Ricordando Christian Tito, di Paolo Polvani.
In occasione e a latere della premiazione del premio di poesia organizzata a Polverigi dall’associazione La Guglia, premio del quale buona parte della redazione di Versante ripido costituisce la giuria (nello specifico: Claudia Zironi Emanuela Rambaldi, Enea Roversi, Paolo Polvani, Silvia Secco), abbiamo tenuto un convegno su: “La poesia del lavoro che cambia: dal proletariato al cognitariato”, con un omaggio a Luigi Di Ruscio.
Nel corso dell’organizzazione del convegno, avevo chiesto a Christian Tito un suo contributo, un video in cui raccontasse la sua amicizia col poeta Di Ruscio. (Tra Christian e Luigi era intercorso uno scambio di mail durato dal 2009 al 2011, anno della morte di Di Ruscio. Questo scambio aveva dato vita a un libro: Lettere dal mondo offeso, sul quale avevo curato un’intervista uscita sul numero di febbraio 2015 di Versante ripido).
Christian era stato come sempre molto disponibile, e mi aveva mandato il video che qui proponiamo.
Avevamo intenzione di invitarlo a partecipare al convegno di Polverigi del 30 giugno ma Christian all’improvviso, poco prima, ci ha lasciati, e questo ci addolora in maniera indicibile.
Vogliamo ricordarlo qui, con questo suo ultimo contributo a VR.
I poeti godono di questo privilegio: continuano a vivere nella loro poesia, nel ricordo di quanti li hanno conosciuti e amati, e credo che Christian sia stato amato da tutti quelli che l’hanno conosciuto, per la sua bravura, per la sua gentilezza e disponibilità, per la naturale eleganza e sobrietà.
Si, continuerà a vivere e ad essere sempre al nostro fianco.
in apertura: “Lavorare con lentezza”, Guido Chiesa, 2004
Questa sera c’é il vento. E un fiore che, ancora, si china. Come in una preghiera. Ciao, Christian.
bello, commovente (per le parole e le immagini) questo reportage di un poeta vivo su un poeta vivo: vivi insieme per un momento (per sempre). Grazie
Molto bella e interessante questa testimonianza. Nella parte finale del video, attraverso un effetto della ripresa, ho visto o immaginato le torri della fabbrica trasformarsi in lettere colorate.