Prigioniere dei monti e della steppa, poesie e opere di Sergio Pasquandrea.
Sergio Pasquandrea è nato a San Severo (FG) nel 1975. Dai primi anni Novanta vive a Perugia, dove insegna Lettere in un liceo.
Nel 2014 è uscita la sua prima silloge, intitolata Approssimazioni (Pietre Vive/iCentoLillo) seguita da Oltre il margine (Fara, 2015) e Un posto per la buona stagione (Qudu, 2016). Nel 2017, è apparsa la seconda edizione, riveduta e ampliata, del suo primo libro, intitolata Approssimazioni e convergenze (Pietre Vive). Di prossima uscita, per Lietocolle, un nuovo libro intitolato Sono un deserto.
Ha inoltre pubblicato due plaquette: Topografia della solitudine (in “Pubblica con noi”, Fara 2010; ripubblicata nel 2018 da Pietre Vive in forma di e-book e audiolibro) e Parole agli assenti (in “Contatti”, Smasher 2011).
Lavora anche come critico musicale, in ambito jazz, e pratica l’hobby del disegno.
Mantis religiosa Linnaeus
Una settimana ci ha aspettato sulle scale
la mantide moribonda
con l’unica ala sollevata di traverso
faceva la guardia al secondo gradino
senza che nessuno osasse spostarla.
Poi l’abbiamo persa di vista
per qualche giorno – ma era lì
cercava di fare presa con le zampe
artigliate per scalare l’intonaco.
Infine ha trovato il suo angolo
su un mucchio di foglie marce
ieri agitava ancora una zampa
oggi la pioggia la sta sciogliendo
resta una macchia verde fosforescente
nella mattina che pare già crepuscolo.
*
Pusa Sibirica
Pensa alle foche del lago Bajkal
a duemila chilometri dal mare
prigioniere dei monti e della steppa.
Forse quando muoiono i loro corpi
vanno a stratificarsi sul fondale
milleseicentoquarantadue metri
sotto la superficie. Partoriscono
quando il lago è gelato e i camion
lo attraversano su un metro e mezzo di ghiaccio
il plancton vortica nelle acque nere
e l’omul si affumica nelle yurte.
Forse le foche erano già lì
quando il Bajkal era parte dell’oceano
primordiale – oppure sono arrivate
per vie ormai scomparse hanno imparato
a vivere in quella singolarità ecologica
quel gelido orizzonte degli eventi
fragili perfette senza memoria.
*
Columba livia
Il piccione rimpiange le falesie
dove secoli fa nidificava.
Intanto stria l’intonaco di bianco
e disturba la siesta agli inquilini.
Se non muore stampato sull’asfalto
preferisce nascondersi
agonizzare al buio dei solai
perché nessuno veda le sue ossa.
*
