La vita dal 27 A: note di lettura a “Io ce l’ho un amore” di Roberta Lipparini, Ed. Zona 2014, a cura di Paolo Polvani.
In Roberta Lipparini convivono le meravigliose ingenuità, la voglia di giocare di una bambina deliziosa quanto curiosa e la consapevolezza di una adulta che ha fatto esperienza delle asperità della vita, ha incontrato gli ostacoli, le vicissitudini, le sofferenze che quasi tutti, o comunque in molti, incontriamo nel corso della esistenza, e le ha trasformate in versi, le ha tradotte in una serie luminosa di poesie. Nasce nel lettore una subitanea empatia perché viene spontaneo specchiarsi, ritrovare le proprie storie, riconoscersi in quei sentimenti. Non è forse il sogno della poesia quello di farci sentire a casa? esplorare il territorio di nostra pertinenza e fornirci una conferma attraverso i suoi profumi? non è compito della poesia esplorare il linguaggio e regalarcene un assaggio che parli di noi, ci conforti sulle esatte coordinate su cui la nostra vita insiste? A volte ci si imbatte in un pianto scrosciante come una pioggia d’autunno, a volte si delinea sullo sfondo un colorato arcobaleno, e tuttavia l’aspetto più avvincente, la sensazione ricorrente, l’atmosfera che sottende per intero questo libro sta in una disperata, tenace, a volte sotterranea a volte palese gioia di vivere, un attaccamento che persiste e affiora, a saper leggere in controluce, anche quando le contrarietà della vita indurrebbero a fuggirla. Nasce di qui uno slancio di gratitudine per la poesia, per la sua universalità capace di parlarci e di incoraggiarci, di indirizzarci verso la vita, per quella comunanza di esperienze condensate all’interno di poche parole. La poesia di Roberta Lipparini realizza l’antico sogno di mettere d’accordo intellettuali raffinati e massaie, di unire in unico abbraccio il poeta esigente e la parrucchiera sentimentale, la studentessa e il professore. Il loro pregio è di mostrarsi agghindate da astute canzoncine, motivetti semplici, capaci di far breccia istantanea nel cuore; ma dopo, quando vi hanno preso dimora, si manifestano per quello che sono: la necessaria sottolineatura di un sentimento che tutti ci accomuna: la richiesta d’amore, il bisogno di sentirsi amati e protetti. Basta grattare appena in superficie perché appaia una situazione di disagio e di profonda sofferenza. Queste poesie sono deliziosi palloncini colorati che si librano nell’aria e alleggeriscono il dolore portandosene dietro una frazione. Costituiscono anche una mappa del rapporto amoroso, con i tornanti scoscesi, le ripide impennate della gioia e i ripiegamenti del dubbio e dello sconforto. Il linguaggio utilizzato non è quello delle grandi occasioni, è quello di tutti i giorni, perché la poesia è comunicazione e qualsiasi comunione necessita di un linguaggio concreto, facile, l’unico che possa scendere in profondità senza bisogno di apparati critici complicati. Tuttavia mai sciatto, ma sempre misurato e ben governato, trattenuto all’interno degli argini di un gusto sicuro e di ottima resa. Roberta spedisce le sue letterine luminose di sorriso o intrise di pianto. Le poesie di Io ce l’ho un amore non tarderanno a far breccia nel cuore dei lettori, già sento il libro passare di mano in mano, sento la sorpresa felice del lettore nel regalarsi momenti di folgorante, illuminante lettura, e una gioiosa partecipazione, una felicissima condivisione. Inoltre mi piace sottolineare un ulteriore pregio di questo piccolo, prezioso libro: in un certo senso suggella una riconciliazione, rassicura il lettore che il territorio della poesia non sempre è impervio, ostico, volutamente inaccessibile, a volte offre strade percorribili, paesaggi che si possono ritrovare, a volte riabbraccia il lettore, gli regala quel benvenuto così tante volte cercato e disatteso, conferma che la poesia torna ad occuparsi della vita, degli accadimenti di tutti i giorni, vi si possono intravvedere i tram che percorrono la città col carico di destini misteriosi, l’interno delle cucine, gli scooter e i panni stesi ad asciugare, i nostri panorami familiari gonfi di attese, a volte di situazioni orribili, ma soprattutto vi si può ritrovare quello che abita dentro il cuore di una giovane donna di grande sensibilità, di pervicace ostinazione, di inenarrabili fragilità che attraverso i versi diventano la sua forza. Ad alcune di queste poesie sono particolarmente affezionato, sono molte, sono quelle dalle quali sprizza durante la lettura un piacere intenso, dovuto a una partecipazione, a una sensazione di vicinanza, di comunanza, perché durante la lettura ci si sente vicini, abitanti di una stessa temperie sentimentale. Soprattutto amo il 27a, che è l’autobus che porta tutti i giorni Roberta al suo lavoro, e sul quale tante di queste poesie sono nate, sul quale a volte si è addormentata, altre ha letto libri, ha fantasticato, ha assistito come nelle sequenze di un film al dipanarsi della vita della sua città. Ma in realtà le amo tutte, perché le ha scritte per me, e anche se questo non è vero mi piace pensare che sia così. P.P.