Ora che sei infinito, di Riccardo Frolloni.
Sono nato in un paesino limitrofo alla famosa Recanati del Poeta, e sempre da piccolo ti portano in gita alla casa di Leopardi. Ad oggi l’avrò vista una decina di volte. Così, personalmente, intimamente direi, mi sento connesso alla persona di Giacomo Leopardi, ne conosco le poesie a memoria, ne riconosco i paesaggi, certe cadenze che sono tipicamente marchigiane, un modo di pensare che è, in fondo, ancora il nostro, di chi vive queste terre. Poi come poeta, come direttore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, cerco di comprenderne l’immensità, il pensiero, ed ogni volta che lo ripeto mi sento adunato, ricongiunto. La sua poesia, un miracolo. L’anno prossimo sono i duecento anni dell’Infinito, e già questo non necessiterebbe di un corollario. L’Infinitoè la poesia lirica per eccellenza della tradizione occidentale, la poesia di un appena ventenne, è tutto scritto in quei pochi versi, ogni poeta e uomo ci deve fare i conti, come una stella da seguire.
Come Centro di poesia abbiamo accettato la sfida di festeggiare il suo bicentenario, una sfida perché verso un’opera del genere c’è sempre reverenza, quasi timore, si tende ad evitarla per troppa bellezza. Il mondo intero ha risposto, l’Italia tutta, iniziative spontanee che si sono accodate sotto lo stesso logo: Infinito200. Mano a mano che il progetto andava avanti, cresceva, si moltiplicava, si aggiungevano realtà disparate, l’Egitto, Il Canada, Stoccarda, chi vuole trasformare la poesia in musica, performance, nuovi studi, commenti, le traduzioni dal tedesco, dal francese, dall’inglese; scopriamo così quanto sia radicato in noi il tema dell’infinito, del limite, dell’eternamente altro. E siamo ancora all’inizio dei festeggiamenti.
Poi accadde la scomparsa di mio padre e i primi a soccorrermi sono stati i poeti, quelli fisici e quelli che ora sono parole, le parole che non avevo più. L’infinito è la parola-magma che ora più associo a mio padre, senza bisogno di una metafisica, ma la concretissima presenza-assenza che ti segue ovunque. C’è un vento che si ode stormire tra le fronde della vita, e più che un suono è un silenzio, per me ha la voce di un padre, tutto ciò che ha motivo.
Riccardo carissimo mi dispiace molto che tu abbia perso il tuo papà. Ti sono vicina con l’affetto e la stima di sempre . Vedo che stai facendo molta strada seguendo la tua naturale inclinazione creativa . Mi congratulo di nuovo con te e un poco me ne sento partecipe . Bravissimo . Ti abbraccio forte Rosalba Marsili
Ciao Riccardo leggo quanto la voce o l’eco di essa di un padre che non c’è più siano fondamento della tua parola, seguirò la tua poetica ( così per me dopo una analoga separazione il pensiero è ritornante per sincerità) … un abbraccio Giuliano Malaguti da Ferrara