Rock poetry by Sf: Materiale resistente
E’ un aprile classico, di quelli che l’umidità ti entra noiosa nelle ossa e nei pensieri, finché il sole se ne esce pallido a darti l’impressione della primavera.
25 aprile. Campagna nei pressi di Correggio, ventuno anni fa.
Un gruppo di musicisti indipendenti organizza un raduno rock. Cinquant’anni dalla liberazione. Cinquant’anni. Una vita. Rispetto all’età media dei partecipanti, anche due, di vite.
Inventano un nome che è un marchio: materiale resistente.
C’è il rock, ci sono le mondine (che cantano il rock), c’è Germano Nicolini, nome di battaglia “il diavolo”.
E’ stato tutto, Nicolini, ribelle durante la guerra, sindaco subito dopo e poi condannato ingiustamente a 22 anni per un delitto che non ha commesso. Ne ha fatti 10, di anni di carcere. Ed è solo da un paio che la sua innocenza è stata riconosciuta anche dallo stato, dalla giustizia.
Quando sale sul palco, i ragazzi sotto intonano Bella ciao. Lui si commuove. Dice che la loro musica non la conosce, non la capisce. Però una cosa del rock la sa, che parte dall’anima. Come la resistenza. Qualcuno scherza. Cantaci qualcosa. Lui ricorda quando in carcere cantava. E parla della forza di resistere, di come gliela dava la convinzione di combattere una causa giusta, che non era finita il 25 aprile.
Il rock è così. Ama adottare coloro che resistono. Rubin “Hurricane” Carter. Nelson Mandela. I partigiani.
Sarà perché, banalmente, il rock è (anche) una forma di lotta. La rivendicazione di un pensiero libero. Come la resistenza.
Tra le varie versioni della resistenza, gli Ustmamò regalano il loro magico personale arrangiamento de “I ribelli della montagna”, canto partigiano originale, nato sui monti liguri, complice la voce e la presenza di Mara Redeghieri.
I ribelli della montagna
Dalle belle città date al nemico
fuggimmo un dì su per l’aride montagne,
cercando libertà tra rupe e rupe,
contro la schiavitù del suol tradito.
Lasciammo case, scuole ed officine,
mutammo in caserme le vecchie cascine,
armammo le mani di bombe e mitraglia,
temprammo i muscoli ed i cuori in battaglia.
Siamo i ribelli della montagna,
viviam di stenti e di patimenti,
ma quella fede che ci accompagna
sarà la legge dell’avvenir.
Ma quella legge che ci accompagna
sarà la fede dell’avvenir.
Di giustizia è la nostra disciplina,
libertà è l’idea che ci avvicina,
rosso sangue è il color della bandiera,
partigian della folta e ardente schiera.
Sulle strade dal nemico assediate
lasciammo talvolta le carni straziate.
sentimmo l’ardor per la grande riscossa,
sentimmo l’amor per la patria nostra.
Siamo i ribelli della montagna,
viviam di stenti e di patimenti,
ma quella fede che ci accompagna
sarà la legge dell’avvenir.
Ma quella legge che ci accompagna
sarà la fede dell’avvenir.
(grazie a “la Giovi” x il resistente-pic)
Il video che segue è tratto da “Materiale resistente” di Davide Ferrario e Guido Chiesa