Funerali di stato, poesie di Giulio Gasperini.
Giulio Gasperini nasce in Toscana, a Massa Marittima (GR) il 02/08/1984. Dopo due raccolte giovanili, nel 2010 pubblica la silloge “Patologia”, assieme ai dipinti di Paolo Cimoni, pittore maremmano. Nel 2014 esce la raccolta “Migrando” (END Edizioni), contenente poesie dedicate alle migrazioni. Redattore di Chronicalibri.it, sito di libri e editoria, è consigliere dell’Ass. La Biblioteca dei Libri Perduti. Adesso vive ad Aosta dove lavora come operatore sociale nel campo delle migrazioni.
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Poesie tratte dal libro “Migrando” di Giulio Gasperini, End ed. 2014:
3 ottobre 2013.
Minuto per minuto la conta aumenta.
Non c’è più posto per i vivi, non c’è
più terra per i morti. Venite anche voi
a contarli, a chiamarli, a non più scordarli.
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Funerali (di Stato).
Guardami. Sono solo un numero
dipinto sul legno, un tratto spesso
di bomboletta spray. Non ho più
un nome, né mai più identità.
Da dove vengo? Probabilmente
dal dolore, da una terra che mi
abbandona né più mi rivuole.
Ascolta il mio odore, forte di
morte, acuto d’imbarazzo senza
tregua né gentilezza. Non c’è
più spazio per la mia esistenza,
rifiutata in fuga e in silenzio
sotterrata. Anche quest’ultima
promessa disattesa. Un funerale,
che me ne faccio?, se poi solenne,
da uno Stato che mi ha condannato
senza reato, al crimine sentenziato
di clandestinità. Fossi sopravvissuto
sarei in tribunale, da morti gli onori
dell’ufficialità. Una nuova
terra adesso mi accoglie, in una
pace tanto sperata ma che così
mai mi sarei immaginata.
21 ottobre 2013
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Portopalo.
Qualcuno raccontava che dal mare
si ripescava un braccio, una gamba,
un cranio un po’ spolpato, come fosse
dal sale tutto consumato. Era come
una maledizione quello che alla rete
restava aggrappato. Una mano contratta,
un urlo ancorato a un osso spolpato.
300 nomi per sempre ignoti. Ma forse
no, qualcheduno scampato all’ignorato
naufragio. Oltre i nomi, i volti gli occhi
che nessuno ha mai guardato. Quelle
storie che nessuno ci ha più raccontato.
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La notte di Natale del 1996 300 migranti muoiono nel naufragio della loro barca al largo delle coste della Sicilia. Sulla vicenda si è fatto luce solo anni dopo, nel 2003, con la scoperta del relitto della Yiohan.
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Verso Plata.
Ai 500 morti del Sirio
Siamo tutti italiani, qua sopra, con
pochi contanti e davanti altre terre
dove cercare argenti, miniere,
pampe, diamanti. Ma il giorno va
finendo, la notte va marcando, e in
pochi fragili istanti, oramai, moriamo
tutti da emigranti.
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La nave Sirio, utilizzata per il trasporto di migranti italiani, naufragò nel 1906 di fronte alle coste del Capo Palos a Cartagena, mentre era diretta in Argentina. Nonostante le tante navi corse in aiuto del Sirio, si registrarono cinquecento morti, quasi tutti italiani. Il naufragio passò alle cronache anche per le scene di inaudita violenza che si verificarono tra i naufraghi per garantirsi una possibilità da salvezza.