Rock poetry by Sf: Across the Universe

Rock poetry by Sf: Across the Universe

    

    

Raccontava John Lennon che era stata un’esperienza di pura ispirazione. Le parole erano arrivate, sole. E sole erano rimaste. Fedeli alla loro vocazione letteraria.
Dentro c’era molto di sé, come accade spesso. Ma poteva essere il sé di chiunque, come accade solo ai veri artisti.
Così era cominciata, con qualcosa che somigliava molto ad una poesia.
Di solito liriche e musica arrivavano le une dopo le altre, in singoli frammenti, si rincorrevano, si accompagnavano, poi si ricomponevano nel tutto.
Qui le parole bastavano a se stesse. Sarebbero anche potute rimanere sole.
Ma infine la musica era arrivata.

immagine tratta dal film Julie Taymor "Across the Universe", 2007, ©Sony Pictures/courtesy Everett Collection
immagine tratta dal film di Julie Taymor “Across the Universe”, 2007, ©Sony Pictures/courtesy Everett Collection

E la poesia era diventata una canzone dei Beatles. Era il 1969. Il tempo dell’energia, dei sogni, dell’India, dei viaggi.
E insieme la fine di un’epoca, quella che aveva visto quattro ragazzini cambiare la storia del rock (e della musica tutta).
Una volta nel mondo, “Across the Universe”, diventa di tutti.
Per milioni di volte, verrà cantata, suonata, ascoltata, in una sorta di rito cannibale in cui ci si ciba della forza magnetica che ne scaturisce, in una perpetua infinita riproduzione. In milioni di modi che sembrano uguali, ma sono infinitamente diversi.
La canta David Bowie, nel 1975, in una personalissima versione “black” dove scompare il mantra originale, sostituito dall’ipnotica ripetizione del verso “nessuno cambierà il mio mondo”.
Rufus Wainright, nel 2002, accompagnata da uno splendido video omaggio a Magritte.
Fiona Apple, che nel suo video racconta la magnifica determinazione di un io imperturbabile e dolcissimo, mai scalfito dalla violenza che lo circonda.
La canta il protagonista di un piccolo gioiello di film del 2007, che porta lo stesso titolo, dedicato alla libertà, agli ideali e alle lotte degli anni ’60.
La cantano e la suonano i fan sul pianeta terra.
Il 4 febbraio 2008 lo fanno tutti insieme, simultaneamente, mentre la NASA la lancia nello spazio, verso la stella polare, a 431 anni luce di distanza, alla velocità di 186.000 miglia al secondo.

      

John Lennon, Across the Universe

Le parole fuoriescono come pioggia infinita in un bicchiere di carta
Passando strisciano, svaniscono
in tutto l’universo
Pozze di dolore, ondate di gioia vagano alla deriva nella mia mente aperta
Si impossessano di me e mi accarezzano

Niente cambierà il mio mondo

Immagini di luce scomposta che danzano di fronte a me come un milione di occhi
Mi chiamano senza sosta
in tutto l’universo
I pensieri serpeggiano come vento incessante dentro una cassetta per le lettere
Ruzzolano alla cieca mentre avanzano
in tutto l’universo

Suoni di risate ombre di vita risuonano nelle mie orecchie aperte
mi incitano e mi invitano
L’amore infinito e immortale che splende intorno a me come un milione di soli
mi chiama senza sosta
in tutto l’universo

Niente cambierà il mio mondo

Jai Guru Deva
Om

      

 

in apertura Katsushika Hokusai, “Ritratto di donna in grande circolo con paesaggio sottostante”, MET Museum New York

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