Nati da sprazzi d’azzurro di Paola Moreali, Incontri ed., note di lettura di Luigi Paraboschi.
Si intitola “Prologo” la poesia con la quale Paola Moreali apre questa sua ultima opera e mi pare che essa dia l’impronta ad una raccolta di versi che si allontana dalla precedente “oltre il cancello“ per il tono più astratto e per la presa di distanza dai ricordi dell’infanzia e della gioventù, e così immergersi con questi versi dentro un visione ultraterrena nella quale si possono includere coloro che sono i poeti, quelli cioè che sono “Nati da sprazzi di azzurro“.
Eccola :
Scatta il passato
le sue istantanee
il tempo imperfetto
sui nostri volti ingialliti
l’ordinato disordine dei cassetti :
vecchie pellicole cartoline
spille balie biglietti
qualcosa che arriva a destino
è lascito di un tempo che muore
ma per i nati da sprazzi d’azzurro
risalire le chiazze sui muri
è scoprire i fili d’erba del tetto
e il fervore delle nuvole in volo
I poeti sono nati dal cielo (dall’azzurro) e tornano all’azzurro per poi ricadere nuovamente tra i mortali in un ciclo continuo come la pioggia che passa naturalmente attraverso le nubi, anzi nelle nubi ha la sua origine.
E la scansione di questo lavoro si articola attraverso capitoli intestati ai vari tipi di nuvole: cumuli- cirri- altostrati- altocumuli stratiformi- cirro cumulo stratiforme – cumulo nimbo- stato nebuloso – nimbostrato.
Una classificazione alquanto insolita ed originale ma che attesta un poco (almeno, io credo, non conoscendo profondamente l’autrice per poterlo affermare con certezza) un atteggiamento sognante ma non evanescente della poeta che in una poesia di pag. 44 intitolata “il riposo dei sogni“ scrive:
…
di stelle
e arcobaleni
io svuoto
le mie tasche:
le nubi sono
cuscini al vento
che riposano
i miei sogni
E’ molto utile al fine di comprendere meglio il mondo interiore della Moreali prestare anche attenzione agli esergo che lei appone in apertura di ogni parte di questo suo lavoro.
Infatti la scelta di questi aforismi o estrapolazioni di testi in prosa o citazioni a me non è parsa casuale o inserita per accondiscendenza verso i loro autori, bensì contribuisce a fare da cornice a scelte linguistiche e letterarie da non sottovalutare, a cominciare dalla prima, di Erri de Luca
“guardo il cielo da bambino, da quando la postina mi disse che a guardare sempre i boschi gli occhi pigliano il verde. Lei ce li aveva neri a forza di leggere gli indirizzi. Io per tenermeli chiari ho cominciato a fissare i cieli. E’ tanto tempo che viaggiano sugli occhi, attraversano il loro campo, scavalcano le ciglia “
Una frase che contribuisce a chiarisci il significato di questa azzurrità che la Moreali assegna agli occhi dei poeti, che viene ribadita ancora più sotto sempre dallo stesso De Luca “gli veniva il pensiero che la materia intorno era composta di vita precedente e scaduta, nelle nuvole c’era il fiato umido delle bestie che aveva abbattuto e di antenati di uomini“
Ma il dubbio sull’esistenza, le domande sul chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo sono ben espresse da questo esergo di P.M. apposto in apertura della parte chiamata Altostrato che dice “l’interrogarsi sulla precarietà della vita è guardare attraverso lo smeriglio di un vetro“, e ne voglio riportare ancora una di Mario Pelati come prefazione di Atmosfera, che afferma “Le nuvole sono espressioni degli stati d’animo dell’atmosfera …” dalla quale possiamo ricavare la sensazione che l’atmosfera possegga una sua espressione che i “nati da sprazzi di azzurro“ possono interpretare così, come detto nella poesia a pag. 27,
Gestazioni e amori :
Rinascere alle emozioni
per vivere di farfalle
per avere fruscii di ali
nelle viscere
battiti a lungo attesi
o note d’improvvisi
come preludi
recitava lo spartito
noi presi alla sprovvista
con parole di farfalle in bocca
vite velate
da tenere volate via
ed anche nella successiva di pag. 28
Domanderai domani
Punta aguzza di cielo
tu che ti stagli
immobile e sai
se è vita o morte
che si perpetua
nel raccontare di noi
che stiamo per accorgerci
dove il cielo va a finire
e grande è la pace
che ci giunge e ci congiunge
a quella fetta aperta
d’orizzonte che ci arresta
e ci dice: aspetta qui,
domanderai domani
L’impressione che si ricava leggendo questo bel libro di versi è quella di un pensiero che si pone in osservazione del mondo e della vita, ma cercando di astrarsene per ascendere con l’immaginazione verso il cielo, esternando quell’anelito che in tedesco si dice Sehnsucht e che è il titolo della poesia a pag. 25 che suona così:
E’ qui
su questo unguento diafano
che distendo
gli albori delle ferite
a questa ansia di pace
cui sottendo
a questa quiete rimarginata
che intendo
regalo i sogni muti degli infanti
gli ori pallidi delle albe sospese
i soffi caldi delle conchiglie giganti
e tutto quello che di carezzevole
il mio sguardo può ancora cedere
La parola è ricerca di pace, inseguimento interiore verso quella serenità che si legge e si intuisce nella poesia:
Dono del presente a pag. 43
Di rado penso
ad un cielo viziato
che fuma grigio
le idee degli uomini
penso piuttosto
alla realtà che tocco
con questo attingere
al dono del presente
mio breve tempo conquistato
mentre spalanco sguardi su un teatro
che inscena spettacoli
in diretta dal creato.
Non tutti gli angoli del buio sono rischiarati da quella luce che non mi limiterei ad interpretare solo in senso tangibile, di luce concreta, quanto vedo in essa riferimenti evidenti ad una Luce con la maiuscola , come si può estrarre dalla poesia a pag. 52 intitolata
Limiti di luce
Ci sono angoli bui
a ridosso del mondo
dove la luce impazza
a voler entrare
fruga le foglie
fascia le facce
fende le soglie
ci sono angoli bui
a ridosso del mondo
dove la luce entrata
non può rischiarare
fredda le forme
frange le frasi
forgia le orme
se ne va vantando
che l’ostilità del buio
non è un affar suo
e per rivalsa
scompare
Ma la luce a volte non basta per superare la depressione che fa parte della natura umana, malgrado la buona volontà dell’autrice che scrive a pag. 56 in
Giorni alterni
Ci sono giorni
che piovono sui tuoi segnalibri
sulle pagine scritte a matita
sul punto a margine
di un’idea realizzata
e ti stanno a guardare
ci sono giorni
che macerano a morte le foglie
sul fondo ormai scuro
della tazza del tè
certi e sostenuti oracoli
da non augurare
ci sono giorni
che bussano alla porta
le tue risposte inattese
che smarcano gli attimi
e poi ti lasciano andare
e in quei giorni le nostre forze non bastano a risollevarci, occorre cantare:
Fuori dal canto come lei fa a pag. 60
La fuori sull’ ottava del bosco
dove il canto si fa umile
e sfiora l’aria per ascoltarsi
batte forte il cielo
e bussa alla pianura
Dio, se si avesse un po’ di fiato in più
per respirare fuori dal canto
il limite
nella notti pensose
trapelate dagli occhi
ansie dimenticate negli armadi
o nella terra dei vasi
Malgrado la consolazione umana di sapersi “nati da sprazzi di azzurro“ e quindi destinati a ripercorrere in eterno il ciclo cielo/terra/cielo anche il poeta più fiducioso di questo ripetersi eterno non riesce a non provare sgomento e perplessità, la stessa che ogni giorno attende ognuno di noi di fronte al dramma del vivere, che è così ben espresso da questa ultima poesia ( la più dolce a mio parere ) che riporto, quella di pag. 86 che si intitola
Curve e spigoli
Non capisco
cosa sia dell’albero
o del bordo della siepe
quel tutt’uno verde
che gira all’angolo
se è nel margine
di ogni cosa
che si svolta piano
a volte, senza fretta
non capisco
cosa sia del mondo
o delle cose circolari
che ci confondono
se è nel nostro
vivere a spigoli
che si snoda quello
che sarà la svolta
in una strada nuova
Una scrittura disarticolata quella della Moreali, nel senso che richiede che il lettore si costruisca una musicalità del verso (che esiste, certo che esiste) attraverso una plurima lettura a voce alta per scovare le rime spesso nascoste, le assonanze non facili da identificare, il che dimostra nella poeta il possesso di un notevole bagaglio di letture poetiche e non, sia in lingua che in lingue straniere, che sono la cornice di tutto rispetto per un’autrice che ha saputo innovare completamente il suo linguaggio rispetto ai lavoro precedenti.