Quando la neve copriva l’oscuro di bianco, poesie e opere di Lussia Di Uanis.
L’autrice Lussia Di Uanis ci parla di sè:
Voi dreta pa mê strada stuarta – Vado dritta per la mia strada storta.
Lussia di Uanis, è uno pseudonimo per Lucia Pinat. Del ’64. 2 figli maschi. Vivo in Friuli Venezia Giulia a Mortegliano. Scrivere chi sono è sempre difficile, meglio provare a dire cosa ho fatto di cosa mi sono occupata, che cosa sto facendo. Ho sempre avuto la necessità di creare, sono autodidatta. Incapace di una strada rettilinea, vado dove mi porta il cuore. La pittura è sempre stata una grande spinta per esprimere quello che ho dentro, ma non è tutto, ho incominciato a scrivere poesie nel 1993 e quegli anni furono anche fiorenti per l’espressione pittorica, poi ho allevato i figli, spesso da sola. Ho lavorato con molti musicisti friulani nella ricerca dell’espressione fra poesia e musica (K’Ramar e Eletrike Skeletrike Poetiche) Ho lavorato nelle scuole dell’infanzia e primaria con progetti creativi slancio e magia, ho scritto e sto scrivendo libri per bambini, quasi sempre in Friulano, ho scritto canzoni e canzoncine e spettacoli teatrali per l’infanzia e l’adolescenza. Ho fatto trasmissioni radio di storie tradizionali Friulane e ora ne conduco una di poesia che si chiama “Tutto è Santo” in Onda su Radio Onde Furlane, il lunedì sera alle 19.30 sui 90.00 Mhz e in streaming sul sito della radio. Ho organizzato Reading e Slam Poetry in Friuli Venezia Giulia, vi ho partecipato. Ho fatto parte delle Sottane Poetiche, un gruppo di donne in Lombardia, cucivamo abiti poetici nella forma e con le parole ricamate di poesia, qui a fianco il link per immaginare cos’era https://www.behance.net/gallery/874196/Catalogo-Sottane-Poetiche
Sono una donna creatrice, si potrebbe dire così, lavoro il legno, mi costruisco i mobili, lavoro la terra, l’orto, amo cucinare. La mia salvezza stà nelle mani e le mani che realizzano sono il cuore della mia esistenza.
Non sono nata
Non sono nata a primavera
ma io Proserpina
rompo zolle e semino fiori e tempeste.
Non sono nata d’estate
ma ho il grembo
gremito di stelle e conchiglie.
Non sono nata in autunno
ma ho un gerlo
di vento e nebbia.
Sono nata d’inverno
quando la neve
copriva l’oscuro di bianco.
Il riferimento a Proserpina è da una poesia di Alda Merini
*
Con denti da lupa
Voglio la pelle che è mia
di ventre, di rughe, di smaglie, di grasso, di peli
opaca e ciarliera,
il vestito sarà allegro
d’aurora sul fiume
uno schiamazzo d’uccelli tra sponde
uno schizzo di luce
sulle onde.
Nuda mi voglio muovere
con denti da lupa agghindata.
Sono femmina okkei
e i cocci sono miei.
Del mondo e la fine del mondo
di me e la fine di me
plasmata al vivere
Resisto.
E con ciò?
*
Attraversare – Attraversando la Pianura Padana
Ho visto una scena
ci sono passata in mezzo…
una freccia ore 19.05 Milano Mestre Venezia
uomini e giovani e donne su un pianeta web
neri grigi neri neri grigi …rosso bordeaux
con spina inserita schermo acceso tablet e telefono
con il collo allungato agli schermi, ai whatsapp, agli sms, alle chiamate
Ho visto una scena
ci sono passata in mezzo…
costretta nel mio posto 9 C carrozza 6
di fronte una donna bellissima con la bocca amara
la borsa strapiena un modo volgare abiti fini la scarpa col tacco
stressata, nervosa, attaccata al telefono e al suo tablet chiama
4 figli il marito il padre la mamma Trice Fatima la tata
il suocero che non era ancora morto dopo la seconda estrema unzione…
infine l’amante.
Ho visto una scena
ci sono passata in mezzo
un regionale ore 22.16 Mestre Trieste via Udine
cercando un wc, che si rivela una latrina spaventosa,
attraverso una carrozza con 4 uomini rovesciati, sfasciati, sfiniti immersi nel fetore umano,
Afgani o Pakistani
puzzavano di fame, cammino, paura
dormivano prostrati, i corpi scomposti, le bocche riverse,
al ritmo del treno incuranti del mondo.
Sono scesa a Codroipo, nella notte affogata nella nebbia,
l’oscurità mordeva i contorni della stazione deserta,
il treno mi passava davanti
come un lungo serpente illuminato,
nel vagone dei 4 giovani emigranti,
uno di loro muoveva ritmicamente la mano
aggrappata alla patta sopra il suo pene.
*
