Perennemente innamorato: Marco Ribani.
Marco Ribani, operaio, sindacalista, oste, poeta, operatore culturale, docente di scrittura autobiografica, tarologo, perennemente innamorato, talvolta corrisposto. Crede che la poesia esista in natura e che occorra essere liberi per vederla e ascoltarla. Ma una vita libera è un reato, allora bisogna mimetizzarsi, fuggire vivere in clandestinità. Lungo questo itinerario talvolta si creano scie luminose di poesia esistenziale dove la parola va in secondo piano e la forma esistenza prevale.
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Ti amo comunque mi diceva lei Non è abbastanza mi dicevo io
L’amore giovane non tollera la persona che ti ama per quel che sei
con i tuoi limiti, le tue paure, le tue miserie
Partivo. Per ansia di meraviglie. Per tornare diverso.
Ma le Penelopi implacabili:Sei tu. Sei sempre tu . Ti riconosco.
Nelle parole dell’abbraccio una rabbia e un fallimento
Che hai viaggiato a fare Se torni con un carico di nulla.
Ancora una volta nudo alla meta.Sei sempre tu.
Tre parole acuminate a rumigare dentro il sangue
E in cima a tutto Lei. La vecchia
Vecchia Penelope con dita rattrapite di memoria
sfinita non d’attesa, ma da un inseguimento di pensiero
intorno al mondo.
Sei tu. Sei sempre tu.
L’amore è una forma di condanna.
No mamma. Non sono io. Non sono mai stato io.
Costretto nel ritorno ad ammainare gli stendardi.
A nascondere i bauli ed i cammelli.
Chincaglierie. Piatti. Cianfrusaglie.
Il tutto camuffato da tesoro.
Tutta una carovana insacchettata.
I cavalli. I ciuchi sardi. La R4 rossa.Il comunismo estremo.
I tarocchi. Un po’ di Budda grattugiato.
Tutto schiantato.Sei tu. Sei sempre tu.
Il miracolo di questa vita tutta stropicciata
sgangherata è un miracolo che non è di lampo
viene da una poesia che deborda dalla pentola
in cui l’alchemico apprendista mescola grumi
di coscienze strappate con le unghie al volere del signore.
E allora aggiunge e schiuma e toglie e poi tutto che bolle
come in una danza e alla fine si lascia decantare.
Da quella pentola vivente si sentono le voci
anche quelle per cui invano invochi il dono della perenne sordità.
Luci. Il dolore delle lame delle luci.
Ci si guarda intorno spaventati e poi
con lo spavento grande fatto a imbuto
si trangugia solitudine.
O madre segreta.O madre silenziosa e attenta.
O madre ruvida e tagliente come una polvere di vetro.
Sai che resistere al dolore è una forma di vita assai distratta?
A volte allora basta un latrato un canto inappropriato di un gallo
che ha smarrito il tempo o la tuba bassa del pavone
per dare condimento a quel paiolo di cui
a dire il vero non so neanche spiegare come bolla
così senza il suo fuoco.
Partivo. Per ansia di meraviglie. Per tornare diverso.
Ma le Penelopi implacabili:Sei tu. Sei sempre tu . Ti riconosco.
Nelle parole dell’abbraccio una rabbia e un fallimento
Che hai viaggiato a fare Se torni con un carico di nulla.
Ancora una volta nudo alla meta.Sei sempre tu.
Tre parole acuminate a rumigare dentro il sangue
quanta verità dentro questi versi.
grazie
Un personaggio straordinario Ribani. I miei piu’ sentiti complimenti per questi versi vivi e forti.
è intensa, densa, potente. Grazie!