Quando eri ancora adulta, poesie di Franco Buffoni

Quando eri ancora adulta, poesie di Franco Buffoni. Con una nota dell’autore.

    

    

Franco Buffoni ha pubblicato Suora carmelitana 1997, Il profilo del Rosa 2000, Guerra 2005, Noi e loro 2008. L’Oscar Poesie 1975-2012 raccoglie la sua opera poetica. Con Jucci 2014 ha vinto il Premio Viareggio. Nel 2015 sono apparsi Avrei fatto la fine di Turing e O Germania. È autore dei romanzi Zamel 2009, Il servo di Byron 2012, La casa di via Palestro 2014, Il racconto dello sguardo acceso 2016. Del 2017 l’opera teatrale Personae. Del 2018 il libro-intervista Come un polittico e il libro di poesia La linea del cielo. Il suo sito è www.francobuffoni.it

     

Le strutture di pensiero delle religioni abramitiche, in particolare il binarismo sessuale e l’eterosessismo, oltre ad essere due tradizioni fondanti il nostro ordine sociale, hanno costituito fino al Novecento anche il sostrato del sapere medico-psichiatrico-psicologico e delle prassi cliniche che ne sono derivate. Partendo da un tale assunto ho scritto un libro intitolato Avrei fatto la fine di Turing, Donzelli 2015. Un libro il cui tema profondo consiste nell’analisi del rapporto tra inizio e fine della genitorialità, ma anche nel suo opposto: la necessità di sopprimerla per poter sopravvivere. Col figlio che all’inizio quasi esce dal ventre del padre per rientrare nell’explicit nella madre, assurta a mitologica Venere-Maria. FB

    

Quando eri ancora adulta

Quando eri ancora adulta
Prima di rimpicciolire
Ti lasciavo sola volentieri,
Dovevi espanderti e io non mi vedevo
Nei tuoi spazi.
Poi per davvero ebbi l’occasione
Di fare attenzione alle tue forme,
Al loro chiudersi, e i tuoi spazi
Presi a difendere, meno li occupavi
Più li presidiavo.
Finché non mi è restato
Che un batuffolo con voce da proteggere
In una ipotesi di spazio.

*

Dulcissima

Quando non ci saranno più le mie chiamate
Tra le sette e le otto
E se ritardo un labbro che leggermente trema.

Quando non sarai più una vecchia sola
E io al ritorno non dovrò più correre
Per te giù in farmacia
Prazene e Lexotan
Con la ricetta ripetibile
Il Karvezide con la ricetta nuova
E già che ci sei un Benagol
E la Borocillina.

Quando non dovrò più tenerti
Bassa la pressione
Quanto tempo che avrò
Per scrivere di te.

*

Cadono foglie rosse 

Cadono foglie rosse, crocchieranno
Come patatine anche loro tra un po’
Sul vialetto smorto
Dove si incontrano bestie di satana
Non andate a scuola,
Mentre mia madre
Dopo avermi ascoltato apostrofare
Padre indegno di tre figli il cugino puttaniere,
Dice disprezzi critichi lo insulti,
Ma almeno lui permette che continui
Il ciclo della vita.

*

Su come nei diari e nelle agende

Su come nei diari e nelle agende
Restino i grandi amori e le disgrazie,
Non i piatti cucinati dalle madri,
Il quotidiano con la vita vera
Di questi centoquaranta metri
Quadrati di casa
Che funzionano
Perché ci sono questi cinquanta chili
Di donna ottantenne busy working.

*

L’amore è un lavoro 

L’amore è un lavoro, o forse un lavorìo
Di piatti di bicchieri di ferri da stiro
Ancora in garanzia.
L’amore è in garanzia per una forma
Di protezione degli opposti,
Un calcolo sbagliato,
Un taglio al dito che non si rimargina
Per il continuo uso ed il rimprovero
Costante superiore
Perché non metti i guanti?

*

Le nostre infanzie

Di quando il ventre ti fioriva di me
E lì il nostro tempo si è fermato.
Le nostre infanzie con le fiabe al Caran d’Ache
Nella scatola di metallo
E l’ultima già in età adulta,
Fino al tuo dolore animale
Che si fa quieta disperazione.
Quello è il passaggio che mi fa impazzire,
La trasformazione della fiaba in vita.

*

Era solo una voce

Era solo una voce di mamma per le scale
“Piano”, diceva, e si sentiva un frigno
Non forte di tre quattro anni
E passi scolpiti al gradino
Diversi, grandi fruscianti
E piccoli pesanti.
Forse c’era ancora un po’ di neve
Addossata al muretto davanti
O comunque del bianco tra le ortensie,
“Piano”, ripeteva la voce

*

Perché io che per te da bambino

Perché io che per te da bambino
Un piccolo dio ero stato
E crescendo Cristo-Mercurio
Con te Venere-Maria,
Poi divenni il tuo
Padre e marito
Pur restandoti figlio,
Nella nostra costellazione famigliare
Per trent’anni al sole giocando
Sorgente
Con te luna calante.

*

        

Paolo Figar, Medicine man

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