Mothia poesie da un luogo di mare di Reinhard Christanell, note di lettura di Bartolomeo Bellanova

Mothia poesie da un luogo di mare di Reinhard Christanell, Edizioni La Zisa Palermo 2017, note di lettura di Bartolomeo Bellanova.

    

    

Non si può iniziare la lettura di questa raccolta senza scoprire Mothia, attualmente San Pantaleo, piccola isola posta a poche centinaia di metri dalla costa siciliana, nel cuore dello Stagnone di Marsala. Già i fenici vi avevano stabilito un emporio commerciale. L’importanza di Mothia aumentò fino a diventare uno dei centri più importanti delle rotte di navigazione fenicia finché nel 397 a.C. fu assediata e distrutta dal condottiero siracusano Dioniso. Da allora iniziò per Mothia un’altra storia sospesa tra l’oblio e i tentativi di rinascita mai compiuti interamente. Questo stato di millenaria indefinitezza condusse in rovina l’antica città fortificata, fino alla sua riscoperta nel XIX secolo, dovuta alla curiosità e alla passione di Joseph Whitaker che ne intuì l’importanza storica.

Non avendo finora avuto la fortuna di potere visitare Mothia, ne sono andato alla scoperta con l’aiuto della tecnologia e si sono spalancate sullo schermo immagini di saline, mulini a vento e spiaggia lambita da docili onde. La raccolta di liriche di Reinhard Christanell porta nel tessuto di ogni verso l’essenza di Mothia, il suo odore. Ne porta la luce chiara, assoluta e assolata, lo sciabordare dell’acqua e l’accecamento del sale.
Dai versi traspare l’osservazione appassionata di pesci, fenicotteri, passeri, formiche e granchi, con i quali il poeta dialoga ammirato, costruendo un suo mondo interiore dove ogni specie è ugualmente importante e nel quale l’uomo cerca faticosamente di realizzare un’armonia, un equilibrio perduto nella coesistenza e nel rispetto della natura.

Questa visione in alcune liriche lascia spazio all’indomata inquietudine del poeta per i grandissimi limiti di ogni vita e per l’imperscrutabilità del destino umano, come in La Linea matta dove l’autore si chiede se, almeno nell’ultimo giorno, gli sarà concesso “di vedere ciò che ho sempre voluto vedere” e “di capire dove precipiti il tempo dietro alla linea matta dell’orizzonte”.
Quest’isola, questo silenzio fuori dal mondo, i convogli di nubi di passaggio e lo sguardo che si perde a trecentosessanta gradi sono per l’autore il proprio “genius loci”, come la nota siepe leopardiana a cui il pensiero corre.

Non è stata facile per la qualità dei testi la selezione che segue per iniziare insieme questo cammino nei silenzi e nella magia di Mothia.

Pesci io e te

Ti ricordi
Quei tempi felici?
Eravamo pesci
Io e te fratelli
In questo caldo
Mare tra creature
Come noi innocenti.
Con nostro padre
Girare pazienti
Come il sole
Da un angolo all’altro
Del piatto Stagnone
E parlare sempre
Sottovoce per non disturbare
Montagne di sale,
Mulini a vento e isole
Che lui si limitava
A disegnare
Con lo sguardo sulla tela
Trasparente dell’immaginazione
Quasi il tramonto
Incandescente potesse
Bruciare quel capolavoro
D’ignoto pittore.

(Osservando C. e D. che pescano “bocconi” nello Stagnone).

Fenicottero

Potresti soltanto
Per pochi istanti
Infilare la testa
Sott’acqua davanti
A me fenicottero
E mi farò portare
Dai bassi fondali
Felice nel cuore
Del sistema solare.

(I fenicotteri sorvolano le isole dello Stagnone).

*

Formiche in laguna

Possono le distanze
Circoscrivere grevi
Fatiche per sopravvivere
Come le formiche
In laguna vanno
E vengono in un insano
Furore dal centro
Del mio cuore.
Non rido per non
Precipitare da un esile
Filo d’erba. Non avrei
Più forze sufficienti
Per scalare vette
Di tale imponenza.
Il peso che porto
A destinazione ormai
Un fardello che cammina
Sulle proprie gambe.
Ma sono io,
Amico, ad ansimare
Sotto la soma. Tu
Lasciami andare
Senza fermare la mia
Funebre peregrinazione.
Nel mare sai
Seppure vicinissimo
Non posso entrare; quello
È il mondo
Precluso a noi operai
Dell’illusione – l’universo
Che non
Conoscerò mai.

(Le formiche attraversano via Torre Lupa).

*

Il paradiso non ha porte

Il paradiso non ha
Porte o altre entrate.
Ma questo nessuno
Lo sa qui sull’isola
Morta che per entrare
Basta spingere forte
La paura dell’aldilà.

(Guardando il mare tra Birgi e Marsala)

*

Nulla / Kein Blatt

Spoglio
Il cielo e solo
In me il ritroso
Nulla.

Kein Blatt
Am Himmel nur
Kahl das scheue
Nichts.

*

Se il mondo fosse capovolto

Se il mondo fosse
Capovolto e si potesse
Camminare sulle nuvole
Senza cadere nel vuoto
Io e te, amica cara,
Ce ne andremmo a zonzo
Mano nella mano
E come certi uccelli
Senza nome lasceremmo
Le nostre impronte
Negli occhi della gente.

*

Nell’età infelice

Sorella, siamo noi
I pochi rimasti
Nell’età infelice
Animelle erranti
Nel quotidiano circo
Degli esultanti.
Lasciamo dunque
Passare i tempi,
I nostri rimpianti
E le nostre sconfitte
Ci saranno di conforto
Nei silenziosi campi
Dell’ultima danza.

*

Uccello vorrei essere / Ein Vogel möchte ich sein

Uccello vorrei
Essere come te
Nascosto nel canneto
Perché non serve
Saper volare se poi
Il mondo dietro me
Scompare.

Ein Vogel möchte
Ich sein wie du
Versteckt im Busch
Denn was hilft
Das Fliegen wenn
Dann di Welt hinter mir
Verschwindet.

(A spasso in contrada Spagnola).

*

La linea matta

Aspetterò l’ultimo giorno
Luna per dirti
Addio. Poi sarà –
Se sarà – un’alba
Senza colore,
Il volo silenzioso
Di un uccello
Da un capo all’altro
Del cielo. Chissà
Se finalmente vedrò
Ciò che ho sempre
Voluto vedere,
Se mi sarà concesso
Di capire dove
Precipiti il tempo
Dietro la linea
Matta dell’orizzonte.

*

Io sono la pietra

Io
Sono la pietra
Che non parla
Il fumo di un falò
Che annebbia l’orizzonte
La parte buia
Della luna
Il bianco del foglio
Su cui ha
Scritto il tempo
In cui ero
Un nome
Tra parentesi
Come il tuo:
(Mothia).

*

cover
in apertura opera di Maurizio Caruso

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