Rock poetry: Florence + the Machine
Di Fiorenza, della sua voce superba, della sua amica tastierista Isabella, detta “macchina” o di come tutto suoni meglio in inglese, soprattutto se parliamo di rock.
Il gruppo precedente si chiama Fiorenza Robot/Isa Macchina. Troppo lungo, viene “accorciato” in Fiorenza e la Macchina. Ok. Florence + the Machine. Troppo corto di sicuro non è, ma conoscono un successo strabiliante. E il nome rimane.
La prima volta che si ascolta Florence Welch si ha, per un attimo, l’impressione che si tratti di Grace Slick, storica cantante dei Jefferson Airplane. Voci limpide, potenti, elastiche. Ascoltandole, pare che il canto non costi mai fatica, che sia solo il fiato che naturalmente esce gola, e una volta fuori, risplenda in musica.
Non capitano spesso, voci così.
What kind of man è una storia e migliaia di storie. Gelo. Distanza. Dipendenza. Frastuono. Silenzio. È luogo comune, un cliché, una storia già vista. Non per questo meno vera.
“What Kind Of Man”
Ero proprio all’estremo
Provavo ad attraversare un canyon con un braccio rotto
Tu eri dal’altra parte
Come sempre, a chiederti cosa fare della tua vita
Avevo già bevuto un goccio
Così ho pensato di essere abbastanza ubriaca da poterlo affrontare
Tu eri dall’altra parte
Come sempre, non riesci mai a deciderti
E con un solo bacio
Tu ha inspirato un fuoco di devozione
Che è durato venti anni
Che razza di uomo, ama così?
Lasciarmi penzolare ad un angolo crudele
Oh i miei piedi non toccano il suolo
A volte sei metà dentro, e poi sei metà fuori
Ma non chiudi mai la porta
Che razza d’uomo ama così?
Sei un santo pazzo tutto colorato di blu
Piedi rossi sul pavimento
Fai così male, come puoi
Provare a farne ancora di più?
E con un bacio
Ispiri un fuoco di devozione
Che dura vent’anni
Che razza d’uomo ama così?
Ma non posso sconfiggerti
Perchê sono ancora con te
Oh, imploro misericordia
Come hai fatto?
Penso di averlo superato
Poi mi ritrovo ancora spalle al muro
Che razza di uomo ama così?
FLORENCE + THE MACHINE
(grazie a Cory S x il manga-machine)
forse sarebbe stato meglio proporre Janis Joplin, Florence è una delle tante
Con una voce così, “una delle tante”? Più che la Slick (almeno in questo brano non ha le sue uscite “di pancia”), una Carly Simon non incellophanata nel pop di routine degli Anni ’70, qualcosa di vicino a Natalie Merchant, anche se non basta un brano, per capire se ne ha la sua duttilità.
E onestamente non sarebbe il massimo, riproporre star dell’autodistruzione come Janis, riposi in pace; cerchiamoci altri eroi (ed eroine).