La rubrica di L.V. Stein: rapimenti.
Questa rubrica è un invito alla lettura – o alla rilettura, che, a suo modo, è anche una lettura per la prima volta – e passa attraverso i miei personali innamoramenti, le mie commozioni, i rapimenti. L.V.Stein
Rapimenti: Anna
Uno – 1911
22 anni.
Prima dei viaggi, di Parigi, di Modigliani, dell’Italia, dei ritratti.
Prima di quello meraviglioso di Nathan Altman, dove lei, lunga e magra, la frangetta nera, si fonda, altera, con il blu dell’abito e dei fiori alle pareti.
I versi sono già come saranno anche in futuro, come non smetteranno mai di essere. Brevi, cristallini, essenziali. Le parole semplici, precise.
Lo stile sicuro di sé, stoico. Scarno ma passionale.
Qui la poesia non è musica, è cinema.
Ed è chiaro come la differenza tra il poeta e il lettore non stia nelle parole – che entrambi conoscono – ma nel dono, che solo il primo ha, di costruire un montaggio perfetto, il solo che formi un senso.
Due – 1934
45 anni.
Dopo gli amori, le separazioni, le perdite.
Dopo un figlio e il dolore.
Dopo la guerra e la rivoluzione.
Dopo l’ansia, la paura. Il lungo silenzio.
La scrittura torna, coraggiosa. Resiste.
Uguale a se stessa, come sempre.
Malgrado tutto i versi non singhiozzano, rifuggono la ridondanza, il compiacimento, il lamento.
Ancora dovranno venire un’altra guerra, altro terrore e umiliazione. E altra resistenza.
E anni. E anni ancora. Prima che anche i nemici e gli ipocriti parlino di lei come di una meravigliosa poetessa, la più grande di Russia.
E qualcuno si ricordi di come voleva essere chiamata, semplicemente – orgogliosamente, poeta.

***
Uno – 1911
Strinsi le mani sotto la scura veletta…
Stinsi le mani sotto la scura veletta
“Perché sei pallida oggi?”
Perché di acida tristezza
l’ho ubriacato sino a stordirlo.
Come dimenticare? Uscì barcollando
sulla bocca una smorfia di dolore…
Corsi giù senza sfiorare la ringhiera,
corsi dietro a lui sino al portone.
Ansimando, gridai: “E’ stato tutto
uno scherzo. Muoio se te ne vai”.
Lui sorrise calmo, crudele
e mi disse: “Non stare nel vento.”
*
Due – 1934
Ultimo brindisi
Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all’inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.
Anna Achmatova
è bello rileggere ogni tanto i versi di questa donna, capace di resistere per decenni alla dittatura.
grazie per averla ri-proposta
luigi38