Il racconto del mese: Schiavo, di Roberto Marzano

SCHIAVO

racconto di Roberto Marzano

   

Nella voragine bollente della sentina, gattabuia di legno putrefatto, il gomito del mio compagno di catena mi tormenta le costole da più di una settimana. Ho provato più volte a farglielo capire, lo supplicavo:
«Babacar, non puoi provare a spostare quel braccio?»
«Vorrei tanto, Souleymane, amico caro, ma proprio non ce la faccio» replicava lui con un filo di voce.
E’ il modo in cui è stato incatenato, proprio in corrispondenza di una curva della nave, a costringerlo in quella posizione insensata. Anzi, quella situazione gli provoca un terribile fastidio al gomito in una specie di assurda, perché non voluta, rivalsa nei miei confronti. Un altro è immobile e pesantemente abbandonato privo di vita sulla mia gamba, con quel caldo d’inferno ha già iniziato a decomporsi, le mosche stanno straziando il suo corpo e il mio di conseguenza.
Saremo almeno trecento, assediati da voraci ratti e insetti implacabili, attratti dai miei piedi semi-addormentati in una puzzolente melma di piscio e sale, scolo vomitevole di mare e merda.
Devo tenere duro fino al tramonto, quando arriveranno a darci la solita razione di fagioli e riso e quel poco d’acqua calda che serve giusto a tenerci in vita. Allora potrò far capire a quei marinai urlanti che la vita ha lasciato Abdoulaye e che sia buttato in mare insieme agli altri cadaveri così, forse, il suo spirito avrà pace; e pace avranno i nostri corpi avidi nel disputarsi quei centimetri di spazio vitale. Così da riuscire ogni tanto a cambiare un po’ posizione per sgranchirsi le braccia, le gambe, e per respingere meglio quei terribili ratti.

L’avevano detto a Njaaréem: da qualche tempo girava la voce che certi banditi venivano a rapire la gente direttamente nelle proprie case. Non gli interessavano gli anziani. Volevano noi giovani, le nostre donne. I bambini terrorizzati vedevano la propria famiglia strappata con cieca violenza dal villaggio e condotta a forza di bastonate in una lunga marcia verso la costa. Avevamo provato a ribellarci a quella situazione insopportabile. Siamo gente testarda, non ci sottomettiamo facilmente, ma la preponderanza della forza dei loro ricatti e dei loro bastoni era tale che alla fine, pur ruggendo come leoni, non ci restava che farci legare e incamminarci su quella strada polverosa martoriati dal sole e dalla paura per il futuro.
La mia dolce Awa e il mio piccolo Moudou, disperati e piangenti. E’ l’ultimo ricordo che mi è rimasto della mia famiglia, nel porto di Dakar, quando ci hanno separati a colpi di frusta.
«Papà, papà non te ne andare!» gridava il mio bambino inconsolabile.
«Non preoccuparti bimbo mio, ci rivedremo presto, dopo un bellissimo viaggio, non piangere» rispondevo disperato più di lui.
Con Awa era stato sufficiente un ultimo sguardo («Souley, amore mio, che ne sarà di noi?») per capire un mare di cose. Tutta la paura e l’incertezza che un avvenire lontano dalla nostra terra ci avrebbe riservato, il terrore di non poterci rivedere mai più.
Ora non so nemmeno se anche loro sono su questa orribile nave, se avremo un giorno il privilegio di rincontrarci. A volte mi sembra di sentire il mio Moudou piangere, ma non ne sono molto sicuro. Tra gli scricchiolii dello scafo, i lamenti dei compagni di sventura, il torpore e lo sconforto che mi trapassa crudo e doloroso, non distinguo più il sogno dalla realtà.
In un orizzonte fatto di niente ho disperatamente sete, freddo e fame, caldo, dolore, nausea, sonno, sonno, nausea, dolore, sonno, sonno, sonno, sonno, sonno, sonno, sonno…

S   T   O   C   K   !   !   !   ! 

Mi risveglio all’improvviso tra il sapido profumo di piante di pomodoro in Italia, a Cerignola, Foggia, Italia. Un rigagnolo rosso mi attraversa un occhio, dolorante dopo il colpo di bastone, gonfio sotto un sole terrificante, ne aspetto un altro e poi un altro ancora.
«Che cazzo fai, Pawel, sei già stanco?»
«Basta! Basta, signor Rocco!»
Sarà meglio mi rimetta subito a lavorare, se voglio tornare, forse, in ottobre a Katowice…

                             

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