Nel canto degli uccelli, poesie di Josip Osti

Nel canto degli uccelli, poesie di Josip Osti.

     

   

Josip Osti, poeta, narratore, saggista, critico letterario, curatore di antologie e traduttore, nato nel 1945 a Sarajevo dove si è laureato alla Facoltà di filosofia. È stato redattore del giornale studentesco Naši dani (I nostri giorni), redattore nella casa editrice Veselin Masleša, segretario della Sezione dei letterati della città di Sarajevo e direttore della Manifestazione letteraria internazionale I giorni di poesia di Sarajevo, redattore della rivista Books in Bosnia and Herzegovina, presidente dell’Associazione dei traduttori letterari della Bosnia ed Erzegovina.
Da giovane praticava anche l’atletica: È stato più volte recordman e campione della Bosnia ed Erzegovina nelle gare sprint, campione giovanile della Jugoslavia in pista di 400 metri e inoltre per parecchi anni membro della rappresentanza atletica jugoslava.
Dal 1990 vive in Slovenia (a Ljubljana e a Tomaj sul Carso che negli ultimi anni è la sua fissa dimora). Fino al pensionamento in Slovenia nel 2007 era libero artista, vivendo, come soleva dire, d’amore e di ciò che scriveva e traduceva. Dal 1997 scrive anche in lingua slovena. L’opera completa di Osti d’allora in poi, realizzata tanto nella lingua dei ricordi (come chiama il suo serbocroato ossia il bosniaco di provenienza croata) quanto in sloveno, consiste in più di 30 raccolte di poesia, 5 libri di prosa e 27 volumi di saggi, critica letteraria e testi pubblicistici.
Ha curato 14 antologie di poesia e prosa slovena e bosniaco-erzegovese e ha tradotto più di 110 libri e 17 testi di teatro di autrici e autori sloveni, traducendo per giunta anche qualche libro di autori bosniaci-erzegovesi in sloveno.
Finora i suoi libri sono stati tradotti in 70 lingue straniere e pubblicati all’estero.
Molte sue poesie sono state incluse in parecchie antologie di poesia bosniaco-erzegovese, croata, jugoslava e slovena, ma anche in parecchi florilegi di altri paesi balcanici, mitteleuropei e mondiali. In sloveno (tradotte o scritte direttamente) sono state pubblicate le seguenti sillogi di Osti: Barbara in barbar (Barbara e il barbaro – traduzione di Jure Potokar), 1990; Ljubezensko dvorišče (Il cortile dell’amore – per l’infanzia, tradotto da Boris A. Novak), 1993; Sarajevska knjiga mrtvih (Il libro dei morti di Sarajevo), 1993 e Salomonov pečat (Il timbro di Salomone, entrambi con testo a fronte, tradotti da Jure Potokar), 1995; Kraški Narcis (Il Narciso del Carso), 1999; Veronikin prt (Il sudario di Veronica), 2002; Večnost trenutka (Eternità dell’istante, scelta e nuove poesie), 2003; Rosa mystica, 2005; Vse ljubezni so nenavadne (Tutti gli amori sono straordinari), 2006; Med Koprivo in Križem (Tra Kopriva e Križ), 2007; Tomajski vrt (Il giardino di Tomaj), 2007; Dan in noč vsakdana (Giorno e notte, trantran quotidiano), 2007; Sence kresnic (Ombre di lucciole), 2009; Jutranjice, večernice (Canti mattutini e vespertini), 2009; Oživi mrtva veja (Si rianima il ramo morto), 2009; Na križu ljubezni (Sulla croce dell’amore), 2009; Nocoj sneg diši po tebi (Stanotte la neve ha il tuo odore), 2009; Objemam te in poljubljam v vseh barvah Marca Chagalla (Ti abbraccio e bacio in tutte le tinte di Marc Chagall), 2010; Rad imam življenje, smrt pa rada mene (Amo la vita, la morte invece ama me), 2012; Na nikogaršnji zemlji (Nella terra di nessuno), 2014; Majhna pesem (Piccola poesia), 2015 e Atrij (Atrio), 2015.
Quattro libri di prosa: Izginula ledena čarovnija (La scomparsa magia di ghiaccio, tradotta da Lela B. Njatin), 1998; Učitelj ljubezni (Il maestro dell’amore, tradotta dall’autore), 2004; Pred zrcalom (Davanti allo specchio), 2016 e Duhovi hiše Heinricha Bölla (Gli spiriti della casa di Heinrich Böll), «romanzo caleidoscopico, fatto di storie, soprattutto di scrittori», 2016.
Due raccolte di saggi: Tek pod mavrico – eseji in literarnokritični teksti o delih slovenskih pisateljic (Corsa sotto l’arcobaleno – saggi e testi di critica letteraria di opere delle scrittrici slovene), 2008 e Življenje s knjigami (Una vita con i libri), 2013.
Un volume di interviste: con lui e sue con altri scrittori: Med čermi vprašanj in odgovorov (Tra gli scogli delle domande e le risposte), 2014; un libro di corrispondenza con Vera Zogović: Sarajevo med Ljubljano in Beogradom (Sarajevo tra Ljubljana e Belgrado), 2016.
Ha ottenuto molti premi letterari e riconoscimenti per le traduzioni. Negli ultimi trent’anni il premio Serate di poesia a Trebinje, 1991, due volte il premio dell’Associazione dei traduttori letterari BiH, 1981 e 1985; la pergamena Župančič, 1985; la pergamena Potokar, 1987; il premio Zlato kolo (La ruota d’oro), 1991; il premio Zlata ptica (L’uccello d’oro), 1992; il prestigioso premio internazionale Vilenica, 1994; una medaglia della Città di Ljubljana, 1997; il premio Veronika, 1999 – (il suo Narciso del Carso è stato giudicato nel 1997 il più bel libro di poesia in tutta la Slovenia vincendo di conseguenza il premio indetto); il premio Oton Zupančič, 2000; nel 2005 a Trieste (I) una menzione speciale per la poesia da “Scritture di Frontiera 2004” per la raccolta trilingue L’albero che cammina – edita da Multimedia Edizioni, Salerno nel 2004); il premio Jenko, 2006 (per la raccolta Tutti gli amori sono straordinari essendo stata ritenuta il più bel libro di poesia dell’anno in Slovenia.) Inoltre, nel 2007, gli sono stati assegnati il premio della casa editrice Bosanska riječ (Tuzla, BiH / Wuppertal) per la raccolta Rosa mystica; il premio annuale dell’Unione degli editori e librai BiH e il diploma Lavrin dell’Associazione dei traduttori letterari di Ljubljana per l’opera traduttiva di tutta la sua vita nell’ambito della mediazione della letteratura slovena ad altri popoli. E nel 2015 il Comune di Sežana gli ha conferito la medaglia Srečko Kosovel.

In questo stesso numero di Versante Ripido trovate un’intervista a Josip Osti. Qui vi proponiamo un’ampia selezione di poesie edite curata da Sergio Iagulli e Anna Belozorovitch in traduzione di Jolka Milič:

     

da Josip Osti, Nella Terra di nessuno, 2015 Multimedia Edizioni Salerno 

   

V ptičjem petju
je sporočilo, ki ga
pošiljam sebi.

Nel canto degli uccelli
c’è un messaggio che
mando a me.

***

Ne piha! To se
na bambusovih vejah
gugajo ptiči.

Non tira vento!
Sui rami dei bambù
oscillano gli uccelli.

***

Ustavilo se je
tiktakanje – detel
v mačjem gobcu.

Si è fermato
il ticchettio – il picchio
nelle fauci del gatto.

***

Školjka sem. Pesem
v meni je biser – lep
in hkrati boleč.

Sono un’ostrica. Il canto
in me è una perla – bella
e assieme dolorosa.

***

Nečitljiva je
pisava kril lastovk po
papirju neba.

È illeggibile
la scrittura delle ali delle rondini
sulla carta del cielo.

***

Zvezde bedijo,
ko spijo rože, rože,
ko spijo zvezde.

Le stelle vegliano
quando dormono i fiori, i fiori
quando dormono le stelle.

***

Nocoj so ptice
sanjale, da so zvezde,
zvezde, da so ptice.

Stasera gli uccelli
sognavano di essere stelle,
le stelle di essere uccelli.

***

Danes pa jém sam.
Že sem nahranil mačke,
ptice in mravlje.

Oggi mangio da solo.
Ho già dato da mangiare ai gatti,
agli uccelli e alle formiche.

***

Sam sem in nisem.
Sred cvetočih sem rož, ti –
cvetiš v meni.

Sono solo e non lo sono.
Sto in mezzo a fiori rigogliosi, tu –
fiorisci in me.

     

da Josip Osti, L’albero che cammina, 2004 Multimedia Edizioni Salerno

     

VSE JE PRIVID SAMO

Ubil sem slepca, misleč, da je strupena
kača. Bo nekdo mene ubil, misleč, da sem
človek, ki povsod in vsakomur dela zlo?

TUTTO È SOLO APPARENZA

Ho ucciso un orbettino ritenendolo un serpente
velenoso. Mi ucciderà qualcuno considerandomi
un uomo capace di fare del male dovunque e a chiunque?

***

LJUBEZENSKO PISMO STARCA DEKLICI

Vrt, ki ga z veseljem urejam, je
ljubezensko pismo starca deklici. Tisti,
ki se bo kdove kdaj, ko bom jaz vse
in spremenjen v svevidno oko, bosonoga
sprehajala skoz visoko travo v vrtu.
Ki se bo ustavila pred čudežem barv in
dišav. Pred večpomensko razvrstitvijo
iz daljnih krajev dobavljenega rastlinja
in z enako pozornostjo njegovanega plevela.
In dolgo bo stala pred nerešljivim
sporočilom, ki ga skupaj ustvarjata cvet
magnolije in cvet koprive, cvet japonske
češnje in cvet robide … Razporeditev
rumenih cvetov regrata na travniku enaka
razporeditvi svetlikavih zvezd na vedrem
poletnem nebu. Korak od nje, kot mladi
mesec na dnu kalnega napajališča, v travi
davno pozabljen in že zarjavel srp. In
preden bo zakoračila naprej, bo visoko
dvignila krilo in se bodo zableščala bedra
deklice, v tem hipu spremenjene v dekle.

LETTERA D’AMORE DI UN VECCHIO A UNA RAGAZZINA

Il giardino che coltivo con piacere è una lettera
d’amore di un vecchio a una ragazzina. A quella
che chissà quando – quando io sarò tutto, anche
trasfigurato in un occhio onniveggente – passeggerà
nel giardino a piedi nudi attraverso l’erba alta. E
si soffermerà davanti al prodigio dei colori e
dei profumi. Dinnanzi alla complessa e sensata
disposizione delle piante, venute appositamente
da paesi lontani, e delle erbacce, curate con la stessa
attenzione. E rimarrà a lungo a decifrare l’insolubile
messaggio che creano insieme il fiore della magnolia
e il fiore dell’ortica, il fiore del ciliegio giapponese
e il fiore del rovo… La disposizione dei fiori gialli
dei denti di leone sul prato uguale alla disposizione
delle stelle scintillanti nel limpido cielo d’estate.
A un passo da lei, come il primo quarto di luna in
fondo a un torbido stagno, nell’erba una falce
arrugginita, dimenticata da tempo. Ma prima di
oltrepassarla, solleverà in alto la gonna e le cosce
della ragazzina, divenuta in quel medesimo istante
una giovane donna, risplenderanno.

***

PLOD LJUBEZNI

V naročju držim nenavadno žival.
Napol je mačka, napol podgana. Sivo-
bela. Ušesa so brez dlak. Tudi
dolgi, tenki rep. Nedvomno plod
ljubezni. Plod dolgih tomajskih
zimskih noči. V katerih zaljubljenci
pozabljajo na sleherno razliko in
sleherno sovraštvo prednikov. Ko
vlada le en bog – razuzdani eros.
v tem ni nobenega čudeža, ker je
ljubezen sama čudež, večji od vseh
čudežev. V naročju držim nenavadno
žival. Spušča glasove, ki niso ne
mačji ne podganji. Ljubim jo in
zdi se mi, da tudi ona ljubi mene.

IL FRUTTO DELL’AMORE

Tengo in braccio una strana bestiola.
A metà gatto e a metà ratto. Grigia
e bianca. Le orecchie sono senza peli. Anche
la lunga e sottile coda. Indubbiamente il frutto
dell’amore. Il frutto delle lunghe notti
invernali di Tomaj. Durante le quali gli innamorati
dimenticano ogni differenza atavica e ogni
ostilità ereditaria. Quando regna
un unico dio – il dissoluto eros.
In tutto questo niente di prodigioso, essendo
un prodigio l’amore stesso, più grande di tutti
i miracoli. Tengo in braccio un animale
strano. Emette suoni che non sono tipici né
per gatti né per i ratti. Gli voglio bene
e mi pare che anche lui me ne voglia.

***

KAKO NASTAJA MOJA PESEM

Zgodi se, da v sobo, ko sedem za
delovno mizo in hočem napisati pesem,
skozi odprto okno priletijo divji golobi.
Letijo okrog mene, kot je v mojem
sarajevskem otroštvu okrog mene letelo
veliko domačih golobov. Ko ustanem, da jih
napodim iz sobe, preplašeno zafrfotajo.
V paniki se zaletavajo v stene, ogledala,
šipe … Za njihovimi ranjenimi kljuni,
iz katerih kaplja kri, ostajajo rdeči
madeži. Zadnjega, ki mu ni uspelo najti
izhoda in planiti ven, ki z zlomljenim
krilom obleži na tleh, dolgo negujem.
Ko se mu rane zacelijo, ga nesem iz hiše
in izpustim. Dolgo potem v dlani, v kateri
držim svinčnik, čutim utrip njegovega
tako preplašenega kot veselega srca.
Tako nastaja moja pesem. In še na tisoč
drugačnih načinov.

COME NASCE LA MIA POESIA

Succede che nella stanza, dopo essermi
seduto al tavolino per scrivere una lirica,
attraverso la finestra aperta entrano dei
colombi selvatici. Mi volano intorno come
nella mia infanzia a Sarajevo mi volavano
intorno tanti piccioni domestici. Quando mi alzo
per scacciarli fuori, agitano spaventati le ali
sbattendo – in preda al panico – contro le pareti,
gli specchi, i vetri… I loro becchi feriti, dai quali
cola il sangue, lasciano dietro di sé macchie
rosse. L’ultimo che non riuscì a trovare l’uscita
e a pigliare il volo, stramazzando a terra con
un’ala spezzata, sto curando da un pezzo.
Quando le ferite si rimargineranno lo porterò
fuori e lo lascerò in libertà. Dopo, nella mano
con la quale tengo la matita, sentirò a lungo
il palpito del suo cuore tanto impaurito quanto
giulivo. Così nasce la mia poesia. Ed anche in
mille modi diversi.

***

KADARKOLI SE SREČAVA, SE DOLGO GLEDAVA

Kadarkoli se srečava, se dolgo gledava. …
Ko se nepričakovano srečava na poti,
ki pelje skoz gozd ali vinograd, in tudi
ko se mi v vrtu skoz travo, prepolno
regratovih cvetov, podobnih zvezdam,
bliža gola. Z gibkimi gibi, Popolnoma
neslišno, kot da gre po prstih. V njenih
lepih očeh, iz katerih veje hlad
najglobljega vodnjaka, vsakič vidim svoje
oči in v njih podvojeno pekoče sonce.
Ne vem, ali tudi ona čuti mojo veliko
željo kot jaz njeno, da bi se vsaj enkrat
strastno poljubila. … Kadarkoli se srečava,
se dolgo gledava. … Tako se konča vsako
moje srečanje s kačo.

OGNI VOLTA CHE C’INCONTRIAMO CI GUARDIAMO A LUNGO

Ogni volta che c’incontriamo, ci guardiamo a lungo…
Quando inaspettatamente c’incontriamo sul sentiero
che va nel bosco o nel vigneto, ed anche quando
nel giardino attraverso l’erba, strapiena di denti
di leone in fiore, simili a stelle, mi si avvicina
nuda. Con agili movenze. Impercettibilmente,
come camminando in punta di piedi. Nei suoi
begli occhi, dai quali spira il freddo del pozzo
più profondo, ogni volta vedo i miei occhi
e in essi raddoppiato il sole cocente.
Non so se anche lei sente il mio grande
desiderio, come io il suo, di baciarci con
passione… Ogniqualvolta c’incontriamo,
ci guardiamo a lungo… Così finisce ogni
mio incontro con la serpe.

***

LJUBEZEN ME JE NAREDILA PESNIKA

Ljubezen me je naredila pesnika. …
Ljubezen, ki mi je s strupeno zlato
puščico v zgodnji mladosti prebodla
srce in odprla neozdravljivo rano,
v kateri se razrašča črn kristal
z ostrimi robovi. Kristal, lep in boleč,
ki se blešči na križišču duše in telesa.
In mi kaže pot, po kateri se nenehno
vračam tja, od koder pravzaprav nikdar
nisem odšel. V rojstno mesto in v čas
otroštva. V prazgodovino mojih ljubezni. …
Ljubezen me je naredila pesnika. …
Ljubezen, ki mi je dala moči, da ne spim
noč za nočjo ter v dnevnik nespečnosti
zapišem na tisoče žalostnih pesmi o
življenju in, upam, vsaj eno veselo pesem
o smrti.

L’AMORE MI HA FATTO POETA

L’amore mi ha fatto poeta…
L’amore che con una velenosa freccia
d’oro nella prima gioventù mi ha trafitto
il cuore aprendo una inguaribile ferita,
in cui cresce un cristallo nero dagli orli
aguzzi. Un cristallo, bello e doloroso,
che brilla al bivio dell’anima e del corpo.
E mi indica la strada, per la quale ritorno
di continuo là, da dove veramente non sono
mai partito. Nella città natìa e nel tempo
dell’infanzia. Nella preistoria dei miei amori…
L’amore mi ha reso poeta…
L’amore che mi ha dato la forza di non dormire
una notte dopo l’altra, bensì di scrivere nel
diario dell’insonnia migliaia di poesie tristi sulla
vita e, spero, almeno una poesia allegra
sulla morte.

    

da Josip Osti, Rosa Mystica, 2008 Multimedia Edizioni Salerno

   

NAMESTO JEZIKA IMAM SLEPCA V USTIH

Namesto jezika imam slepca v ustih. …
Navadnega. Ki živi povsod po Evropi in je
podoben kači, a ni kača. In ni strupen.
Ima noge in jih hkrati nima. Nevidne so
in ohranjene le v njegovem spominu.
Pravijo, da je, kljub imenu, od njegovih
čutov najbolj ohranjen vid. Da se ujet
brani tako, da odvrže rep in s tem
prevara sovražnika. Rep mu pozneje
znova zraste. Tako kot je vsakič znova
zrasel rep mojega jezika, s katerim sem
večkrat prevaral sovražnika, ko me je hotel
ujeti in mi ga izpuliti, ker ga je imel
za strupenega. … Namesto jezika imam
slepca v ustih. … Ne enega, temveč dva.
Med parjenjem pa tudi pred in po njem
sta zvita v klobčič. Tako preživita zimo
in se prikažeta na pomlad. Najpogosteje
v marcu, ki so mu nekoč rekli sušec.
Ali je naključje, da imam prav takrat
rojstni dan?

INVECE DELLA LINGUA HO UN ORBETTINO IN BOCCA (1)

Invece della lingua ho un orbettino in bocca…
Di genere comune. Che vive dovunque in Europa
e assomiglia a un serpente senza esserlo. E
non è velenoso. Ha le zampe e assieme ne
è privo. Sono invisibili e conservate solo nella
sua memoria. Si dice che nonostante il nome,
la vista sia il meglio conservato dei suoi sensi.
Che, catturato, si difenda così da perdere la coda
e in questo modo riesca a ingannare il nemico.
La coda in seguito gli ricresce. Come ricresce
ogni volta la coda alla mia lingua, con la quale
spesso ho ingannato il nemico, quando voleva
catturarmi e strapparmela, ritenendola
velenosa…. Invece della lingua ho un orbettino
in bocca… Non uno solo, bensì due. Durante
l’accoppiamento, ma anche prima e dopo il fatto,
si rannicchiano a gomitolo. Così trascorrono
l’inverno e riappaiono a primavera. Soprattutto
a marzo che da noi una volta si chiamava sušec (2)
È forse un caso che proprio allora ricorra il mio
compleanno?

_______________

(1) Da orbo. Rettile terrestre innocuo, di colore variabile dal giallo al bruno, zampe atrofizzate che gli conferiscono aspetto serpentiforme, e fragile coda che si distacca facilmente.
(2) Sušec (si pronuncia súscetz), secco, nome di marzo in uso ancora in Slovenia.

***

KOT MLADEGA SRNJAKA MALI ROGOVI

Kot mladega srnjaka mali rogovi,
s katerimi do krvi drgne ob veje in skorjo
drevesa, da z njih sname žametno
mahovinasto prevleko, tako so tudi mene
srbeli prsti, preden sem napisal prvo pesem.
In ne le prvo, temveč vsako po njej,
ki pride tako sredi noči kot tudi sredi
dneva. Enkrat iz bleščeče teme, drugič
iz neprosojne svetlobe. Nihče pa ne ve,
kje se v resnici rojeva. Od kod izvira.
Tako kot nihče ne ve, kje se rojeva
ljubezenski klic srnjaka, ki kot vsaka
ljubezen prej ali slej prikliče le smrt.

COME A UN GIOVANE CAPRIOLO LE PICCOLE CORNA

Come a un giovane capriolo le piccole corna,
con le quali grattava fino a sangue i rami e la
corteccia dell’albero, tanto da scorticare il loro
vellutato e muscoso rivestimento, così prudevano
le dita anche a me prima di scrivere la prima poesia.
E non solo la prima, ma ogni susseguente,
che avviene nel cuore della notte come in pieno
giorno. Talvolta sorge dalle rilucenti tenebre,
altre dalla luce opaca. Ma nessuno sa dove
realmente nasce. Da dove proviene.
Così come nessuno sa dove nasce l’amoroso
richiamo del capriolo che come ogni
amore prima o poi richiama la morte.

***

GLEDAM, KAKO MLAD ČRN MAČEK
V VISOKI TRAVI LOVI KOBILICE

Gledam, kako mlad črn maček v visoki travi
lovi kobilice, ki se mu izmikajo.
Tako kot se meni izmikajo žive besede,
ki jih skušam uloviti, ko se lotim pisanja
pesmi. Ne nazadnje sva se tudi midva,
ljubezen, večkrat, v budnosti in sanjah,
izmikala drug drugemu. Vendar le do roba
postelje, za katerim naju je čakalo mračno
brezno, pred katerim sva vedno znova
zažarela v polni luči in se strastno objela.

GUARDO UN GIOVANE GATTO NERO
NELL’ERBA ALTA A CACCIA DI CAVALLETTE

Guardo un giovane gatto nero nell’erba alta
a caccia di cavallette che lo scansano.
Così come schivano me le vive parole che cerco
di catturare, quando mi metto a scrivere poesie.
In fin dei conti, anche noi due, amore, spesso
evitavamo l’un l’altro, nella veglia o nei sogni.
Tuttavia solo fino alla sponda del letto, dietro
a cui ci attendeva un tenebroso abisso, davanti
al quale tornavamo a risplendere in piena luce
e ad abbracciarci appassionatamente.

***

REŠIL SEM MLADO BOGOMOLKO

Rešil sem mlado bogomolko iz mreže,
ki jo je pajek čez noč razpel med kamnitimi
jirtami vrat, ki peljejo na vrt. Nežno
svetlo zeleno sem jo previdno položil na tla
in počakal, da izgine med travnimi bilkami,
ki jim je postajala vse bolj podobna.
Rešil sem jo zanesljive smrti, čeprav vem,
da bo svojo prvo ljubezen, in vsako
naslednjo, umorila v trenutkih največjega
užitka in požrla tistega, s katerim se bo
pred tem strastno objemala in ljubila. …
Rešil sem mlado bogomolko… Rešil sem
morilca, kot že tolikokrat v življenju. In zvečer
bom spet brez strahu pred smrtjo legel
v posteljo k ženi. Četudi je vseeno, kako
človek umre, bi bil rajši žrtev ljubezni
kot sovraštva, v katero se ta včasih v hipu
spremeni.

HO SALVATO UNA GIOVANE MANTIDE RELIGIOSA

Ho salvato una giovane mantide religiosa
dalla ragnatela che di notte il ragno ha teso
tra gli stipiti della porta che conduce nel giardino.
Di un verde tenero e luminoso l’ho posata con
cautela per terra aspettando che sparisca tra
i fili d’erba, ai quali diventava sempre più simile.
L’ho salvata da morte sicura, anche se so che
ucciderà il suo primo amore e ogni seguente nei
momenti di maggiore piacere divorando colui
col quale prima si abbracciava e amava con
passione… Ho salvato una giovane mantide
religiosa… Ho salvato un assassino come già tante
volte nella vita. E di sera senza temere la morte
mi sdraierò di nuovo sul letto accanto a mia
moglie. Anche se non importa come un uomo
muore, preferirei essere vittima dell’amore che
dell’odio nel quale a volte l’amore all’istante
si tramuta.

                      

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