La rubrica di Lol Von Stein: rapimenti. Charles Bukowski.
E’ la volta di Bukowski.
Bar fumosi e alcool nella gola. E un gran gusto per la dissipazione.
Mi sono sempre piaciuti quelli che perdono tempo, geneticamente antiproduttivi. Quelli che più di ogni altro non se lo potrebbero permettere, ma lo fanno lo stesso, quasi fosse una missione.
E’ come nella canzone di Otis Redding. Solo che lui era di fronte al mare, nella luce. Qui invece siamo nelle zone d’ombra. Chiusi nel caldo. Tra il sudore e i succhi gastrici.
Cosa attrae di Bukowski – americano nevrotico di origini europee, dai modi volgari, bambino maltrattato dal padre, il viso deturpato dall’acne, hobo in gioventù, personaggio senza fissa dimora, poi disadattato dipendente delle poste degli Stati Uniti – inventore di un se stesso estremo perennemente ubriaco di sesso e di alcool?
Un fannullone. Ossessionato dall’imperfezione. Provocatore per vocazione, dissacrante, cinico, esibizionista (e non solo in senso figurato).
“Drink write and fuck”.
La leggenda vuole che a 49 anni faccia un balzo nel vuoto. Lasci il posto fisso per scrivere a tempo pieno. E invece di continuare ad arrabattarsi, gli cade addosso una incredibile fortuna. Diventa famoso. Poi ancora più famoso. Idolatrato. Un ubriacone di mezza età, piuttosto brutto e fuori forma, che improvvisamente può portarsi a letto ogni donna che incontra.
Ai reading c’è sempre una bottiglia, ed è sempre una di meno del necessario.
Col vino cadono tutte le inibizioni, i tabù, le paure,e ogni residuo di convenzione sociale. Come un bambino terribile, dice tutto quello che gli passa per la testa, sgradevolmente sincero.
Snobbato dai critici, amato dalla beat generation.
Ferlinghetti lo chiama a leggere al City Lights Theatre, ed è un successo oltre ogni aspettativa.
Eccessivo, sopra le righe, contro tutti i formalismi, Bukowski non è un poeta per bene. Con i suoi versi ci si sporca, si rovista nel sesso e nella morte, nell’amore e nel cibo, a volte con la leggerezza di un romanticismo carnale, che fa bene allo spirito, a volte con una ruvidezza sconveniente e folle.
Dalle sue poesie si ha l’impressione di uscire sempre barcollando un po’, incespicando, centrati da quel suo linguaggio diretto e scarno, insieme pericolosamente triste e spietatamente divertente.
Don’t try recita il suo epitaffio. La sintesi della sua filosofia artistica. Non provare mai, ma aspetta, e aspetta ancora. Finchè la creazione , se esiste da qualche parte, non venga vomitata dal profondo.
Chissà se mentiva o diceva la verità, se Henry Charles Bukowski detto Hank, fosse una grossa truffa o fosse terribilmente autentico.
E alla fine – anche se fosse, se quella della verità alcolica fosse una maschera, e la sua opera un grosso tranello.
Comunque sia, vale la pena caderci.
per jane
225 giorni sotto terra
e ne sai più di me.
ti hanno tolto tutto il sangue,
sei un bacchetto secco dentro a un cesto.
è così che funziona?
in questa stanza
le ore dell’amore
ancora proiettano ombre.
quando te ne sei andata
ti sei portata via tutto.
la notte mi inginocchio
di fronte alle tigri
che non mi lasceranno stare.
quello che eri
non accadrà più.
le tigri mi hanno trovato
e non mi importa.
***
milionari
voi
senza volto
senza volto
alcuno
che ridete per nulla –
lasciate che vi dica
ho bevuto nelle stanze dei bassifondi con
imbecilli vagabondi alcolizzati
la cui causa era migliore
i cui occhi ancora possedevano una qualche luce
le cui voci conservavano una qualche sensibilità,
e quando arrivava il mattino,
eravamo disgustosi ma non malati,
poveri ma non illusi,
e ci stendevamo nei nostri letti e ci alzavamo
nel tardo pomeriggio
come i milionari.
***
farcela
ignora tutte le possibili idee e possibilità-
ignora Beethoven, il ragno, la dannazione di Faust –
solo fallo, bambina, fallo:
una casa un’auto una pancia piena di fagioli
paga le tasse
scopa
e se non puoi scopare
copula.
fa’ i soldi ma non lavorare
troppo – fai pagare qualcun altro
per farlo – e
non fumare troppo ma bevi abbastanza per
rilassarti, e
stai lontano dalla strada
pulisciti il culo molto bene
usa un sacco di carta igienica
non sta bene che la gente sappia che tu caghi o
che potresti puzzare di merda
se non stai
attenta.
***
stile
stile è la risposta a tutto –
un modo fresco di avvicinarsi a una cosa noiosa
o pericolosa.
fare una cosa noiosa con stile
è preferibile al fare una cosa pericolosa
senza stile.
Giovanna D’Arco aveva stile
Giovanni Battista
Cristo
Socrate
Cesare,
Garcia Lorca.
stile è la differenza,
un modo di fare
un modo di essere fatto.
6 aironi ritti in una pozza d’acqua
o tu che esci dal bagno nuda
senza vedermi.
***
arte
quando lo
spirito
svanisce
appare
la
forma
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Traduzioni di Lol Von Stein
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malgrado la rilettura, anche a distanza di anni, non è un poeta che mi piace.
ha avuto successo perchè ha detto e scritto in modo completamente nuovo, ma riconosco che non è nelle mie corde.
“drunk, write and fuck”
può essere tutta qui la vita ?
Ottime traduzioni cara Lol. E… si’, concordo, vale la pena caderci. Grazie per averci offerto ancora una volta di sbirciare dalla tua finestra mai banale su un grande autore.