Il laboratorio interpretativo di Versante Ripido
Versante Ripido ha proposto ad alcuni autori un laboratorio di lettura per valutare l’impatto dell’interpretazione sul testo poetico. Gli autori coinvolti nel laboratorio sono stati: Claudia Zironi, Daniele Barbieri, Silvia Secco, Enea Roversi, Maria Luisa Vezzali, Benedetta Davalli, Gianfranco Corona, Claudia Di Palma, Paolo Polvani, Giovanni Monti, Lisa Di Battista, Serena Piccoli, Giorgia Monti, Giovanna Zunica, Gianni Minerva, Chiara Baldini, Valeria Raimondi, Sandro Pecchiari, Julka Caporetti, Piera Anna Masia, Leila Falà, Marco Ribani, Alessandro Silva, Loredana Magazzeni, Raffaela Ruju, Silvia Rosa, Anna Belozorovitch, Simonetta Sambiase.
Indice
L’idea, introduzione al laboratorio, di Daniele Barbieri
0. Lettura multivoce di “Noi qui” di Daniele Barbieri
1. “Giada” di Maria Luisa Vezzali
2. “Ferma sul letto” di Piera Anna Masia
3. “Filastrocca della santa distanza” di Silvia Secco
4. “Condottieri dell’amore” di Paolo Polvani
5. “Distanze” di Valeria Raimondi
6. “Pesce maschio” di Alessandro Silva
7. “All’Isonzo” di Sandro Pecchiari
8. “Alla fine del fondo” di Simonetta Sambiase
9. “Grandangolo” di Lisa Di Battista
10. “Lettera al fronte” di Claudia Zironi
11. “Forma e sostanza” di Enea Roversi
12. “La piccola macchia sul muro” di Giovanna Zunica
13. “Il mosaico” di Benedetta Davalli (in ricordo)
L’idea, introduzione al laboratorio
L’idea è nata quasi per caso, durante le serate de iGiovedìDiVersi, dalla sorpresa per qualcosa che tutti sappiamo, ma che ugualmente si rinnova quando ci troviamo materialmente di fronte al fatto. Quando scriviamo dei versi, che nella nostra testa risuonano in un certo modo, e quindi con un certo senso; e poi questi versi vengono letti ad alta voce da altri, ecco che quei versi non sono più semplicemente il prodotto della nostra immaginazione. Hanno preso corpo autonomo; sono diventati qualcosa che può essere letto anche in maniera estremamente diversa dal modo in cui risuonano in noi che li abbiamo scritti, prendendo di conseguenza pure un senso un po’ diverso, producendo infine un effetto emotivo insondabilmente altro.
Ecco quindi il senso di questo esperimento. Ci sono dei versi scritti da qualcuno. Questi versi vengono interpretati ad alta voce da persone che li hanno visti solo in forma scritta. Anche l’autore li legge ad alta voce. Infine, le diverse letture vengono messe in sequenza, una dopo l’altra.
Attraverso la diversità delle voci e delle intonazioni, si creano altrettanti testi differenti, come un medesimo oggetto visto da più punti di vista, o sotto illuminazioni ogni volta variate: qualche volta l’identità dell’oggetto rimane evidente, qualche volta diventa invece dubbia, incerta.
È come se la materia delle parole, che sembra rigida, evidente, quando le vediamo scritte, diventasse improvvisamente morbida e ambigua, come gomma o creta disponibili a deformarsi quando facciamo pressione su di loro; al punto che possiamo anche chiederci quale fosse la forma originale, o se ci fosse una forma originale.
Ecco dunque il vantaggio apparente della forma scritta: la sua rigidità ci fa credere che possa essere quella la forma originale, quella che dovremmo trovare nascosta in tutte le varianti. Ma è davvero così? Quando ciascuno di noi legge quei segni in apparenza immutabili, li vede, li sente dentro di sé davvero al medesimo modo? Il nostro esperimento mostra che non è così, e la differenza sta già all’origine: la scrittura sembra fissa, registrata eternamente, ma in realtà esiste solo in relazione con chi la legge, e questa relazione porta sempre con sé sfumature di differenza.
Un testo poetico non è un cristallo, ma un essere vivente, destinato a presentarsi diverso in ogni diversa situazione. La lettura dell’autore, in questa prospettiva, non è che una delle tante possibili, né più né meno vera delle altre.
Daniele Barbieri
0.
Questo video contiene la lettura multivoce della poesia di Daniele Barbieri “Noi qui”, con la musica per violino “Chaconne” di J.S.Bach eseguita da Tim Fain e con le immagini delle opere pittoriche di Gian Ruggero Manzoni. Hanno dato voce alla lettura l’autore del testo Daniele Barbieri, Leila Falà, Claudia Di Palma, Chiara Baldini, Gianni Minerva, Piera Anna Masia, Giovanna Zunica, Giovanni Monti, Claudia Zironi, Paolo Polvani, Gianfranco Corona, Benedetta Davalli, Valeria Raimondi, Giorgia Monti, Lisa Di Battista, Serena Piccoli, Julka Caporetti, Sandro Pecchiari.
Il testo:
Noi, qui
noi, quando la sera azzanna il cuore, quando noi azzanna
il cuore la sera, noi, che il cuore azzanna nella sera,
quando le zanne del cuore azzannano la sera, e noi,
qui, noi che il cuore è di zanne, noi che sul cuore la sera
si fa sera, zanne, cuore, noi, quando le zanne azzannano
le zanne, quando la sera azzanna il cuore, e noi, noi, noi
Daniele Barbieri
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1.
In questo primo audio, Piera Anna Masia, Giorgia Monti, Enea Roversi, Silvia Secco, Claudia Zironi leggono “Giada” di Maria Luisa Vezzali. Chiude le letture la stessa Maria Luisa Vezzali.
Musica: “Pulsante” di Mario Sboarina.
Il testo:
giada
sferrato il verdesole dalla gola
assorbi l’eccesso assordante
a forma di cordame dalle viscere
il morso che si torce per uscire
incanali da praterie dei nervi
l’urto sconnesso, scheggia separata
che si urla e rovescia dal fondo
che si urla e stacca dal fiato brinato
un cristallo di vento
di colpo sorriso assalito
spiga tra i raggi più quieta incoroni
uno sfolgorio sulla fronte
chinata come le cime dei larici
per chi vive in moto, convesso sotto
la volta peregrina della luce
quando passano gli anni e sono come
un manto scrollato dalla polvere
sulle sponde dell’aria
Maria Luisa Vezzali
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2.
In questo secondo audio, Chiara Baldini, Daniele Barbieri, Anna Belozorovitch, Marco Ribani, Maria Luisa Vezzali leggono “Ferma sul letto” di Piera Anna Masia. Chiude le letture la stessa Piera Anna Masia.
Musica: “Ambient” di Steven Nettles.
Il testo:
Ferma sul letto
che niente si muove,
la tentazione di un caffè,
il probabile raggio di sole
e il mattino che bussa
negli angoli degli scurini.
Il rumore della caldaia
è il confine col freddo
un margine di tempo
che accoglie pensieri
come risvolti di qualche ora
dove non hai detto
e non hai fatto.
Così il fluttuare del buio
dentro il giorno
dispensa da qualsiasi atto
di esistenza.
Piera Anna Masia
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3.
In questo terzo audio, Leila Falà, Loredana Magazzeni, Serena Piccoli, Valeria Raimondi, Alessandro Silva leggono “Filastrocca della santa distanza” di Silvia Secco. Chiude le letture la stessa Silvia Secco.
Musica: “Inverno in San Vitale” di Elisa Misolidio.
Il testo:
Filastrocca della santa distanza
Santa distanza. Salvifica strada
il salto, la di-men-ti-can-za. Falsa
speranza finalmente denudata
riapparsa. Verità ora cruda e Santa.
Santa bambina. Scabrosa rovina
rimossa, tolta, mai stata, negata.
Compostamente spostata, murata
al sicuro (ma ne fiorisce il muro,
il salso. Ammuffisce, riaffiora, macchia,
piaga, spiga, spina, ostia, rosa). Santa
muta omertà che nessuno indovina
santamente. Santa l’altrui cecità.
Santa altalena. Conchiglia di pena,
luogo, cancrena, sgomento, impurità.
Santo-Santissimo comandamento.
Undicesimo: tacere. Far finta
di niente. Santo il tormento presente.
Ora. Consapevolmente: Solo lei?
E altri mai? Prima? Dopo? Accadrà? Sarà
accaduto? Santa furia. Impotenza.
Santa pazienza. Perduto perdono.
La Violainfanzia non colta, violata
eppure sbocciata. Sopravvivenza.
Santa la sorte che l’Orco coglierà.
Al letto di morte. Santa coscienza.
Silvia Secco
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4.
In questo quarto audio, Gianfranco Corona, Claudia Di Palma, Giovanni Monti, Simonetta Sambiase leggono “Condottieri dell’amore” di Paolo Polvani. Chiude le letture lo stesso Paolo Polvani.
Musica: “Bach classic” di Ariel Zutel.
Il testo:
Condottieri dell’amore
Vedi ? decisamente non sono un condottiero dell’amore, mi scoraggio,
ai primi ostacoli m’inceppo, incespico, barcollo,
sgominato dall’orgoglio chino la testa e scappo, incatenato
alla chimera del possesso, all’idea che sia il sesso che ci salva
e ci riscatta. Tu strappami tutte le medaglie, non le merito, vedi ?
però tramite te io imparo, cerco un altro me, tento il salto con l’asta
oltre i miei limiti, provo a liberare, a librare l’amore oltre le nubi, oltre
un ristretto orizzonte. Chiederò ai tuoi santi un consulto, una dritta
per amarti davvero, per amarti di più, amarti oltre ogni sconfitta.
Paolo Polvani
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5.
In questo quinto audio, Benedetta Davalli, Lisa Di Battista, Sandro Pecchiari, Paolo Polvani leggono “Distanze” di Valeria Raimondi. Chiude le letture la stessa Valeria Raimondi.
Musica: “Dear Dublin” di Alessandro Baro e Giulio Benassi.
Il testo:
DISTANZE
Ti cerco gli occhi e ne conto solo due:
uno dietro l’orizzonte e uno appeso ai miei
Ti pieghi e cerchi sotto il tavolo l’essenza
o spingi a forza nel bicchiere la rabbia accartocciata
fingendo di descrivere un mare che non c’è
di piangere un padre che non ti è stato padre
e di chiamare madre quella che ha inciso solo tratti incerti
Amarci (ognuno per sé) solo come icone cui non somigliamo
Odiarci (questo insieme) per la beffa di non esserci reciproci
in questa vocazione al volo dove le ragioni tirano i piedi alla ragione
sebbene inscenare una parte o la regia ci serva per restare
per non fiaccarci
armarci stancamente
restando schiena a schiena pronti all’improbabile duello
come se l’amore (o la sua lunga ombra)
non pretendesse affari sottobanco
tra i due suoi vinti e taciti assassini
Valeria Raimondi
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6.
In questo sesto audio, Daniele Barbieri, Benedetta Davalli, Leila Falà, Sandro Pecchiari, Enea Roversi leggono “Pesce maschio” di Alessandro Silva. Chiude le letture lo stesso Alessandro Silva.
Musica: “Rakhse baad” di Sohrab Pournazeri Ft. Rubik Arutzian.
Il testo:
PESCE MASCHIO
[…] Orfeo non si fece legare.
Toccò poi la cetra e rovesciò il coro
delle sirene in un sogno stupito
di pietra.
L’altoforno Due impietra la mia
lingua ferita. Lascia ruggine di
elettricità e un secco occhio di sogno
a chiusa di una preghiera. Ci perdo
l’umore puro della giovinezza
nella pelle sudata dal fuoco mentre
muoio chiuso nelle vene da sotto
il tremore di peli.
Un crepitio
di gola e brace ingoio e sputo per non
morire secco come morì mio
nonno. Sopra una sedia come un vecchio
pesce che nemmeno le branchie spinge
al sole e cede al pensiero di terra
asciutta. Ci pianta la coda e lascia
aperta l’ultima bocca
che più non allaccia il fiato.
Alessandro Silva
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7.
In questo settimo audio, Chiara Baldini, Gianfranco Corona, Paolo Polvani, Raffaela Ruju, Giovanna Zunica leggono “All’Isonzo” di Sandro Pecchiari. Chiude le letture lo stesso Sandro Pecchiari.
Musica: “Aquila” di Urmymuse.
Il testo:
ALL’ISONZO
in risposta a Simon Gregorčič, Soči
fiume dagli occhi di sabbia ammansito
mi stringo nei capelli che tu sciali
azzurri nel sole – un dio quasi
del mare così steso nella foce
respiri negli assalti di marea
le migrazioni della neve
sempre
animali assumono il tuo flusso
umani legano ai tuoi fianchi dighe
nominandoti nelle nostre tante lingue.
nelle piene di rami scorticati
più in alto il tuo carattere è crudele
tra le rocce e i gorghi da vertigine
per i rafters che sfidano Cariddi
o una Scilla sotto casa.
io guardo il tuo decollo gorgogliante
senza nessun attaccamento sfiori
tutte le alghe, tutti i sassi, le sabbie…
che vuol dire essere te nella pianura
ferito dal tuo lungo verde acceso,
rigogliare ridente nella calma?
e tutto vedere. tutto lasciar andare
e lisciare. e svellere. e nutrire.
Sandro Pecchiari
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8.
In questo ottavo audio, Claudia Di Palma, Giorgia Monti, Silvia Secco, Alessandro Silva, Claudia Zironi leggono “Alla fine del fondo” di Simonetta Sambiase (da “L’ingombro” Le voci della luna ed. 2016). Chiude le letture la stessa Simonetta Sambiase.
Musica: “Thaumatech March” di Coraline Harris.
Il testo:
Alla fine del fondo
voglio compagnia nei giorni della sepoltura
sopra la terra, due metri di finestre appendono le barre
al conforto, voi datemi abbracci,
dei tocchi di mano sui capelli,
il sole sulla statale di qualche santo locale,
accanto un immobile ignoto sfogliato
una distesa di notte e il primo dolore d’autunno
aspetta all’erta con litri di scale e rosari in radio:
due stigmate erano le tue scarpe dai numeri grossi
consumate da mazurke ballate in piazze clandestine
fumando sigari di chiesa in chiesa mi sollevavi
chiazze di vergognoso stupore, i battiti nel ventre,
russavano le cose
ora si allarmano
avversi vocaboli come disertori
eravamo ingenui multipli di bellezza infinita da due ad uno
sottoterra ora passi smesso male
nei fiori dei ricordi.
di Simonetta Sambiase
da “L’Ingombro”
© Le voci della Luna per gentile concessione
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9.
In questo nono audio, Daniele Barbieri, Anna Belozorovitch, Loredana Magazzeni, Giovanni Monti, Valeria Raimondi leggono “Grandangolo” di Lisa Di Battista. Chiude le letture la stessa Lisa Di Battista.
Musica: “While U Sleep” di Martijn de Boer.
Il testo:
Grandangolo, gran dolore
gran gridare, fare
un forte parlare
al can che abbaia
fieno e paglia,
fuoco che brucia
– ma poco –
segna, rimane sulla lingua
come intaglio di legna,
rugoso, profondo,
uno scavo, una persona
che amavo, un’insegna
tolta, un’altra storia,
un’altra volta.
Lisa Di Battista
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10.
In questo decimo audio, Piera Anna Masia, Sandro Pecchiari, Serena Piccoli, Marco Ribani, Giovanna Zunica leggono “Lettera al fronte” di Claudia Zironi. Chiude le letture la stessa Claudia Zironi.
Musica: “Underwater breath training” di Mario Sboarina.
Il testo:
Mio caro,
così si iniziava
quando le parole erano pensate
l’inchiostro veniva lesinato non meno della carta
e c’era l’attesa di mezzo, lunga
tradotta nella cura del dettaglio. In bella
calligrafia: Mio caro,
stavamo tutti bene
settant’anni fa e
speravamo lo stesso di te
dacci presto notizie dal fronte
uno qualsiasi che fermi
un punto nella storia.
Luigi vedessi com’è cresciuto:
da vecchio, o forse prima, morirà.
Mandaci un ritratto
del tuo viso sporco
le pupille fisse
il sangue che ti imbratta la divisa.
Sposo mio presto
dagli archivi
ti dimenticheremo.
Sempre tua
anch’io mi spengo.
Claudia Zironi
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11.
In questo undicesimo audio, Lisa Di Battista, Silvia Rosa, Simonetta Sambiase, Alessandro Silva, Maria Luisa Vezzali leggono “Forma e sostanza” di Enea Roversi. Chiude le letture lo stesso Enea Roversi.
Musica: “Full immersed rev.3” di Mario Sboarina.
Il testo:
Forma e sostanza
I
Spalle curve, passato che pesa
il cammino è un labirinto rosso
si rigenera da solo il sentimento
la cabala intimista, il gioco
tutto il gravare dei ricordi
la sostanza che prende forma.
II
Un’ombra girovaga e sghemba
esce sulla strada si riversa
percorre il marciapiede
attraversa
lo stereotipato caos diurno
non si può dire forma
non ha neppure sostanza.
III
Carrelli pieni in rutilante
parcheggio cattedrale&luna-park
ecce homo in suo habitat
ecco la forma non più umana
ecco la sostanza incorporea
ecco il presente da noi creato.
Enea Roversi
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12.
In questo dodicesimo audio, Gianfranco Corona, Leila Falà, Gianni Minerva, Silvia Rosa leggono “La piccola macchia sul muro” di Giovanna Zunica. Chiude le letture la stessa Giovanna Zunica.
Musica: “The Panu Moon” di Stefan Kartenberg.
Il testo:
La piccola macchia sul muro
Finalmente ho pianto.
Nella casa abitata
da luce e odori
pulviscolo a riposo
disordini rassettati in fretta,
ritorni, improvvise partenze,
mi ha sorpresa il pianto.
Lacrime gonfie
come granate.
Ti ho bruciata.
Finalmente mia madre è tornata
ora che abito questa casa
di luce e odori
e pulviscolo a riposo
e cose lasciate in giro
e andirivieni e voci,
e la candela al naso.
Ho offerto il tuo corpo
alle fiamme, perché nessuno
nessuno più.
È tornata come un sorriso
ho sentito la sua mano sfiorarmi
nella casa
abitata dal caos
da pulviscolo e pianto
e succo di arancia
rovesciato.
Ti dico nessuno,
nessuno. Le tue ceneri
le ho fatte murare.
Sulla tavola l’arrosto
attende paziente
l’invadenza, l’assenza,
le cose fuori posto
dove hai messo le chiavi
della cantina
la piccola macchia sul muro.
Giovanna Zunica
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13.
In questo tredicesimo audio alcuni poeti del laboratorio leggono “Il mosaico” di Benedetta Davalli, le loro voci rappresentano quelle di tutti i poeti del laboratorio e anche quella dell’autrice Benedetta Davalli che è mancata il 24 giugno 2017 mentre questo lavoro si stava realizzando.
Musica: “13 Doors” di Stefano Severi.
Il testo:
Il mosaico
Quel filo rosso che sale dal basso
e si accende fra azzurri e grigi
è un soffio di sangue senza gravità
che si allontana dalle orme inquiete
dei beige-polvere dei nostri piedi.
Sono luci e colori di pietruzze
che intessono antiche vie
come l’anima quando muove il corpo.
Noi le percorreremo nell’attesa
che il respiro della leggerezza
si trasformi in anima.
Benedetta Davalli
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