Povera casa, poesie di Francesca Del Moro.
A John Donne
Non sono mai io
quella che va.
Sono quella che resta,
che bagna di pianto
le mani che stringe,
che appoggia la testa
alla porta.
Quella che resta per sempre
abbracciata
all’ideale calpestato.
Quella che vive in eterno
con l’immagine mentale
di chi se n’è andato.
Sono il braccio fermo
di un compasso
spezzato.
***
Ieri sera
La casa
piccola e familiare
comprata insieme.
Il giardino trascurato
ma ridente di erbe e candele
smoccolate alla sera.
I miei libri separati
dai tuoi libri,
le nostre identità affiancate.
La biancheria mescolata,
le tende e i quadri scelti con amore.
Le cose della tua e della mia vita
prima di noi
e le cose che raccontano
i nostri giorni insieme.
La silenziosa e temporanea assenza
del bambino che ancora non sa.
E noi che dormiamo
ognuno dietro la sua porta chiusa
ora.
***
Povera casa
Non sono io,
è la casa.
Povera casa
impazzita.
Povera casa
che hai spogliato di te
a poco a poco,
portandole via i tuoi vestiti
come se le strappassi i capelli,
svuotandole i cassetti
come se la dissanguassi.
Povera casa
orfana di te.
Orfana
delle tue assurde corse
attraverso il soggiorno,
orfana del tuo profilo assorto
davanti al computer,
orfana della tua schiena
chinata mentre ti allacci le scarpe.
Povera casa
in cui hai lasciato
la stanza che più ti assomiglia
come un’ultima foto
su cui piangere e sperare.
Povera casa
senza più la tua musica,
che aspetta il ritorno del pianoforte
con la sua triste parete nuda.
Povera casa
che ha ancora
il tuo nome sul campanello,
le tue scarpe nella scarpiera,
il tuo shampoo vicino alla doccia.
Povera casa
che ti aspetta ogni giorno
col cuore in gola.
Povera casa
che ti guarda uscire
dalla porta ogni sera
e fa finta di niente.
Povera casa
che mortifichi,
che ferisci,
che abbandoni
continuamente.
Povera casa
che ti ama,
povera casa
che non sposta nulla
sperando che tu ritorni,
povera casa
che ti aspetta.
Non sono io,
è la casa.
***
I let love in
La piccola casa
è stupenda la sera
a luci spente.
Ed è così bella
questa tristezza.
Mi stringo alla musica
come a un amore.
Non m’importerebbe più
di non essere amata
se qualcuno s’innamorasse così
delle mie parole.
Poesie tratte da Quella che resta, Francesca Del Moro, Giraldi Editore 2008

sono tutte poesie stupende, chiare, nelle quali la sofferenza per un’assenza si può toccare, e che inducono ad augurare all’autore che il dolore di allora si sia allontanato, anche se non sarà stato dimenticato.
complimenti davvero
Grazie infinite Luigi, per avermi letta e aver lasciato questo bellissimo commento.