Nei giorni di non memoria, poesie di Francesco Paolo Intini

Nei giorni di non memoria, poesie di Francesco Paolo Intini

 

 

Francesco Paolo Intini (Noci,1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali ad esempio “Inediti” (Words Social Forum*, 2016) e “Natomale” (LetteralmenteBook, 2017). Ha pubblicato in rete due monografie su Silvia Plath (“Sylvia e le Api”. Words Social Forum 2016 e “Sylvia. Quei giorni di febbraio 1963. Piccolo viaggio nelle sue ultime dieci poesie”. Calliope free forum zone 2016). Ha recentemente contribuito alla raccolta “La pacchia è strafinita di AA VV a cura di Versante Ripido. Una raccolta dei suoi scritti: “ NATOMALEDUE (2010-2018)”è finalmente in preparazione. (*sito attualmente non attivo in rete)

         

Su Cristo nessun editoriale

Premessa:
“nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma
e dunque cosa creano gli artisti? Se l’ universo soddisfa le sue leggi
cos’è allora il nulla dei filosofi? ”
…………..
Il firmamento sa di sangue stamattina
qualcosa smuove le statistiche di Vega
titoli e conti si rincorrono, il nuovo governo
riscalda acqua bollente, dinnanzi a un direttore di banca
i re diventano giullari
il collasso non era previsto
così anche a leggerla di domenica
la cronaca appare nel suo ritorno di musica e parole inverse
nessuna garanzia di raccolto vuol dire che fallirà lo sforzo
di scommettere su maggio
confidare nelle gemme un assurdo che varrà
l’essiccarsi dei piccioli
Da dove sgorga la creazione?
L’energia ha quanti di denaro
denso come protoni al centro del Sole
lo sapevi?
Visione di tronchi sfatti
e per l’alba banconote nei nidi
parità di spiccioli e pigolio
L’inesorabile è davanti a noi
ma il senso letterario
può leggere nelle cadute
dalle impalcature?
Restano carni flagellate
Uncini rossi nella Via Lattea
su Cristo nessun editoriale
neanche una citazione quando
cola acciaio sugli operai

      

Confessione di Ciuto Brandini

Sentivo questa cosa avvicinarsi col volto del carnefice
Ero nelle sue mani ma non m’importava
Il vento sulle verande, una bugia

Pesante anche la scusa delle orchidee
-dovevi deliziartene! Diceva-
atti d’accusa con l’indice puntato

Che colpa è amare l’uguaglianza?

Così ingrigiti dalla cenere, emergenti da cassonetti
Avevo visto-in un’altra epoca però- bolscevichi avanzare
Adesso mi trovo a tu per tu con ritratti sporchi di Lenin
Uno che puzza di rancido tormenta le spalle
Deve essere marmo o un dente di squalo rimasto attivo

Non mi aspettavo tanta bufera a cancellare muri dal cielo
E poi un vero russo non lo ero mai stato
Perché bisogna nascere russo e nel trecento
Per sfidare il tempo
e accendere sulla Moscova il fuoco della Rivoluzione

Non sono stato Majakovskji, nemmeno Esenin o Pasternak
Ed in vero trovo difficoltà a piazzare due o tre pezzi forti
Della contemporaneità
Ma su tutto è il cuore ciompo che scuote
Inquilino assurdo col capo chino nell’accidia:

“Spogliateci tutti ignudi: voi ci vedrete simili;
rivestite noi delle veste loro ed eglino delle nostre:
noi senza dubio nobili ed eglino ignobili parranno;
perché solo la povertà e le ricchezze ci diseguagliano.”*
*N.Machiavelli Istorie fiorentine (III,13)

           

Dal 3D a un bianco e nero senza ritorno

Qualcuno spara giù a Portella
colpi di mitraglia sugli albanesi
poveri albanesi…

e noi dove si corre?
la veritàvifaràliberi…liberi…liberi

si corre dunque, il piombo sembra rallentare
talvolta si ferma lo vedo accanto respirare
cerca un pascolo d’acciaio un fucile in abbandono
macchè!

corre il piombo di Portella
corre più di me più delle donne e di Vincenza
un capezzolo è lì che allatta una ginestra
un’altra cerca ancora suo marito
non sa che il piombo si ferma solo
in un pascolo di carne
e quando cresce

Boooooooooooooooooomba!

Corrono le schegge, vibrano le stazioni
quanti albanesi sono caduti tra le ginestre?
Si fa un conto
ne mancano dieci poi cento forse mille
sembra il buco in una banca
e intanto il piombo corre… corre
nessuno che lo ferma

però
la veritàvifaràliberi…liberi…liberi

qui c’era il futuro di una volta
il 69 e poco in là l’80
ora solo il 47 distaccato dal presente
come non c’entrasse la ginestra con la bomba
e fosse un volo d’api che va e va
da un 3D a un bianco e nero senza ritorno

però
la veritàvifaràliberi…liberi…liberi

Nei giorni di non memoria per Sabra e Chatila

L’elenco delle ossa è fatto, non manca niente
anche i cuori sono sistemati
ce n’è voluto per rimettere a posto i piccoli
separare le bocche
in cui infilarono le mani per strapparli

Nessun nome è perso
una bimba se li ricorda tutti
quelli che le squarciarono attorno,
il padre crocifisso
e lei…

nessuna novità in questo
i poveri hanno una Dachau in fronte
e poco importa se a notarla nello specchio
s’impazzisce
Il tempo non appartiene a chi sta sempre indietro
e passa sotto un muro per rubare una mollica

ma è strano che nel conto degli agnelli
qualcuno sia avanzato ed è stato visto
digrignare i denti e chiudere il cancello
perché lavorassero indisturbati i lupi

E che strana questa nota su una pagina di Storia:
“ Niente da imparare” c’è scritto
come se fosse un ordine per la coscienza.
Che so?
una postilla da aggiungere all’altro:
“ Non desiderare la roba d’altri”
anche in caso di morte o
di sterminio degli innocenti.

      

Nelson Mandela a Umtata, 1937 - in apertura Mandela nel 2008, South Africa The Good News, CC BY 2.0
Nelson Mandela, attivista sudafricano poi Presidente del Sudafrica, a Umtata nel 1937 – in apertura Mandela nel 2008, South Africa The Good News

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