UN FOLLOWER PER TE
racconto (per ragazzi ma non solo) di Roberta Nagy
La minuscola isola di Torre Faro è un piccolo paese di pescatori. La vita scorre lenta, scandita dai ritmi delle maree, lontana dalla modernità. Gli abitanti hanno una esistenza semplice, legata alla pesca. La vita del paese gira tutta attorno al faro. Si accende all’imbrunire ed è la prima luce che le barche scorgono durante la notte. Quando il mare si fa grosso o si ammanta di nebbia, è l’occhio luminoso che trae i marinai in salvo. Tutti conoscono il faro e i Marino, la famiglia che lo custodisce.
Marino Marino è il capo famiglia oltre che guardiano del faro e Carlo Marino, suo figlio, fa il pescatore. Marino Marino è arrivato dalla Sicilia che era poco più di un ragazzino e ora i suoi capelli somigliano alla spuma del mare. Nessuno conosce il tempo e le maree meglio di lui, altro che meteorologia: basta chiedergli che tempo farà domani, se il mare sarà grosso o in bonaccia. Le previsioni di Marino non sbagliano mai. È così da sempre. Lui ha visto passare tante barche, alcune sparire tra le onde, altre lottare con il mare infuriato e riuscire ad arrivare in porto, guidate dalla luce del faro. Però Marino Marino è ormai vecchio e sogna di riposare per sempre, cullato dalle nuvole. Desidera l’arrivo dell’Angelo della Morte, che stranamente tarda.
Ma un giorno di Novembre eccolo finalmente suonare alla porta.
– Sono venuto a prenderti, gli dice l’Angelo con tono suadente.
Marino Marino rimane perplesso davanti a quel distinto signore in completo scuro e cravatta, con una valigetta di cuoio nella mano destra.
– Mi scusi, deve avermi scambiato per qualcun altro – risponde.
L’Angelo lo guarda interdetto.
– Non sei Marino Marino? – chiede.
– Certo che sono io! – risponde piccato Marino.
– Bene, allora non c’è alcun errore. Ho risposto alla tua chiamata. Sono l’Angelo venuto per condurti nel tuo ultimo viaggio. –
Marino allora capisce e sorride felice, poi si rabbuia.
– Ce ne hai messo di tempo! – gli dice.
– C’è stato un intoppo burocratico – risponde l’Angelo.
– Perché, anche lassù c’è la burocrazia? – chiede Marino stupito.
– Sì, certo. Ma da quando l’Altissimo ha pensato fosse il caso di modernizzarci, va molto meglio: abbiamo snellito la burocrazia, cambiato la nostra immagine e persino il nostro nome. Ora ci chiamiamo Followers, non più Angeli! –
– Followers?!? – mormora, tra sé e sé Marino Marino. – Che razza di nome è “followers”? –
Ciò non ostante calca il berretto da marinaio sulla testa, mette la pipa, una scorta di tabacco e le chiavi del faro in una piccola sacca di tela e si prepara a partire. Solo che qualcosa torna a non quadrargli in quel distinto signore in completo scuro e camicia di un bianco così bianco, ma così bianco da far invidia a tutte le lavanderie del mondo.
– Ang… ehm… Follower, ma… e le ali? – gli chiede.
L’Ang.. ehm… il Follower carezza la valigetta.
– Sono qui dentro – dice. – L’Altissimo ha pensato che avremmo avuto un aspetto più moderno e rassicurante senza, e ci ha fornito questo comodo strumento in cui riporle quando non le usiamo. –
Rassicurato dalla risposta Marino Marino afferra la sua sacca di tela e se la mette in spalla. – Mi piacerebbe riposare per sempre cullato dalle nuvole – dice all’Angelo. Che lo guarda e annuisce.
– Sarai accontentato – gli dice, – ma dobbiamo sbrigarci ed essere sulla Volta Celeste non più tardi delle 17, prima che i Cancelli chiudano. –
I due si mettono quindi in cammino. La strada verso la Volta Celeste è lunga e va verso l’alto, sempre più in alto. Dopo un po’ che camminano, a Marino Marino viene il fiatone, ma gli basta dare uno sguardo alla Torre Faro perché la fatica svanisca: da quell’altezza è davvero bella. E l’isola, poi. È tutta verde, di un verde brillante, circondata dal luccichio azzurro del mare, mentre uno sbuffo di schiuma bianca lambisce la base del faro. Ed è proprio in quel momento che Marino Marino si ricorda di una cosa terribile: non l’ha acceso. Non ha accesso il faro! Con l’emozione della partenza se n’è dimenticato.
– Dobbiamo tornare indietro, mi sono dimenticato di accendere il faro! – dice al Follower.
Il Follower gli sorride.
– Ormai non è più compito tuo – dice. E lo invita a proseguire nella salita.
Anche se con un po’ di preoccupazione per non aver compiuto fino in fondo il proprio dovere per l’ultima volta, segue l’Angelo verso la sua destinazione.
Insieme salgono e salgono ancora. Il cielo intanto cambia colore, da azzurro splendente a grigio plumbeo, e le onde si fanno decisamente più grosse e più alte.
Marino Marino guarda verso il mare e vede la barca da pesca, e vede che a bordo c’è suo figlio, Carlo Marino.
– Si prepara burrasca e il faro è spento – dice. La voce gli si è incrinata in una nota di apprensione.
– Ormai non ti riguarda più! – ripete perentorio il Follower.
Marino Marino però vede la barca da pesca che beccheggia sempre di più fra le onde.
– Finirà sugli scogli! – esclama. La voce gli si è fatta disperata.
– Ti prego – supplica verso il Follower, – fammi tornare indietro ad accendere il faro! –
Il Follower scuote la testa.
– Non puoi tornare indietro, ormai sei morto! –
Il vecchio guarda di nuovo in basso e sente l’angoscia iniziare a divorarlo.
– Ti scongiuro, prestami le tue ali per arrivare al faro! –
Il Follower fa cenno di no con la testa.
– Allora vacci tu! – lo supplica Marino Marino.
– Non sono qui per accendere fari, ma per accompagnarti nel tuo ultimo viaggio! – dice il Follower leggermente alterato.
– Gli scogli sono vicini, e mio figlio senza il faro non può orientarsi: finirà per sbatterci contro! – si lamenta Marino Marino.
Il Follower guarda in basso, vede la barca, e sospira.
– Sempre la stessa storia: dimenticano tutti di fare qualcosa prima di morire. Poi tocca a me rimediare! –
Apre la valigetta e tira fuori le sue ali bianche ripiegate in un modo perfetto, ma così perfetto che la perfezione proverebbe invidia. Le scrolla forte fino a quando non riprendono forma, poi le indossa e le apre. A Marino Marino sembrano due immense vele bianche.
– Dammi le chiavi del faro – gli dice il Follower. – Tu nel frattempo, continua a salire. –
Marino Marino annuisce, mentre gli passa il mazzo di chiavi.
Il Follower si lancia a capofitto verso il faro. Marino Marino lo vede precipitare in picchiata verso il faro a una velocità incredibile, dritto come un fuso, le ali spiegate alla perfezione.
Sollevato dal gesto dell’Angelo, riprende a salire. Senza il Follower accanto, si sente però venir meno il fiato, ma ugualmente continua. Non si dica mai che Marino Marino venga meno alla parola data. Giunto in cima trova un cancello con l’indicazione “Volta Celeste”: fortunatamente è ancora aperto!
Prima di attraversarlo guarda giù, attraverso le nuvole: la luce del faro adesso è accesa e brilla intensamente; la barca di Carlo Marino naviga al sicuro, lontana dagli scogli.
Marino Marino varca allora il Cancello, si sistema comodamente su una nuvola , si accende la pipa, calca bene il berretto sulla testa e ricomincia a fare ciò che ha fatto tutta la vita: guardare il mare.
E il suo follower?
Quando torna e lo vede già sistemato sulla nuvola, si toglie le ali, le ripiega alla perfezione, ma così alla perfezione che la perfezione stessa ne prova invidia, e le ripone con cura nella valigetta. Poi si sistema la cravatta e, rivolgendo una preghiera di ringraziamento all’Altissimo, parte verso una nuova missione.
Che bella la storia di Marino Marino. Un uomo che ama tante cose: la pipa, il mare, il faro e suo figlio prima di tutto. Bello saperlo sulla sua nuvola con vista mare. Un gioiello da leggere questo di Roberta.
Complimenti! Di una leggerezza che coinvolge.
Bello, scorrevole e tenero