Nuova alba, poesie di Carla De Falco.
nuova alba
la promessa del mattino
col ristagno dei suoi odori
apre scuri sull’assenza
di visioni, di speranza.
poi la rabbia frettolosa
mi travolge dentro il magma
del travaglio e del sudore.
il premio delle ombre
è con la resa della sera.
la memoria delle cose
come un canto di commiato
alla fatica della luce.
ma è più in là
dentro la notte
che ritorno piena e viva
e il mio ventre aspira a cose
indicibili al buonsenso:
farmi terra a nuova vita,
farmi alba a nuovo giorno.
da la voce delle cose, Montag Edizioni, 2013
***
seduta
e me ne sto così
seduta
nel ventre dell’umana mia giornata
l’odore di caffè bruciato vivo
il cielo gualcito dalle nubi
il suono del domani appeso a un chiodo.
è un po’ di tempo che me ne sto così
seduta
ricordando il senso delle mani
che cercavano approdo nel tuo corpo
invocando una riva o un ancoraggio.
eh sì, ormai io sto così
seduta
a sperare che il chiodo regga ancora
e dia tempo ad una nuova vela
di illuminarsi dietro l’orizzonte.
da Il soffio delle radici, Laura Capone Editore, 2012
***
ninna nanna
ninna nanna, ci culliamo
chiusi l’uno dentro l’altra
stretti mano nella mano,
io t’abbraccio e mi compiaccio
di tenerti ancora tutto
come il tempo primo in cui
mi dormivi nella pancia.
e aspettiamo insieme il sonno
giocolando con parole
di fiabesca tenerezza.
nel silenzio della notte
dolce virgola di carne
mamma ancora ti accarezza…
tu sorridi al tuo miraggio
perché hai già iniziato il viaggio
verso un mondo tutto nuovo
dove forse sei già uomo.
da Il soffio delle radici, Laura Capone Editore, 2012
***
artabano, il quarto re
e mi piace immaginare [1]
fossero stati in quattro
a rompere l’incanto
di quel numero perfetto.
e che nel suo cammino
egli si sia fermato
stanco, distratto
e forse un po’ svogliato.
che non abbia puntato
dritto al suo traguardo
ma lo sguardo abbia voltato
sull’uomo indietro e a lato.
che al cammino della stella
nel silenzio indicato
abbia scelto di abiurare.
rimanendo ultimo forse.
certo, il solo a non tradire.
da Il soffio delle radici, Laura Capone Editore, 2012
***
la potenza del tarassaco
sul tuo viso saraceno
duro nero levantino
soffio ciò su cui rifletto
leggo studio provo ammetto.
ma su me tu hai un vantaggio
terso enorme elementare
tu, tarassaco fruttuoso,
vivi d’aria aspiri al vento.
voluttuoso attendi il soffio
che scomponga quel che sei
e ti mandi oltre da qui.
lontanissimo vorrei…
o un sol passo oltre la sorte.
poco importa.
da Il soffio delle radici, Laura Capone Editore, 2012
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[1] Il Vangelo che parla dei Magi non dice in realtà quanti fossero, ma la tradizione ha fissato il numero a tre, come i doni che portarono. La poesia è liberamente ispirata alla storia narrata da Henry van Dyke. Qui si parla di un quarto re, Artabano, che si attardò lungo la strada che conduceva a Betlemme per assistere un moribondo, per salvare una donna dai suoi aguzzini e per sottrarre un bambino dai soldati di Erode. Per compiere questi atti di carità, Artabano cedette le gemme preziose che portava con sé quali doni al Messia e, ovviamente, non arrivò mai a Betlemme.
Adoro questo genere di poesie vagamente fiabesche (musicalità, assonanze, metrica…) che nel ‘900 ha avuto tanti cultori, da Betocchi a Caproni a Luzi a De Signoribus a Testori a Penna a Palazzeschi e molti altri, per risalire molto più indietro a Metastasio e al padre di tutto questo filone, che è Petrarca.
L’autrice è per me molto interessante, alcuni concetti soffrono un po’ di ingenuità (il rischio principale del genere lirico-fiabesco), le rime e la metrica in alcuni punti sono un po’ carenti, cioè si potrebbe levigare meglio il lavoro, ma nel complessomi piace e approfondirò la poetessa. Un saluto.