Rock poetry by Sf: The house of the Talking Heads
Sono almeno quattro canzoni dei Talking Heads che fanno riferimento alla casa.
Uno.
1980.
Houses in motion.
Il testo è criptico e pare che in parte riproduca spezzoni di frasi colte alla radio.
David Byrne non è una rock star. È un artista. Un avanguardista. Ama le contaminazioni.
Celebra la sua passione per la classe media attraverso canzoni che sembrano quadri surrealisti, con uno sguardo intimamente cinematografico, che sfocerà dopo qualche anno nella realizzazione di un vero e proprio film, “True Stories”.
Giro su me stesso, mi muovo avanti e indietro
Mi muovo due volte più di prima
Continuo a scavar fino al centro della terra
Sarò lì sotto, a muovermi nella stanza…
Seguo la retta via – Visito case in movimento
Seguo la retta via – Quel tanto che basta per vivere
Toglietevi di mezzo – Non c’è tempo per cominciare
Non è il momento – Così non fu fatto nulla
Nessun discorso – Non molti di certo
Mi giro – Nessun problema!
Due diverse case ti circondano – Dividi e dissolvi
Due.
1983.
Burning down the house.
Siamo ancora dalle parti del dadaismo.
Il testo è vagamente apocalittico. Forse parla del rock, forse del cambiamento.
Forse di niente di tutto questo.
Il ritmo bollente dell’Africa si fonda con un’algida cerebrale estetica.
Inquietante oltre misura, nel video, il volto inespressivo di Byrne.
L’effetto è straniante, e terribilmente trascinante.
La mia casa
è fuori dall’ordinario
Giusto
Non voglio ferire nessuno
Ci sono cose che potrebbero farmi perdere la testa
distruggendo la casa col fuoco
Nessun visibile mezzo di sostentamento e non hai ancora visto
nulla
Tutto è fuso insieme
Non so cosa ti aspettassi
a fissare il televisore
combattendo il fuoco col fuoco
Tre.
1980.
Once in a lifetime.
Famosissima. Con un video da urlo dove David Byrne è una marionetta danzante, che finisce addirittura al Moma di New York.
Citatissima. Ultimo, in ordine di tempo, Tom Hanks, nel lancio del film “A hologram for the king”.
Il testo è schizofrenico. Versi cristallini. E un ritornello da predicatore invasato.
E potresti ritrovarti a vivere in una casa di legno
E potresti ritrovati da un’altra parte del mondo
E potresti ritrovarti dietro il volante di una grossa automobile
E potresti trovarti in una bellissima casa, con una bellissima moglie
E potresti chiederti – Beh… Come sono arrivato qui?
E ti potresti chiedere
come lo faccio funzionare?
E ti potresti chiedere
dov’è la grossa automobile?
E potresti dire a te stesso
questa non ė la mia bella casa
E potresti dire a te stesso
questa non è la mia bellissima moglie!
E ti potresti chiedere
cos’è questa bella casa?
E ti potresti chiedere
dove va quella strada?
E ti potresti chiedere
Ho ragione? Ho torto?
E potresti dire a te stesso
MIO DIO,… CHE COSA HO FATTO?
Lasciando che i giorni passino/ lasciando che l’acqua mi trattenga
Lasciando che i giorni passino/l’acqua scorre sottoterra
Di nuovo nel blu/ nell’acqua silenziosa
Di nuovo triste/dopo aver finito i soldi
Sotto le rocce e i sassi/l’acqua è sottoterra
Così come è sempre stato… Così come è sempre stato…
L’acqua dissolve… E l’acqua rimuove
C’è acqua nel fondo dell’oceano
Porta l’acqua nel fondo dell’oceano
Rimuovi l’acqua nel fondo dell’oceano!
Quattro.
1982-
This must be the place (naive melody)
Una melodia che incanta.
Il ritmo dondolante fa pensare al rollio di un barca, ma attraccata al porto.
Non a caso quasi trent’anni dopo Paolo Sorrentino la sceglie come titolo per il suo film (sul rock, sull’America e su un milione di altre cose).
Non solo.
All’interno del film reinventa il video originale della canzone, con attenzione per i dettagli, ironia, amore e molto molto genio. David Byrne è complice e l’evocazione è potente.
E quando la macchina da presa infine inquadra tra il pubblico le lacrime del protagonista Cheyenne/Sean Penn/Robert Smith/, ormai è certo che questo sia – davvero – il posto dove rimanere.
Casa – è dove voglio essere
ma penso di esserci già
Torno a casa – lei ha sollevato le ali
Immagino sia questo il luogo
Non distinguo l’uno dall’altro
ti ho trovato io o mi hai trovato tu?
C’è stato un tempo
prima che nascessimo
Se qualcuno chiede, qui è dove sarò… Dove resterò
dedicato a La Giovi – come back soon!!!
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