Neonaticidio, poesie di Rosanna Spina

Neonaticidio, poesie di Rosanna Spina.

     

     

Rosanna Spina, nata nel 1957 a Viggiano (PZ), dal 1982 risiede in una frazione di Campiglia Marittima, non lontana dal mare.
È autrice di numerose poesie inedite; alcune sono reperibili in web o in antologie collettive relative ai concorsi letterari a cui ha varie volte partecipato: al suo attivo molti primi premi e segnalazioni come finalista sia con sillogi che con poesie singole.
Nel poco tempo libero, oltre a scrivere, ama leggere poesia contemporanea su riviste on line, come Versante Ripido, che sopperiscono al vuoto e al disinteresse delle librerie e/o delle case editrici rispetto agli autori attuali.
Rosanna da sempre ama i gatti, il mare e la natura. Da qualche anno si dedica quotidianamente, a tempo pieno, alla coltivazione di ortaggi biologici e alla cura dell’uliveto. Spesso, proprio dal contatto con la natura trae ispirazione per le sue poesie.

       

Neonaticidio

Le immagini /da qui/ sono irreali.

Bimbo – cassonetto – spazzatura – bimbo
– ancora vivo –    (ultimo respiro)
Bambino – pianto – orrore – morte – gelo
come quello glaciale-artico/ nel cuore
di chi /impotente/ trema, si commuove

e mia madre // sì, mia madre// che mi abbraccia
più forte di come Dio abbraccia il mondo,
mia madre (semi-analfabeta) mi scrive sulla pelle
l’indicibile grandezza del suo amore.

Sono una bambina fortunata:  felicemente amata / nata viva /
Voluta (?) sicuramente attesa
con una grazia e tenerezza senza pari: lo so perché da dentro li vedevo
gli occhi di mia madre
come quelli che attesero Gesù;
io lo sentivo il suo cantare lieto, grandioso inno
alla maternità:
così furono benedetti la mia anima e il mio sesso
di femmina venuta a questo mondo
per camminare dritta ad evitare inciampi,
per scrivere la musica dei sogni
anche quando il lamento funebre attanaglia
e la speranza va in frantumi di cristallo
(pur riflettendo un lume alto in cielo).

La notizia, da qui, sembra irreale.
Neonato – cassonetto – spazzatura –  (ha ancora attaccato
il cordone ombelicale) – avvolto in uno straccio tra i rifiuti –
stanotte meno due, meno tre… /Si gela il pianto…

E Dio sentenzia la sua non-condanna:
              Donna sola – stuprata – ripudiata –
                             – un’anima piombata dentro il buio –
Condanna è il suo dolore finché vive
            ma io l’assolvo!

Un giorno farà ingresso nel mio regno
e sotto un carillon di stelle
adagerà il bambino sul suo seno
sarà felice come non è stata mai.

*

Mia madre non aveva arcobaleni

Mia madre ricuciva a mano i cieli
squarciati nelle notti con un lampo
e univa ad ago e filo i desideri
aprendo ombrelli azzurri su di un campo

Mia madre aveva un cielo sulle spalle
e un ponte per il transito del mondo,
lei sola aveva scampoli di stelle
per tappezzare crepe nel profondo

Mia madre non aveva arcobaleni
da stendere sui lembi della terra
ma ci teneva stretti per la mano
parlando delle bombe e della guerra

Aveva nelle mani una sorgente
per impastare lievito e farina
per questo non temeva il poco e il niente
e m’insegnò che Dio si fece pane

*

Madre, fiore del tempo

Mia madre seminava settembrini
in un recinto a forma di quadrato
ma i rami oltrepassavano la rete,
così imparai la breve meraviglia
dei giorni sullo stelo del futuro.

E come i settembrini oltre le maglie
adesso lei fiorisce oltre la vita
dove nessuno mai recide stelo.

     

Ma io lo so che i suoi capelli bianchi
son petali di questa primavera
confusi dentro l’aria, coi soffioni
che nelle ore assorte dell’inverno
mi ricadranno addosso come neve.

Mia madre seminava i crisantemi
per rendere la morte un po’ più viva
legando con un nastro terra e cielo

*

Ricamo in versi per una madre 

Non sento più la voce di mia madre
il vento ha spettinato già le siepi
i nidi son caduti e solo il gelo
inchioda le lancette sulle ore

ma io aspetto il tempo delle gemme
la tregua dopo cui poter contare
le sillabe spezzate nella tara
le spine sottopelle nella mano.

Dicevano che a tutto c’è un rimedio
per questo attendo l’empatia del sole
quando la luce ha un fremito sottile
mentre la stringo forte al mio pensiero.

Poter saperla lieta in una danza,
sentirne gli occhi come un focolare,
poter baciarne il bianco della fronte
come se fosse il lino di un altare

*

La parola “madre”

Quello che mi hai insegnato non si vende.
Apro lo scrigno quando, troppo sola
rammento cosa mi eri e quanto manchi,
e lì ritrovo te e il tuo respiro.

Ora ti butterei le braccia al collo
(allora ero impedita dal pudore)
ti annuserei nel viso e nei capelli
ti schioccherei i miei baci sulla fronte
(ma tu l’hai mai saputo quanto t’amo?)

Nella parola “madre”
c’è il lievito che immensa fa la vita
e una marea di spighe
con dentro il cuore rosso della gioia
tra freschi fiordalisi per cornice
che hanno il profumo della nostalgia.

Quello che mi hai insegnato non si vende
moltiplica nel tempo il suo valore
mi sgorga dentro come una sorgente
che brilla coi riflessi del tuo amore

*

        

Paolo Figar, Ritratto di giovane ibrida, 2016

 

10 thoughts on “Neonaticidio, poesie di Rosanna Spina”

  1. complimenti all’autrice. Non la leggevo da molto tempo e non posso ignorare un notevole stato di grazia nei suoi versi

  2. In questo “stato di grazia” è riflessa la figura di mia madre, emblema della vita stessa che tento di racchiudere nei versi. Grazie, Luigi, per avermi letta e per i complimenti. E grazie a Versante ripido per la pubblicazione. Rosanna Spina

  3. Ho cercato in Internet Rosanna Spina perché risulta vincitrice del concorso “Poesie d’amore” per “Penna d’autore” al quale ho partecipato anch’io risultando finalista. Così,scopro una poetessa veramente meritevole. Ho rivissuto nei suoi versi, che mi hanno profondamente emozionata, molti dei miei ricordi riguardanti mia madre. Felice di aver “scoperto” questa stupenda autrice.

    1. Tornando su queste mie pubblicazioni ho scoperto il commento di Maria Letizia, che ringrazio per l’empatia evidenziata nelle sue parole tanto gentili nei mie confronti; a mia volta mi complimento con lei per essere risultata finalista al concorso che ha menzionato e spero quindi di poter leggere anch’io i suoi versi in antologia; nel frattempo ho cercato anch’io su internet qualche suo scritto e posso dire che ciò che ho letto mi ha fatto sentire quest’Autrice bella e familiare.
      Grazie di cuore,
      Rosanna Spina

    1. Ciao Dino Chessa, grazie per aver letto e apprezzato.

      P.S.
      Il tuo nome e cognome mi riporta a un ricordo di gioventù: un’amicizia epistolare con un ragazzo sardo; ma forse è solo un’omonimia?

  4. Sono io! Ho ricollegato, a mia volta, le tue generalità all’autrice della stupenda poesia per cui ti ho fatto i complimenti.
    Ciaoooo!

  5. Ma che bello questo inaspettato “ricollegamento” mediatico!

    (In qualche angolo credo di avere ancora le “epistole” di gioventù e una foto con folti capelli neri!) 🙂 🙂

    Un grande augurio di buon anno (speriamo sempre in bene)!

    1. Si, un “ricollegamento” inaspettato anche per me, il tempo delle “epistole” risale, infatti, al lontano 1973!
      Tramite internet, ho potuto constatare che in diverse occasioni, delle giurie specializzate, hanno certificato tutto il tuo talento nello scrivere. Bellissime alcune poesie che ho letto nelle pagine più sopra riportate.
      Continuerò a seguirti.
      Tantissimi auguri anche a te. Ciao

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