Per i morti annegati a Lampedusa, poesie di Fabia Ghenzovich.
Abbiamo chiesto a Fabia Ghenzovich di raccontarci qualcosa di sé:
Vivo a Venezia dove sono nata e a Venezia ho dedicato le mie prime poesie. Ho pubblicato miei testi in numerose antologie nazionali, riviste e Blog. Sono interessata alla poesia e alle sue possibili interazioni e contaminazioni tra i linguaggi dell’arte e in particolare con quello musicale, come nel caso di “Metropoli”, testi musicati in stile rap, con più rappresentazioni a Venezia, Mestre, Padova e Milano. Ha ricevuto numerose segnalazioni in concorsi nazionali di poesia e vinto il secondo premio per la silloge inedita al premio Guido Gozzano e terzo premio al concorso poesia scientifica dedicato a Charles Darwin a Venezia (circolo degli atei e degli agnostici razionalisti). Amo in particolare eventi collettivi come il festival Palabra en el Mundo o 100 thousand for change, perchè l’incontro tra i poeti e poeti e pubblico diventa più vivo favorendo un vero scambio di idee e d’amicizia.
A seguire vi proponiamo tre sue poesie:
Per i morti annegati a Lampedusa
Di ogni residua speranza
ci privò il mare nè orizzonte concesse
a polmoni e alvei in quel buio inabissare
fino all’ultima resistenza – nè lutto
di una mano amica e sorella
per questa immobilità dei corpi
accogli madre delle acque il pianto
per questo nostro stare
fardelli senza nome inconsolati
che un attimo mai più ritorni
di nostra esultanza giunti all’ultima
stazione la morte è casa
sospensione di bianco – pulviscolo
la pena che ora tace.
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questa poesia è pubblicata nell’antologia “Sotto il cielo di Lampedusa”, Rayuela ed. 2014
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Lamento dell’immigrato
Ho attraversato il deserto per arrivare e fino alla costa ho nuotato.
Sono sopravissuto e sono qui adesso. Il lavoro c’è per adesso, ma una comunità vera mi manca.
Io qui col mio volto color cioccolato da nero europeizzato, io qui mi accontento.
Nessuno che mi porga nemmeno un bicchiere d’acqua quando torno la sera e sono stanco.
Ci fosse una donna almeno da abbracciare come un sole, un sole pieno.
Sei nel cuore della mia vita Africa, nel mio cuore stanco.
Amor mundi
Amor mundi nella luce
per coordinate circolari benedice
il gesto rifiuta la guerra in politica il losco
canone a contrasto di conquista
per violenza – alla cieca –
più feroce e guasto per stupro
di bellezza per mare e per terra
il male all’apice con volto d’uomo
fallisce però dove l’ultimo presidio
di luce reclama giustizia fino
al rigurgito finale del degrado.
Questo ci basti questo sforzo teso alla luce
questo stare nel corpo – malgrado – nel gesto
questa voce che salva.