Profuma di freddo, poesie di Anna Magnavacca.
Profuma di freddo…
Profuma di freddo l’erba
ma il mandorlo
già incanta con i suoi fiori
un sole giallo e lontano
che scuote il suo torpore
nel violaceo cielo.
Come può esplodere – mi chiedo –
con questo vento che ancora taglia
la piega della fronte?
Nel sangue dell’incipiente primavera
il suo orgoglio.
Neve e neve a nord, sui terrazzamenti
in riverberi di lunghe orme e ruvide trame.
Miracolo vedere i suoi fiori
e scarni-timidi uccelli che lo ingioiellano,
gli insetti no, quelli vogliono
umori caldi appiccicosi fermi.
Soffoco il mio piede
nella terra che nasconde fiori sconosciuti
e già macerati
nell’acqua lenta dei fossi
dove s’addormenta la luna
nelle chiare serate estive.
Odora l’erba
d’acerbo di freddo di esile vita.
Illuminerà, a sera, la luna
la mia solitudine,
s’impiglieranno i miei capelli nei rami
del mandorlo.
Sarò fiore anch’io
e non dimenticherò l’incanto segreto e leggero
della luce di marzo.
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(Edita nella silloge “ Soste”2009)
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UN COCCIO BIANCO
Levigato in striature d’opale
ha indugiato ai miei piedi
– in questa mattina blu e oro –
un coccio bianco portato
dall’onda che setaccia.
Dai colori vizzi
per il lungo viaggiare
fra correnti selvagge
trabocca un ramo primaverile
fuori tempo in questa stagione
che accende fuochi astrali.
Ora nei nostri pensieri
si vizia l’estate che dispensa
piaceri solari
e le stagioni passate
non hanno ricordo,
neppure la primavera speziata
risveglia nostalgia.
Il tornaconto del momento
non ci fa applaudire tutto ciò
che abbiamo lungamente amato.
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(dalla silloge “ La luna a mezzogiorno” – 1998—inedita)
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Già il verde…
Già il verde tocca
il ciglio pietroso
e svetta fra l’edera
di nuovo smeraldo
il rovinoso maniero.
Sgorga limpida acqua
da strette gole ancora innevate,
il primo uccello
risveglia la verde solitudine.
Al rumore che striscia alla gamba
un balzo al cuore…
è soltanto il vento
che leva in volo
il sospiro di nudi steli.
E nuova vita scorre
nella luce che s’attarda
sull’iride dell’acqua.
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(dalla silloge “ Pietra e memoria- 2002—inedita)

Poesie delicate, tenere, che riverberano l’amore immenso che l’Autrice nutre per la Natura. E proprio dall’osservazione incantata dei fenomeni naturali, Ella passa all’ascolto del suo animo, del suo sentire. E c’è quasi una simbiosi fra la Natura e l’Autrice: Anna Magnavacca canta la Natura con amore materno, quasi, e la Natura le suggerisce versi introspettivi.
Condivido il bellissimo commento di Ester Cecere. Aggiungo che la sensibilità con cui la poetessa “sa” parlare della campagna mi fa pensare a una sua vita a contatto reale con la Terra.
…mi permetto di far notare che la fetta di anguria del quadro è di anguria…smatura, poiché le bolle d’aria della polpa sono molto grandi… Modestamente, ho scritto un poemetto su L’anguria…ahahahah