Rapimenti: Oh/Lindo!, di L.V. Stein

Rapimenti, la rubrica di Lol Von Stein: Oh/Lindo!

                     

               

Questa volta resto in tema.

A Olindo Guerrini ci sono arrivata dalla fotografia.

Classe 1845, forlivese di nascita (ma tenne a precisare che sua vera patria fosse Sant’Alberto – 15 km a nord di Ravenna) e bolognese di adozione, fino alla morte.
Colto ed eclettico, amante della bicicletta, della fotografia e della buona cucina, ha avuto la fortuna e il talento di essere molte cose. Politico attivo, pungente polemista, illustre bibliotecario, e, nel 1896,  primo presidente del primo circolo di fotoamatori d’Italia, il Circolo Fotografico Bolognese.

Era un altro con la fissa degli eteronimi.

Tra gli altri, si inventa un cugino poeta, Lorenzo Stecchetti, e lo fa morire di tisi a 30 anni. Ne raccoglie i versi e scrive una prefazione strappalacrime dall’incipit fulminante.

 “La sua storia è tutta in quattro parole: morì a trent’anni.”

Il libro avrà più successo delle Odi Barbare del Carducci, verrà pubblicato 32 volte durante la vita di Guerrini  e vanterà innumerevoli tentativi di imitazioni che porteranno l’Editore Zanichelli ad inserire, dalla decima edizione in poi, i Documenti sulle contraffazioni.
Poesia popolare, veniva definita. Popolare era senz’altro la sua diffusione, nel senso che la conoscevano tutti e la potevi sentir declamare nelle strade, tra i lavoratori.

Dopo Stecchetti, si inventa lei. La poetessa senza freni, Argia Sbolaffi, figlia di Pietro, zitella isterica, dagli impudici desideri erotici, a cui affida il compito di essere la più amorale mangiapreti della storia poetica italiana.
Esce una raccolta di rime. Lorenzo Stecchetti (!!!), in stato di grazia, firma la lunga ed esilarante prefazione, che è poi un saggio critico e sociale di memorabile ironia.

E prima di dare in pasto ai lettori alcuni tra i versi dell’Argia, va detta, di Olindo, un’ultima cosa.

Mentre l’Artusi furoreggiava con il suo “L’arte di mangiar bene” così di moda tra l’opulenza dell’alta borghesia, Guerrini scriveva “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa”.
Come tutto il resto, sembra di incredibile attualità. Vale la pena rileggere anche questo.

***

Dalle Rime di Argia Sbolenfi 

alcune FAVOLETTE MORALI

    

I

Il coccodrillo
Chiese al mandrillo:
“Perchè sei qui?”
Disse il mandrillo
Al coccodrillo:
“Perchè di si!”

Morale

Opra tranquillo
Come il mandrillo
La notte e il dì.

*

III

La cicala avea cantato
Tutto luglio a perdifiato.
Quando il caldo fu sparito,
Si sentì molto appetito
Ed andò dalla formica
Domandandole una spica.
La formica le richiese:
“Che facesti l’altro mese?”
La cicala allor riprese:
“Ho cantato, o dolce amica!”
“Brava!”–disse la formica –
Tu facesti arci benone
Ed invece d’una spica,
Prendi, cara, ecco un zampone!”

Morale 

Imitate in ogni cosa
La formica generosa.

*

IV

Una sciabola un po’ sciocca
Col revolver litigò
E finì col dirgli: “tocca
Questa lama e tacerò!”
A costei che lo contrasta
Con sì stolta vanità,
Il revolver disse: “tasta
Queste palle, e zitto là!”

Morale

Ragazze, non scherzate
Con l’armi caricate!

*

V

La pulce milanese
Che vive di stracchino,
Fuori del suo paese
La credono un pulcino.

Morale

Un uomo d’esperienza
Si fida all’apparenza.

*

VI

La farfalletta
Sopra la vetta
D’una polpetta
Si riposò.
Ma una civetta
Accorse in fretta
E, poveretta!
Se la mangiò.

Morale

Lettor, sta attento e vedi
Dove tu metti i piedi.

*

VIII

Un tonno innamorato
Lesse i Promessi Sposi
E tutto riscaldato
Da sensi religiosi,
Andò pianin pianino
A farsi cappuccino.

Morale

Fai bene se t’astieni
Dal legger libri osceni.

*

IX

Una foca in vaporino
Volle andar sino a Bazzano,
Ma le cadde il taccuino
Dalla tasca del gabbano
E se volle andarci mai
Dovè prendere il tramvai.

Morale

Toccherà sempre così
A chi viaggia in venerdì.

*

X

Un delfino al mare in ripa
Che fumava nella pipa,
Prese fuoco e si scottò;
Ma uno struzzo di passaggio
Lo guarì con del formaggio
Che sul buco ci applicò.

Morale

Questa favola mi pare
Che v’insegni a non fumare.

*

XI

Fece l’ovo un giovin gallo
Fuor del nido e lo covò,
Ma uno svizzero a cavallo
Non volendo lo schiacciò.

Morale

Di qui apprendi, o giovinetto,
A far l’ovo nel tuo letto.

*

XIII

Il leon per fare il bagno
Punto fu dal pesce ragno,
Ma un dentista forestiere
Lo guarì con un clistere.

Morale

Chi vuol far l’altrui mestiere
Molte volte fa piacere.

*

XIV

Lo storione-in un cantone
Profittò dell’occasione,
Ma il leone-cappellone
Gl’intimò contravvenzione.

Morale

Son molti i guai–che ti risparmierai
Se a ritirarti a tempo imparerai.

*

XV

Tra la provvida formica
E il catarro di vescica
Fu contratta società.
Ma si sciolsero ben tosto,
Perchè ognuno ad ogni costo
Pretendeva la metà.

Morale

Non c’è gusto in un bel gioco
Quando dura troppo poco.

*

XVII

L’ippopotamo droghiere
E il merluzzo salumiere
Ragionavan con piacere
Ciaschedun del suo mestiere.
Ma un astuto alligatore,
Anche lui commendatore,
Disse: “Ah stupidi! il migliore
È il mestiere del signore.”

Morale

Se le bestie parlan bene,
Frequentarle si conviene.

*

XVIII

Il re Tappella
Facea la guerra,
Ma dalla sella
Cascò per terra
E nel tracollo
Si ruppe il collo.

Morale

Per detto generale
Chi casca si fa male.

*

XX

Stava il corvo alla finestra
Aspettando la mammana
E teneva nella destra
Una forma parmigiana.
Una volpe ivi passò
Ed a lui così parlò:
“Deh, chi mai vide un uccello
Più piacevole e più bello?
Se il tuo canto è come il viso,
Sei l’uccel del Paradiso!…”
Ascoltando queste cose,
Tosto il corvo le rispose:
“Cara volpe, a chi mi loda
Dico: baciami la coda!”

Morale

Se qualcun vi loda spesso,
Rispondetegli lo stesso.

*

XXII

La sega ed il ditale
Sposi a dieci anni soli
Dal nodo coniugale
Non ebbero figliuoli,
Perciò, con atto egregio,
Fondarono un collegio.

Morale

Son sterili soventi
Le nozze tra parenti.

*

XXIII

Il bue disse alla vacca:
“Vuoi tonno o vuoi salacca?”
La vacca disse al bue:
“Dammeli tutti e due!”

Morale

Nelle giornate magre di quaresima
Son simile alla vacca anch’io medesima.

*

XXIV

Un somaro in Egitto per scommessa
Sposò una poetessa
E in barca la condusse al Cairo e a Menfi…

Morale

Sposate ARGIA SBOLENFI!!!

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