, un rivoluzionario processo, che per quanto incoerente, contraddittorio, conflittuale, permette la nascita di qualcosa di inedito, di certamente nuovo e liberatorio.
La parola che vola oltre ogni confine permette di uscire dal proprio singolo isolamento e collocarsi negli spazi della rinascita.
Gli autori della sezione L’ozio degli attivi propongono un’arte poetica che sa utilizzare immagini, drammi, tragedie, speranze che veicolano un’estetica della realtà soggettiva, del pensiero che parte dal singolo per sconfinare alla ricerca di spazi aperti e di universi possibili.
L’arte della parola coltivata nei luoghi confinati anela alla speranza di un nuovo cosmo in cui l’artista e l’arte sono coinvolti in un processo assolutorio che porta a nuova autonomia.
Il rapporto arte e libertà, evocato nelle creazioni delle poetiche di ciascun autore, insorge contro l’ordine costituito della realtà chiusa, si ribella al sistema dei codici, delle segregazioni e dell’isolamento. Le costrizioni pesano nelle parole poetiche di coloro che scrivono, i quali cercano e inseguono una “promessa di indipendenza” congenita al fare artistico. Una volontà organizzatrice accoglie i contenuti del fantastico, dell’immaginario, della liberazione di una dimensione sconfinata e li trasferisce nell’azione immediata di un pensiero, che Freud avrebbe chiamato “oceanico”.
La poesia appare come se si fosse costruita da sé, nella trasfigurazione delle percezioni raccolte dalla vita, mediante una fruizione irregolare della realtà, alimentata da emergenze profonde, talvolta inconsce. Gli sguardi degli autori verso la poesia mostrano quanto questa sia un’arte praticata oltre ogni possibile astuzia formale e calcolo concettuale, vissuta con rispetto e profonda attenzione, in ascolto delle segrete esigenze dell’umana natura.
“Se il vivaio migliore delle immagini poetiche, anche quelle più tragiche, è lo ‘spazio felice’, forse esse possono manifestarsi anche in questi luoghi perché la poesia muove da un nucleo interiore che si nutre di ricordi o di desideri di felicità, di un passato e un presente che guardano a un dopo migliore, che si realizzerà altrove; perché anche questi luoghi (il carcere, i luoghi di cura o di malattia) escono trasformati dalla poesia che vi si produce. La dimensione protetta riporta infatti a quel desiderio intimo e infantile, che tutti abbiamo fantasticato, del piccolo spazio circolare: il mito della capanna, o del faro, dove può esistere solo l’essenziale e l’essenziale è sempre lì, a portata di mano. E con questi essenziali strumenti immaginiamo sia nata la poesia dei versi della nostra sezione”. (Lucia Papaleo, da un suo testo apparso nell’Antologia del Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, seconda edizione 2016).
“Il vuoto necessario non è certo facile, la poesia esige anche lo stare soli, l’isolamento dagli altri, la vita in una comunità di cura e assistenza, o in un carcere, è quasi un paradigma di isolamento, ma la promiscuità e il contatto ravvicinati, che lì sono inevitabili, allontano quel silenzio tutto intorno a sé e la concentrazione che preparano la poesia. Siamo di fronte, pertanto, a una tensione fra separatezza rispetto ai luoghi d’incontro della società esterna e vita in comunità con altre persone, con cui non si è scelto, ma è capitato di vivere”. (Marco Molinari, da Antologia del Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, terza edizione 2017).
“Se provassimo ad immaginare colui che scrive, in questa sezione del Premio come in qualsiasi altra forma, come un testo egli stesso, ritroveremmo l’ipotesi di una relazione dialettica complessa tra testo esistenziale e testo poetico. Relazione dialettica in cui non c’è più distinzione tra soggettivo e oggettivo. Potremo forse scorgere questa continua rielaborazione del proprio testo vitale, attraverso gli avanzamenti e le regressioni, con i loro movimenti imprevedibili, in relazione con il testo poetico. È proprio in questi luoghi (cosiddetti “protetti”), dove la trama esistenziale è di fatto chiusa in gradi di libertà ridotti, che la creazione e la trasformazione della trama biografica nella trama poetica può forse acquisire il più ampio grado di libertà e di complessità. E di forza, perché più forte è la forza di gravità con cui l’esperienza reale può ‘trattenere’ la trasformazione poetica. Dove, se la poesia costituisce una esperienza conoscitiva doloroso-liberatoria, più complessa sarà forse la costruzione di linguaggi originali. Ma questa è un’altra storia”. (Giovanni Nolfe, da Antologia del Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, terza edizione 2017).
Il Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, organizzato dall’associazione La Corte dei Poeti (www.poesiaterradivirgilio.it), è giunto quest’anno alla sua terza edizione. La cerimonia di premiazione è sempre stata inserita nel calendario di Mantova Poesia, Festival Internazionale Virgilio che ormai tradizionalmente si svolge alla fine del mese di maggio.